Direzione didattica di Pavone Canavese

Il dibattito (sulla scuola, ma non solo...) - a cura di Ennio De Marzo

(16.09.2009)

Vietato divulgare "notizie negative"

“Ai tempi di Ceausescu la tv pubblica presentava, nelle due ore serali in cui trasmetteva, solo le visite di lavoro del conducator, esaltava i successi registrati nell’industria e nell’agricoltura, rafforzava il culto della personalità. Ma in tv non si vedevano notizie sulla mancanza di cibo, la paura di parlare o di pensare diversamente, le lunghe file dalle quattro del mattino con la speranza di poter comprare un litro di latte” (tratto da www.osservatoriobalcani.org).

La Romania è l'unico paese del blocco sovietico dove il crollo del sistema comunista è avvenuto in maniera drammatica, attraverso una sanguinosa rivoluzione terminata con la fucilazione in diretta tv del criminale dittatore. In quelle convulse giornate del 1989, nella Tv appena liberata dai ribelli vennero diffuse immagini molto forti, quelle di una fossa comune piena di corpi in decomposizione di oppositori al regime. L'emozione fu grande.

E perciò ha fatto scalpore in tutto il mondo, tranne in Italia, dove, anzi, non ha ricevuto alcuna copertura, la notizia che il governo di Bucarest, guidato da una coalizione di centrodestra, formata da Partito Nazionale Liberale (Pnl) e dal Partito Democratico Liberale (Pdl), avrebbe intenzione di censurare le “notizie negative”, poiché – si legge nel documento - “le depressioni provocano malattie croniche e il negativismo uccide”. La società civile rumena si è subito divisa: la sinistra del partito socialdemocratico (Spd), in maggioranza erede del vecchio partito comunista, si è dichiarata nettamente contraria, temendo un rapido ritorno ad un passato nemmeno tanto remoto, mentre l'estrema destra di “Grande Romania”, particolarmente avversa alla minoranza magiara presente nel paese e ai Rom, si è detta entusiasta del provvedimento.

Un recente rapporto di “Freedom House” pubblicato nel 2008 afferma che la Romania occupa la 94esima posizione al mondo per quanto concerne la libertà di stampa, perdendo così quattro posizioni rispetto all’anno precedente, presentandosi come paese solo “parzialmente libero”. Le ingerenze dei partiti nei mass-media e l’intimidazione dei giornalisti da parte dei politici sono stati i principali aspetti criticati da Freedom House nei rapporti sulla Romania degli ultimi sedici anni.  

Ps I: i corpi in decomposizione mostrati alla televisione e ritrasmessi dalle emittenti di mezzo mondo nel corso della rivoluzione del 1989 non erano di oppositori al regime di Ceaucescu. Non c'entravano proprio nulla con la rivoluzione in atto. Si trattava di gente deceduta mesi prima per cause naturali in ospedale e sotterrata in un vicino cimitero.

Ps II: nella classifica di “Freedom House”, fortunatamente l'Italia occupa la 73esima posizione, anche se come paese “parzialmente libero”, dietro il Benin, certo, ma accanto a Tonga e davanti al Burkina Faso.

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