07.04.2002
JAMES
HILLMAN
SAGGIO SU PAN
a cura di Maurizio Carandini
Piccola
Biblioteca 56
Adelphi Euro 7,23 (£.14.000)
Partendo
dalla fuga delluomo moderno verso il futurismo e le sue tecnologie, dalla
conversione allOriente e allinteriorità, James Hillman offre
in questo saggio una riscoperta dei miti Greci proponendoci la figura e limmagine
di Pan come presenza continua e manifesta delle nostre esperienze.
La Grecia ci offre una possibilità per correggere le nostre anime
perché gli Dei, se letti in una regione immaginale, sono e non
furono o saranno.
Pan morì quando Cristo divenne Sovrano assoluto, così che, il
diavolo non è altro che Pan visto attraverso limmaginario cristiano.
La morte delluno significò la vita dellaltro in un contrasto
chiaramente espresso nelle iconografie: Pan nella grotta, Cristo sul Monte;
luno ha la musica, laltro la Parola.
Ecco quindi perché Roscher ripropone la tesi di Pan come demone dellincubo.
Partendo da Roscher, Hillman ricorda che Pan è Dio della natura:
Il termine natura va considerato a partire dalle qualità associate e
Pan, dalla sua descrizione iconografica e dalla sua storia.
Il suo luogo originario: Arcadia, oscure caverne dove lo
si poteva incontrare = località tanto fisica che psichica.
Il suo habitat: grotte, fonti, boschi e luoghi selvaggi.
Genealogia: abbandonato alla nascita, avviluppato in una pelle di lepre
( animale sacro ad Afrodite e Eros) dal padre Ermes fu accolto dagli Dei con
gioia.
La genealogia di Pan offre un quadro archetipico entro cui egli viene costellato.
Per afferrare Pan dobbiamo allontanarci dai concetti astratti per accostarci
ad una persona sensibile che corrisponde al movimento dallintelletto allimmaginazione
che è popolata di tangibili immagini sensoriali.
Solo così Pan può personificare la nostra coscienza per tutto
ciò che è naturale, ma prima dobbiamo essere afferrati dalla natura,
sia da fuori, in una campagna deserta che parla con suoni e con
parole, sia dentro di noi, in una reazione improvvisa ed istintiva.
Partendo da questi presupposti Hillman ci mostra come Pan continui a manifestarsi
nella nostra esperienza dietro le maschere della psicopatologia.
Così, quando lanima è presa dal panico, come nella storia
del suicidio di Psiche, Pan si rivela con la saggezza della natura.
Ecco
perchè la masturbazione, il panico e lo stupro sono governati dal Dio
Capro della natura e, solo osservandole sensibilmente, ci appaiono come attività
istintuali e naturali se inserite nellambiente del Dio Pan, nello spogliarsi
della natura, nellacqua, nelle grotte e nel clamore di cui è amante,
nella danza e nella musica.
Pan, quindi, si divide tra cime montuose e grotte, tra clamore e musica, tra
zampe pelose e corna spirituali, tra panico e stupro.
Nel rapporto con le Ninfe, (alcune erano impersone: senza nome)
come Siringa, Pitis, Eco, Eufeme, Selene, Pan rivela la radice della trasformazione
in arte.
Pan, nella favola di Siringa, ci dice che il desiderio della natura dentro
di noi è di unirsi con se stessa con consapevolezza.
Tra le immagine che Hillman ci offre, mi piace ricordare quella di coscienza
riflessiva dove Pan viene rappresentato come un osservatore: ritto in mezzo
ad eventi ai quali non partecipa ma dove è fattore soggettivo di attenzione
vitale: Pan losservatore, Pan il lungimirante.
La via di Pan può essere ancora questa: lasciati guidare dalla natura
anche dove la natura là fuori è scomparsa.
Riascoltiamo il nostro corpo quando ci dice si o no,
lascia andare oppure vai.
Con la morte di Pan scomparvero anche le ninfe che esprimevano liberamente le
verità naturali.
La ninfa continua però ad operare nella nostra psiche e così produce
il moderno culto di Pan.
In ogni ninfa cè un Pan, in ogni Pan una ninfa.
Rozzezza e timidezza vanno insieme.
Maurizio Carandini