(14.12.2004)
A proposito della polemica Andis Torino- Sindacati Confederali torinesiCaro direttore,
come tutti ben sappiamo lorario delle
attività educative e didattiche nella scuola primaria è definito dallart. 7 del DL
59/04.
I numeri sono quelli e cè poco da fare.
Penso, non da ora, che il dirigente scolastico sia, prima di tutto, garante di
legittimità nella propria istituzione. Può e deve, in collaborazione con gli organi
collegiali, gli enti locali ecc., interpretare, adattare la legge al proprio contesto nel
modo ritenuto più rispondente alle caratteristiche e alle esigenze individuate.
Non può semplicisticamente ignorarla o stravolgerla a seconda delle proprie convinzioni e
non per "
non incappare
ecc. ecc." come scrive il collega Niccoli,
quanto perché mi sembra lunico modo possibile per tutelare i diritti di tutti i
cittadini che a quella stessa istituzione fanno riferimento.
Meno mi appassiona il dibattito sulle circolari ministeriali, n. 29 in testa, la cui
interpretazione cambia ad ogni stormir di foglia e dove ognuno sembra prendere ciò che
gli fa comodo e ignorare tranquillamente tutto il resto.
Venendo ai contenuti, lANDIS di Torino ha ripetutamente preso posizione contro gli aspetti più significativi della riforma "Moratti" in documenti ufficiali, assemblee pubbliche, conferenze di servizio e di ciò sono ben informati i sindacati provinciale e regionale.
Il problema è, semmai, far coesistere proposte credibili e che salvaguardino la qualità della scuola con un contesto normativo e politico quanto mai difficile e confuso.
La scuola primaria torinese è, per l 80% circa, scuola a tempo pieno con due insegnanti per classe. Il resto sono moduli organizzati su 30 o più ore in forma integrata, senza attività (opzionali e/o aggiuntive) separate dalle altre. I moduli a 27 ore sono pressoché inesistenti, per quanto la relativa proposta sia stata sempre mantenuta nelle domande di iscrizione, in quanto previsti dalla L 148/90.
Questo è il modello che le scuole e i dirigenti
torinesi hanno costruito in questi anni, senza bisogno dei moduli di iscrizione forniti
dal sindacato (questa sì una novità !) e questo è il modello di scuola che intendono
mantenere, almeno fino a quando il quadro normativo e le dotazioni organiche in qualche
modo lo consentiranno.
Il modulo di iscrizione proposto (a titolo puramente indicativo) dallANDIS torinese
non prevede nessuno "spezzatino" e non prevede nemmeno le "attività
opzionali" intese come attività organizzate sulla base delle scelte individualmente
espresse dalle famiglie.
Le + 3 comprendono le attività di ampliamento/arricchimento del curricolo (realizzate con le compresenze, con i finanziamenti della L 440, con le disponibilità dellorganico funzionale dove ancora esistenti ) già comprese nel POF, parte integrante dello stesso e pertanto non "estrapolabili". Ovviamente le attività di ampliamento/arricchimento sono definite dal Collegio dei docenti anche sulla base delle indicazioni delle famiglie, puntualmente registrate nellambito di una normale autovalutazione di istituto, che già prima si faceva e che certamente si continuerà a fare.
Questo è stato detto e ripetuto (presenti i rappresentanti sindacali) nelle assemblee che hanno preceduto la proposta di modello.
Le famiglie, verosimilmente ed esattamente come prima,continueranno ad optare per i modelli a 40 (quasi sempre) e 30 ore, finalizzati alla realizzazione degli stessi POF e i dirigenti, abituati a presentare in prima persona lofferta formativa della loro scuola, richiederanno gli stessi organici (magari con qualche incremento, come sempre in passato, se le richieste di tempo pieno aumenteranno come è prevedibile e sicuramente in relazione al sostegno HC ).
Compito del sindacato fare in modo che tali
richieste siano accolte.
Esattamente questo esito è ciò che sta a fondamento del modulo proposto, che collega
direttamente i modelli a 40 e 30 ore al POF già adottato dalla scuola nella sua
integrità e colloca le 27 ore ai margini del POF, entità residuale come già è oggi
nella nostra provincia.
Resta ancora da dire che la proposta è risultato (sicuramente perfettibile) di un
percorso partecipato, con una prima riflessione comune in assemblea (erano presenti circa
70 dirigenti) a cui è seguita una consultazione via posta elettronica (al direttivo la
responsabilità della sintesi,con tutti i rischi connessi), e che la stessa è chiaramente
tarata sulle caratteristiche delle scuole della nostra provincia ai cui dirigenti è
rivolta.
Spiace che non se ne sia colto il senso da parte di chi, con noi, ha partecipato alla
comune fase di riflessione.
Per chi la "legge" da fuori provincia, forse un minimo di approfondimento era
dovuto.
Prima di stilare la classifica di chi vola più in alto, o di impartire disarmanti
lezioncine sul ruolo del dirigente scolastico di cui, francamente, non si avvertiva il
bisogno.
Cordialmente