05.01.2002
James
Hillman
Il piacere di pensare.
Conversazione con Silvia Ronchey,
Milano, Rizzoli, 2001.
Nel
libro Il piacere di pensare. Conversazione con Silvia Ronchey, James Hillman
celebra “i piaceri del pensiero, la passione delle idee, l’erotismo
della mente” usando la parola come un compositore utilizza i suoni. Hillman
ancora una volta genera stupore ed ogni volta che scrive trasforma il contenuto
in opera d’arte.
In questo testo egli ci offre la possibilità di assumere un atteggiamento
estetico capace di alimentare quello stupore che ognuno di noi dovrebbe avere
nei confronti del suo essere e del suo essere al mondo. Così ci parla
dell’Anima Mundi come elemento dato ma non definito che necessita
di nutrimento ( amore, pensieri, attenzioni, bellezza, apprendimento) e di luoghi.
E qui ci offre delle immagini di giardini o meglio di “giardini dell’anima”
intesi come metafora della nostra vita psichica citando splendide poesie scritte
da poeti haiku e monaci zen. Vera musica fatta di parole, Hillman racconta
il rapporto dell’uomo con il proprio Daimon , il portatore del nostro
destino individuale; è lui che ci costringe a pensare , che fa sì
che ci si svegli presto la mattina con determinati pensieri. Ossessione? Compulsione?
E’ il Daimon a presentare le richieste all’essere umano e queste
provocano una sofferenza che diventa nutrimento per l’anima. Così
come Yehudi Menuhin, non appena ascoltò il suono di un violino, seppe
immediatamente che voleva il violino. All’età di quattro anni chiese
ai genitori di regalarglielo. Un amico di famiglia esaudì il desiderio
donandogli un violino giocattolo . Menuhin scoppiò in lacrime e si ritirò
nella propria stanza : egli desiderava il violino, non un gioco.
E’ il Daimon che ci afferra con il desiderio ossessivo a possedere
gli strumenti materiali che rendono possibile il suo materializzarsi.
Perché a un musicista, a un educatore , a un formatore è consigliata
la lettura di questo libro? Perché il “luogo” dell’apprendimento
si trova ovunque la mente diventi viva. I piaceri del pensiero , la passione
delle idee, l’erotismo della mente fanno sì che l’educazione
sia piacere. Concludendo, si tratta di un testo che offre spunti di riflessione
profonda e momenti di introspezione conoscitiva.
Maurizio Carandini