(16.08.2005)
Dialogo con l'Islam:
anche la scuola sta facendo la sua parte,
ma il Ministro non se ne accorge
Dopo il 7 luglio, come certo tutti ricordano, anche il Governo italiano ha lungamente
discusso un nuovo pacchetto legislativo riferito alla lotta al terrorismo internazionale.
In quella occasione si è distinto il ministro degli Interni Pisanu che, mentre qualche
suo collega di governo distribuiva patenti di civiltà, ha sostenuto la necessità di non
fermarsi alle pur necessarie azioni di repressione ed ha ricordato lurgenza del
dialogo con lIslam proponendo (a dire il vero ri-proponendo) la costituzione di una
Consulta ad hoc.
Non si può non concordare con la saggezza politica e culturale di Pisanu. Ciò che lascia
invece interdetti è la constatazione che Pisanu è stato sostanzialmente lasciato solo.
E ancor di più stupefacente è stato il silenzio assoluto ed assordante del Ministero
dellIstruzione. Neppure una parola, un intervento, una nota, un progetto.
Insomma, un battere un colpo per dire "Ci siamo anche noi".
Nulla.
Eppure di cose ne avrebbe avute da dire il mondo della scuola.
Avrebbe potuto/dovuto raccontare del quotidiano impegno fatto di ascolto, dialogo,
ricerca, conoscenza che caratterizza ogni scuola ed ogni classe della penisola.
Dellimpegno a smontare e decostruire ogni stereotipo e pregiudizio nel tentativo di
costruire ponti tra culture e stili di vita.
Di ragazze e ragazze alle prese con la difficile strada della costruzione di una nuova
identità entro il sentiero stretto chiuso da un lato dalla identità dei genitori e
dallaltro dai richiami della identità e degli stili della comunità di arrivo.
Della fatica che contraddistingue il percorso di una integrazione ragionevole che non
comporti rinunce e menomazioni ma crescita e sviluppo.
Di tutto ciò avrebbe potuto dare testimonianza il mondo della scuola. Della fatica ma
anche della gioia e dei successi.
Ma nulla di tutto ciò è accaduto. E il fatto che la scuola fosse in vacanza costituisce
una aggravante e non una scusante.
La scuola sembra vivere altrove. In un qualche iperuranio dove si discute di portfolio,
tutor, personalizzazione, indicazioni nazionali, Obiettivi generali del processo
formativo, OSA, e chi più ne ha più ne metta.
Mai di intercultura e di educazione interculturale. Al massimo di integrazione.
Ma il mondo vero, le cose stesse direbbe Husserl, sembrano stare altrove.
E non paiono interessare più di tanto.
Peccato. Una ennesima occasione persa per provare a discutere sul senso della scuola e sul
suo compito in un una società multiculturale.
Peccato davvero. E anche così che la scuola continua a portar prove della sua
inutilità.
Aluisi Tosolini