Direzione didattica di Pavone Canavese |
(21.09.2009)
C'era una volta la RAI-TV
Esiste un modo per sfuggire al degrado televisivo?
Pare di sì, grazie a internet. Sul web sono presenti infatti una miriade di
emittenti televisive che presentano un palinsesto decisamente più accattivante
di quanto si riscontra nell'etere, sul digitale terrestre e sul satellite.
Una di queste, in particolare, ha attirato sin da subito la mia attenzione e ho
decisa di seguirla per qualche giorno.
Una sera,
intorno alle 21, va in onda un quiz.
Tre concorrenti si sfidano rispondendo a domande di cultura generale, tutte
piuttosto difficili. Dietro il presentatore, che conduce il gioco, una giuria
molto competente e al suo fianco una bella ragazza di diciotto anni in minigonna
che con orgoglio mostra tutti i suoi interessi culturali di fronte alle
telecamere. Tocca al concorrente che ha totalizzato il maggior numero di punti
nelle prove preliminari. La sua materia è “musica classica”. Parte un
sottofondo. Il presentatore spiega che si tratta di una composizione anomala,
perché invece di “crescere” verso il finale, come di consuetudine, tende a
sfumare.
Seguono le domande: chi è l'autore, il nome dell'opera, il suo numero d'ordine,
la tonalità. Il concorrente ha a disposizione un solo minuto per rispondere e …
ci riesce alla grande, tra gli applausi scroscianti del pubblico.
La sera successiva guardo un programma giornalistico: diversi servizi, tutti su
temi di strettissima attualità. In uno di questi ci si occupa dei migranti,
delle loro condizioni di vita, della loro disperazione, della diffusa ostilità
che incontrano presso le popolazioni locali, della disperazione dei loro cari
rimasti a casa. Il tutto in trasmesso in orario umano e senza alcuna
interruzione pubblicitaria: un miracolo insomma. Sono molti anche i programmi
musicali. In uno di questi, sempre in prima serata, si alternano e spesso
duettano tra loro eccezionali talenti.
In un altro, pomeridiano, i musicisti si confrontano, ma sarebbe meglio dire si
scontrano con un pubblico giovane, agguerrito e molto competente, che sommerge
di domande l'ospite di turno. Infine quello che non ti aspetti: un poeta che
recita le proprie opere in tv nell'orario di massimo ascolto. Mi sembra di
sognare. Ma è la realtà.
Questa
emittente esiste e si chiama RAI-Radiotelevisione italiana, ma, come accade in
tanti film di fantascienza, il suo segnale si è perso nello spazio per alcuni
decenni.
È stato solo grazie al lavoro di alcuni coraggiosi ed appassionati archeologi
che questo straordinario patrimonio nazionale è stato riportato di recente alla
luce. Ora, finalmente, tutti possiamo ammirarlo: basta andare su internet e
digitare le parole-chiave sulla pagina di You Tube oppure visitare i canali
cosiddetti educativi del servizio pubblico radiotelevisivo, come Rai Teche, Rai
Storia o Rai Edu, che necessitano di particolari decodificatori per essere visti
anche in tv.
Il quiz è
Rischiatutto del 1972, la puntata finale (anzi, la “finalissima), quella in cui
il Sig. Inardi risponde a tutte le domande, meritandosi un particolare encomio
da parte del presentatore, Mike Bongiorno: “di lei si parlerà nel 2000!”.
La valletta è Sabina Ciuffini: “sono iscritta a Filosofia alla Statale di
Milano” (epicentro della contestazione studentesca di quegli anni), ama ripetere
davanti ai teleschermi.
Le risposte alle domande del conduttore sono: Haydn, L'Addio, sinfonia numero
45, Fa diesis minore.
Il rotocalco è invece TV7, straordinario esempio di giornalismo televisivo e i
disperati di cui si parla nel servizio sono i nostri italiani emigrati in
Germania.
Lo spettacolo musicale in prima serata è Teatro 10: un palcoscenico di eccezione
per decine e decine di artisti, come Mina e Battisti, che danno vita, nel 1972,
ad un eccezionale duetto.
La trasmissione pomeridiana, invece, è Speciale per Voi, condotta da Renzo
Arbore.
Tra i più tartassati dal giovane pubblico ci sono Claudio Villa (che ne esce
piuttosto malconcio) e Lucio Battisti (che replica invece alla grande alle
accuse di disimpegno che gli piovono dagli spalti).
Infine il poeta: si tratta di Giuseppe Ungaretti e ogni ulteriore commento
risulterebbe superfluo. Lasciamoci cullare dalle sue parole:
Quel nonnulla di sabbia che trascorre / Dalla clessidra muto e va posandosi, / E, fugaci, le impronte sul carnato,/ Sul carnato che muore, d'una nube...
Poi mano
che rovescia la clessidra, / Il ritorno per muoversi, di sabbia, /Il farsi
argentea tacito di nube / Ai primi brevi lividi dell'alba...
La mano in ombra la clessidra volse,/ E, di sabbia, il nonnulla che trascorre /
Silente, è unica cosa che ormai s'oda / E, essendo udita, in buio non scompaia.