Direzione didattica di Pavone Canavese |
(30.11.2008)
Propaganda vs istruzione
La propaganda è parte integrante della politica moderna, anzi ne costituisce da tempo il fondamento. Politici e pubblicitari non sono poi così lontani. Entrambi hanno un solo obiettivo: vendere i propri prodotti. E per farlo debbono necessariamente esaltarne gli aspetti positivi, mascherando naturalmente quelli negativi. È difficile pensare a qualcosa di più lontano dal concetto di istruzione. Come scriveva il pedagogista russo Sergej Hessen nel secolo appena tramontato, la differenza tra la propaganda e l'istruzione è che quest'ultima impone all'uomo ciò che deve pensare, mentre la prima insegna all'uomo come dovrebbe pensare. Il termine “istruzione” rimanda al latino “in-struere”, che significa “comporre”, “costruire”, “fabbricare”. Dunque, si tratta di un processo, graduale, di formazione dell'individuo. Propaganda, invece, rimanda al latino “pagare”, che significa piantare, fissare, consolidare. “Pro-pagandare” significa letteralmente “moltiplicare per via di riproduzione” o anche “spandere”, “estendere”, “diffondere”. Ecco perché – sostiene Hessen – la propaganda è calcolata per una produzione di serie e l'uomo è per essa una particella della folla, non una personalità che possiede un valore insostituibile. l'individuo è semplice mezzo, un numero tra i tanti, un elemento puramente quantitativo.
Propaganda e istruzione, dunque, esprimono concetti contrari: si tratta di veri e propri ossimori. Di conseguenza, un politico (che fa propaganda) ed un insegnante (al quale spetta il compito di istruire) non potranno che parlare lingue diverse: tutto interessato a propagandare il proprio prodotto il primo, intento invece a difendere il valore insostituibile dell'individuo, sia egli un docente o un discente, il secondo. Non è un caso che negli ultimi anni si sia parlato di istruzione ricorrendo spesso a veri e propri spot pubblicitari, semplici e a loro modo molto efficaci: “qualità”, “efficienza”, “internet, inglese e impresa”, “emergenza educativa” e, chissà, un domani forse anche “simpatia”, “convenienza” e “cortesia”. Annegate in una marea di immagini e informazioni di ogni genere, con il piede ben piantato sull'acceleratore così da consumare tutto e nel minor tempo possibile, le società moderne non possono che recepire la propaganda come verità, dotate per altro anche di un certo appeal, e considerare l'istruzione un retaggio del passato, un inutile, noioso e costosissimo peso di cui liberarsi al più presto. Un lungo processo (istruzione) non può che soccombere di fronte ad un eterno presente (propaganda).
Hessen invita alla resistenza: “l'istruzione deve conservare i suoi propri diritti di fronte alla vita”. Insomma, i valori non si barattano! Ma – continua – affinché tale resistenza possa avere una qualche chance di vittoria occorre che la scuola si trasformi radicalmente, “da un astratto istituto d'insegnamento in un concreto istituto d'istruzione”.