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(04.09.2014)
La buona
scuola, di Renzi e Giannini:
“Capitolo 1, Assumere tutti i docenti di cui la buona scuola ha bisogno”
Devo cominciare questo mio commento col riconoscere il fatto
che fino a pochi anni fa ci si muoveva in un contesto nel quale il vocabolo che
fungeva da centro di gravità del dibattito era “tagli”. Questo cambio di
prospettiva va riconosciuto, per correttezza e onestà intellettuale, e di
conseguenza le critiche al piano devono essere collocate secondo ordini di
grandezza decisamente inferiori.
La notizia buona è il piano straordinario di assunzioni che prevede
l'assorbimento di tutti gli iscritti alle GaE e di tutti gli idonei all'ultimo
concorso. È un modo di procedere che è senz'altro dettato dalla situazione al
contorno, in particolare dalle imminenti delibere del giudice europeo, ma che si
colloca entro un paradigma nuovo, quello di chi tenta di evitare la guerra tra
poveri (in questo caso, tra iscritti alle GaE e idonei al concorso).
L'organico di rete è una buona idea per riallocare su posti stabili gli spezzoni
e per attaccare quello che ho chiamato “precariato fisiologico”. Con la
proliferazione di istituti con più indirizzi, e conseguenti diversi codici
meccanografici, queste cattedre spesso esistono addirittura entro le mura di una
stessa scuola. Giacché non sempre è così, considerato il fatto che l'organico
funzionale vedrà necessariamente un significativo numero di “ex soprannumerari”
impiegati in compresenze e servizi accessori, le cattedre potrebbero diventare
“miste” con la formula: spezzone + compresenze.
Il documento, qui mi concentro soprattutto sul primo capitolo 1 “Assumere tutti
i docenti di cui la buona scuola ha bisogno”, contiene grafici e dati che
consentono di valutare la questione con una certa consapevolezza, ad esempio
quella che implicitamente riconosce gli errori del passato nella deficiente
programmazione territoriale delle abilitazioni che vede un surplus di insegnanti
di scienze motorie, musica ed educazione artistica ai quali si immagina di dare
un ruolo.
La semplicità di riallocazione degli insegnanti della scuola dell'infanzia e
della primaria consentirà di recuperare le compresenze del vecchio, e vero,
tempo pieno, ma soprattutto consentirà di estendere questo modello anche in
meridione.
I 20.000 docenti che passeranno al cosiddetto “organico dell'autonomia”,
estendono il concetto di “evoluzione dell'insegnante di sostegno”, mentre è
senz'altro positiva la possibilità di cogliere l'occasione di distaccare
parzialmente dalla cattedra gli insegnanti anziani, allocandoli parzialmente su
questa figura. Anche in questo modo l'età media della classe docente, almeno
quella “che entra in classe” si abbassa, con conseguenti benefici per gli
studenti.
Di fronte a tante buone notizie, restano le paure e qualche obiezione. Resisterà
questo piano alla prova della traduzione giuridico legislativa? Saranno cioè
capaci di scrivere leggi inoppugnabili e capaci di affrontare gli inevitabili
ricorsi che seguiranno? In altre parole, gli abilitati coi TFA e coi PAS che
aspirano all'inserimento per via politica alle GaE e che saranno relegati nelle
Graduatorie d'Istituto (potate dai non abilitati, che comunque seguono e non
interferiscono) e ai quali si prospetta il solo accesso tramite concorso? Saprà
il MIUR intervenire sulle Università affinché i posti banditi sui futuri TFA
siano commisurati alle esigenze concorsuali successive?