In ricordo di
Norberto Bobbio (1909/2003)
La stella polare chiamata eguaglianza
di Aluisi Tosolini
09.01.2003
E morto, oggi, Norberto Bobbio.
Uno tra i massimi intellettuali, filosofi, giuristi, scienziati della politica che abbiano
attraversato il novecento italiano.
Ricordarlo, fuori da ogni retorica, significa soprattutto cercare di rileggere alcune
delle sue più acute lezioni per farne tesoro nelloggi della nostra vita sociale.
Così, le prime cose che mi balzano alla mente, tra le tante, sono due lezioni riferite
alla cultura della pace ed alla logica della eguaglianza.
Nel volume Il problema della guerra e le vie della pace (edito da Il Mulino) Bobbio
mette in evidenza come nella nostra società la costruzione della pace sia compito
prioritario. Non era ottimista, Bobbio. E del resto il volume è stato scritto nel tempo
del bipolarismo nucleare. Anzi, forse era un lucido e razionale pessimista. Tuttavia
lultima pagina del saggio fa riferimento alla metafora del granellino di sabbia che
il vento a volte intrufola tra gli ingranaggi pesantissimi della macchina della violenza
mettendoli fuori uso. Noi siamo e dobbiamo essere quei granellini, diceva Bobbio. E
introducendo il saggio di Perelman ( Trattato dell'argomentazione) ricordava
come la capacità di dialogare e di largomentare fosse la base della democrazia che
si costruisce solo mediante conflitti in cui vincono le buone ragioni piuttosto che le
ragioni della forza. E concludeva: lo specifico della democrazia è questo: che le teste
si contano piuttosto che tagliarle.
La seconda lezione è di assoluta attualità (non
che la prima non lo sia,
a dire il vero) e riguarda il tema della uguaglianza.
E di due giorni fa una importante inchiesta
del quotidiano La Repubblica dedicato proprio alluguaglianza, tema che sembra
sparito dallorizzonte politico delle società occidentali, sostituito dalla
capitalismo compassionevole e dalla inutile "solidarietà" figlia dei buoni
sentimenti che risolve casi singoli ma continua a permettere che la macchina
dellingiustizia macini vite, storie, futuro.
Ricordare Bobbio, allora, è forse possibile andando
a rileggere un passo dal suo volume "Destra e sinistra" (1994) dove,
ripartendo dallart. 3 della Costituzione Italiana, indica il senso ed il ruolo che
anche nel tempo della globalizzazione deve svolgere il tema della uguaglianza.
In un periodo in cui da più parti si sostiene che
la politica è ormai un inutile orpello e che non hanno più senso le distinzioni
politiche, Norberto Bobbio ci ricorda che ciò è assolutamente falso. Quando non un alibi
per non rimettere in discussione i propri privilegi.
Grazie Bobbio. Già ci manchi
1. Una politica egualitaria è caratterizzata dalla tendenza a
rimuovere gli ostacoli (per riprendere lespressione del già citato articolo 3 della
nostra Costituzione) che rendono gli uomini e le donne meno eguali. Una delle piú
convincenti prove storiche della tesi sin qui sostenuta secondo cui il carattere
distintivo della sinistra è legualitarismo, si può dedurre dal fatto che uno dei
temi principali, se non il principale, della sinistra storica, comune tanto ai comunisti
quanto ai socialisti, è stato la rimozione di quello che è stato considerato, non solo
nel secolo scorso ma sin dallantichità, uno dei maggiori, se non il maggiore,
ostacolo alleguaglianza tra gli uomini, la proprietà individuale, il
"terribile diritto". Giusta o sbagliata che sia questa tesi, è noto che in
genere le descrizioni utopiche di società ideali, che muovono da unaspirazione
egualitaria, descrivono e insieme prescrivono una società collettivistica; che
Jean-Jacques Rousseau, quando sinterroga sullorigine della diseguaglianza
degli uomini, esce nella famosa invettiva contro il primo uomo che, cintando il suo
podere, ha dichiarato "questo è mio!"; che da Rousseau trae ispirazione il
movimento che dà vita alla Congiura degli Eguali, spietatamente contrario ad ogni forma
