(18.12.2004)
Per prima cosa, mi scuso con il collega Puttilli,
presidente dellAndis di Torino, per il mio intervento , da lui evidentemente
ritenuto una non legittima o quanto meno inopportuna invasione di campo da parte di un
lettore "fuori Provincia".
Segnalo subito, però, il pericolo che si possa instaurare una sorta di devoluzione
pedagogica : i "titolati" allintervento sarebbero solo quelli che hanno
partecipato allelaborazione dei documenti nelle varie province. Vero è che una
migliore conoscenza di tutto il procedimento può aiutare il formarsi di opinioni
corrette, ma i documenti "parlano" o dovrebbero parlare attraverso i contenuti
che esprimono.
Su una riflessione del collega Puttilli esprimo ampio consenso : i sindacati sicuramente
(ma forse anche lAndis) dovrebbero astenersi dal "vizietto" ricorrente
della fornitura di modulistica varia da adottare da parte dei collegi dei docenti e dei
loro dirigenti (e ciò perché se lautonomia è un valore forte, essa va difesa con
intransigenza anche nei confronti degli "amici")
In ogni caso, quando, come ho già scritto, la frittata è fatta è opportuno entrare nel
merito.
Vorrei far notare che , per quel che mi riguarda, ho segnalato che entrambi "volano"
(sia i confederali sia lAndis torinese) ma, in
questo caso, a me continua a sembrare che la posizione sindacale esprima
più coerentemente di quanto non faccia lAndis torinese (e nazionale, che si è
affrettato a dare una solidarietà una sorta di imprimatur- di cui non si avvertiva
il bisogno in tempi in cui è definitivamente tramontata ogni ipotesi di centralismo
democratico) lintransigenza della battaglia che da tutte le sigle è stata condotta
per la difesa del tempo pieno e dei tempi modulari ancorati allunitarietà del
progetto pedagogico.
Sappiamo tutti, caro Puttilli, che lart. 7 del d.lgs. 59/04 disciplina lorario
delle attività didattiche in termini di "spezzatino". Ma , fortunatamente, il
Ministro ha fornito una sorta di interpretazione autentica dello stesso articolo,
esaltando la unitarietà delle ore obbligatorie e di
quelle facoltative.
Fino a quando sarà possibile, dovremo difendere non solo a parole, ma anche nei
"modelli di iscrizione", lorganizzazione unitaria dellorario,
rivendicando con coraggio i poteri esclusivi delle
istituzioni scolastiche autonome in materia di autoorganizzazione dei
tempi di insegnamentoapprendimento.
Alle famiglie va presentata, io credo, la scelta netta del collegio dei docenti (sempre
che, ovviamente, il Collegio e il CdI abbiano optato per il modello orario delle 30 ore
unitarie o delle 30 ore + mensa). Se viene presentata nei modelli , sia pure come
residuale, lopzione delle 27 ore (+ 3) bisogna, per correttezza dire, da
subito, in quali momenti della settimana saranno collocate le ore
facoltative.
E bisogna anche tener presente che, se lo si vuol leggere correttamente, il testo
dellart. 7 non prevede solo il +3, ma anche il +1 e il +2 (fino
a 99 ore) .
Credo che siamo tutti daccordo che le Scuole sarebbero ridotte ad una sorta di
portineria impegnata soprattutto a regolamentare gli orari di ingresso/uscita degli alunni
sulla base delle richieste sovrane delle famiglie.
Concludo questa breve replica con una promessa e una riflessione:
· Garantisco che non mi occuperò ulteriormente delloggetto della controversia tra Andis e sindacati confederali di Torino per le considerazioni espresse in premessa
· Sul ruolo del dirigente scolastico nella scuola dellautonomia occorre, anche in sede Andis, continuare una riflessione approfondita. Il collega Puttilli sa meglio di me (lungi da me lidea di impartire lezioncine) che lo spartiacque tra funzionario governativo e funzionario repubblicano non è sufficientemente chiaro allintera categoria dei dirigenti scolastici. Su questo versante, quando e se si vorrà intervenire, mi dichiaro sin dora disponibile ad offrire il mio contributo di esperienze e riflessioni maturate sul campo.