Direzione didattica di Pavone Canavese |
(24.12.2008)
Le icone del 2008
Ci sono immagini che hanno fatto epoca, vere e proprie icone di particolari momenti storici più o meno lontani nel tempo. In questo la fotografia si è dimostrata nettamente superiore alla televisione e al cinema, perché capace di immortalare l'istante, di fissarlo una volta per tutte e consegnarlo alle generazioni future. Si pensi alla foto di Capa che immortala un miliziano repubblicano durante la Guerra di Spagna: armi in pungo, cade sotto i colpi dei fascisti, sintetizzando in tal modo lo slogan coniato dalla pasionaria Dolores Ibarruti, “meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”. O anche ad immagini meno drammatiche, come quella che ritrae una splendida Marilyn Monroe alle prese con una ribelle gonna bianca, oppure a quella di Marlon Brando in versione teddy boy, cappellino con visiera e giubbotto di pelle a bordo di una potente motocicletta. Non si possono poi dimenticare i ritratti fotografici di Gandhi, Che Guevara, Jim Morrison e Jimi Hendrix, come anche quelli di papa Giovanni XIII, Kruscev e Kennedy. Passando al nostro paese, una delle immagini più significative è quella che ritrae Bartali e Coppi che si passano una borraccia ma anche quella della giovane e provocante ragazza (forse Moira Orfei) che passa tra un nugolo di giovanotti letteralmente estasiati nell'Italia bigotta degli anni Cinquanta. E che dire dei mondiali di calcio del 1982, dell'urlo di Tardelli e dell'esultanza del Presidente Sandro Pertini ? Certo, anche il nostro paese ha le sue immagini drammatiche: dagli scontri del luglio 1960 a Genova ai funerali per le vittime di Piazza Fontana nel 1969; dalla foto che ritrae gli autonomi col passamontagna che sparano contro la polizia nel 1977 a Milano al potentissimo ordigno che distrugge quasi completamente la stazione di Bologna nell'estate del 1980. Ma ci sono anche immagini meno drammatiche, come quella di Berlinguer in braccio a Benigni in un Festival dell'Unità degli anni Ottanta e di Marco Pannella imbavagliato davanti alle telecamere della Rai durante una tribuna elettorale. Di Aldo Moro, purtroppo, ci rimane solamente una foto del suo corpo senza vita.
Ma veniamo ai giorni nostri: qual è l'icona di questo 2008 ormai avviato verso il tramonto? Forse quella di un Prodi sorridente e fiducioso il giorno prima della caduta del governo, oppure quella di Berlusconi che arringa la folla in Piazza San Babila ormai convinto della vittoria? Difficile dirlo. Ma sicuramente una delle più emblematiche è quella che ritrae il Ministro dell'Istruzione Gelmini in una improbabile posa da pin up che ha fatto da copertina ad uno dei numeri del settimanale Panorama. Per carità, non si discute il buon gusto né l'eventuale atteggiamento provocatorio: provocazione e cattivo gusto stanno spesso in chi guarda non in chi posa. D'altro canto, i politici italiani di oggi si vantano di essere come chi li vota, sono cioè vicini alla “gente” e di conseguenza assumono i loro atteggiamenti, anche se sarebbe meglio dire che sono più vicini ai personaggi televisivi (quando non si tratta delle stesse persone) e tendono ad emularli di continuo. E tuttavia da quella immagine patinata emerge qualcosa che non si riscontra nelle icone di cui sopra, nemmeno nei personaggi più chiacchierati, come Andreotti, Fanfani, Nixon. Quella posa, quel sorriso, la scelta dello sfondo, dei colori dimostrano il più totale disinteresse per la sorte di centinaia di migliaia di persone, nonché il retroterra culturale che anima questo governo, al quale non interessano affatto i contenuti ma solamente la facciata, dimenticando tuttavia che, talvolta, la facciata può rivelare molto più degli stessi contenuti. Ed è quello che accade proprio in quella foto dove si può scorgere il futuro della scuola italiana, tutta immagine, spot, colori, interessi privati, degradazione del ruolo della donna, del docente, dello studente; è la sintesi di una “riforma” che trasformerà le nostre scuole pubbliche statali in supermarket di una pseudo cultura. In queste strutture patinate ai dirigenti scolastici verrà chiesto di sorridere sempre, di ammiccare, di sedurre e lo stesso dovranno fare i suoi docenti i suoi bidelli. Agli studenti, invece, verrà semplicemente richiesto di consumare tutto e con il minore sforzo possibile, cioè studiare in maniera acritica, perché un buon cliente non pensa: paga!
E allora Buon Natale ma soprattutto Felice Anno Nuovo, cari colleghi e care colleghe, perché l'infelicità non sarà più prevista dal contratto di lavoro, esattamente come la malattia. L'infelicità è un retaggio del passato, di quelle icone in bianco e nero che il flusso caotico della tv a colori ha relegato sempre più in questi anni ai margini della memoria collettiva. Siate quindi sempre sorridenti, in piedi, sull'attenti e soprattutto pronti a soddisfare ogni richiesta di chi vi paga e di chi consuma: siete voi la spina dorsale della scuola del futuro.