di proprietà individuale; che tutte le società di eguali che si vanno formando nel
secolo scorso, in cui la sinistra spesso si è riconosciuta, considerano la proprietà
individuale come liniqua istituzione che deve essere abbattuta; che sono egualitari
e collettivisti tutti i partiti che escono dalla matrice marxista; che una delle prime
misure della rivoluzione trionfante nella terra degli zar fu labolizione della
proprietà individuale della terra e delle imprese; che le due opere principali di storia
e di critica del socialismo, Les systèmes socialistes di Vilfredo Pareto e Socialism
di Ludwig von Mises sono, il primo, una rassegna critica, laltro unanalisi
e critica economica delle varie forme di collettivismo. La lotta per labolizione
della proprietà individuale, per la collettivizzazione, ancorché non integrale, dei
mezzi di produzione, è sempre stata, per la sinistra, una lotta per leguaglianza,
per la rimozione dellostacolo principale allattuazione di una società di
eguali. Persino la politica delle nazionalizzazioni che ha caratterizzato per un lungo
tratto di tempo la politica economica dei partiti socialisti, venne condotta in nome di un
ideale egualitario, se pure non nel senso positivo di aumentare leguaglianza, ma nel
senso negativo di diminuire una fonte di diseguaglianza.
Che la discriminazione tra ricchi e poveri,
introdotta e perpetuata dalla persistenza del diritto considerato inalienabile della
proprietà individuale, sia considerata la principale causa della diseguaglianza, non
esclude il riconoscimento di altre ragioni di discriminazione, come quella tra uomini e
donne, tra lavoro manuale e intellettuale, tra popoli superiori e popoli inferiori.
2. Non ho difficoltà ad ammettere quali e quanti siano stati gli effetti
perversi dei modi con cui si è cercato di realizzare lideale. Mi è accaduto non
molto tempo fa di parlare a questo proposito di "utopia capovolta" ovvero del
capovolgimento totale di una grandiosa utopia egualitaria nel suo contrario. Nessuna delle
città ideali descritte dai filosofi era stata mai proposta come un modello da volgere in
pratica. Platone sapeva che la repubblica ideale, di cui aveva parlato coi suoi amici e
discepoli, non era destinata a esistere in nessun luogo, ma era vera soltanto, come dice
Glaucone a Socrate, "nei nostri discorsi". E, invece, è avvenuto che la prima
volta che unutopia egualitaria è entrata nella storia, passando dal regno dei
"discorsi" a quello delle cose, si è rovesciata nel suo contrario.
Ma, aggiungevo, il grande problema della
diseguaglianza tra gli uomini e i popoli di questo mondo è rimasto in tutta la sua
gravità e insopportabilità (perché non dire, anche, nella sua minacciosa pericolosità
per coloro che si ritengono soddisfatti?). Anzi, nella accresciuta coscienza che andiamo
ogni giorno di piú acquistando delle condizioni del Terzo e del Quarto mondo, di quello
che Latouche ha chiamato "il pianeta dei naufraghi", le dimensioni del problema
si sono smisuratamente e drammaticamente allargate. Il comunismo storico è fallito. Ma la
sfida che esso aveva lanciato è rimasta. Se per consolarci, andiamo dicendo che in questa
parte del mondo abbiamo dato vita alla società dei due terzi, non possiamo chiudere gli
occhi di fronte alla maggior parte dei paesi ove la società dei due terzi, o addirittura
dei quattro quinti o dei nove decimi, è quellaltra.
Di fronte a questa realtà, la distinzione fra la
destra e la sinistra, per la quale lideale delleguaglianza è sempre stato la
stella polare cui ha guardato e continua a guardare, è nettissima. Basta spostare lo
sguardo dalla questione sociale allinterno dei singoli stati, da cui nacque la
sinistra nel secolo scorso, alla questione sociale internazionale, per rendersi conto che
la sinistra non solo non ha compiuto il proprio cammino ma lo ha appena cominciato.
N. Bobbio, Destra e sinistra, Donzelli,
Roma, 1994, pagg. 83-86