(18.05.99)
DALLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
Lesperienza di questi anni ha visto il mediatore
linguistico nascere come "colui che sta fra due lingue" laddove lingua
ha a che fare sia con il sistema grammaticale e lessicale per mezzo del quale i membri di
una comunità comunicano fra loro, sia con la nozione stesa di nazione, sia infine con il
concetto di mezzo per lespressione di una determinata cultura ed affermarsi
come figura che agisce nella direzione di favorire (appunto "mediare") gli
scambi fra culture combinando le informazioni sulla diversità "in entrata"
(quella dello straniero) con quelle sulla "diversità presente" (quella della
società italiana), ricercando possibilità e modalità se non di accordo, almeno di
comunicazione e conoscenza fra esse.
La mediazione interculturale si impone oggi come
necessaria evoluzione professionale dettata non soltanto dal bisogno di operare una
sintesi fra specializzazioni già conosciute: laggiunta del suffisso inter
allaggettivo "culturale", laddove inter fa riferimento alla
posizione o condizione intermedia fra due cose, limiti di spazio o di tempo, esprimendo
nel contempo collegamento, comunanza, reciprocità, indica la volontà di rafforzare non
tanto le azioni di mediazione, quanto quelle di "stabile costruzione di rapporti
fra...".
Più che sinonimo di mediazione fra culture o scambio tra esse,
"inter-culturale" vuole denotare qualcosa di più complesso, posto alla base di
relazioni sostanziali che investono la totalità della società italiana e le sue
componenti.
Il mediatore interculturale, che nei progetti di
formazione-azione di RUE è un operatore che agisce in relazione con i minori stranieri,
la scuola, la famiglia, i servizi del territorio, ecc..., è allora pensato come nodo
sensibile di una rete che partendo dalla scuola esce e avvinghia la società nella quale
la scuola è inserita e della quale è espressione e riflesso. Questo perché la scuola
non può diventare il regno assoluto delleducazione interculturale, una nicchia di
frontiera attorno alla quale si stende la vita "reale", caratterizzata da
conflittuali tassi di accettazione reciproca e inter-relazione fra "altri".
In questo senso si muovono tutte le azioni formative
illustrate in precedenza e che, unite in una visione unitaria, compongono un quadro con
obiettivi e finalità ben precise: definire il profilo di unazione chiamata mediazione
interculturale che si fonda sulla collaborazione fra diversi soggetti sociali
insegnanti, genitori, operatori sociali, operatori sanitari, stranieri
capaci di comunicare attraverso le proprie intrinseche differenze e professionalità; un
gioco a più ruoli nel quale il mediatore interculturale è chiamato innanzitutto