PavoneRisorse |
(19.09.2012)
Meritocrazia o
overfitting?
di Paolo Fasce
Roger Abravanel su Il Corriere della Sera di domenica 9 settembre 2012, che ho sentito citato in radio, viene ripreso in questi giorni da un articolo titolato “I meriti del Concorsone, Abravanel: Fatto positivo, insegnerà chi è veramente bravo”.
Abravanel formula un quesito che merita una risposta seria. Quelle che ho sentito profferite da esimi colleghi precari che sono stati invitati a rappresentarci sui media, a volte nelle sintesi giornalistiche sono deboli di fronte ad un uditorio generalista perché fondano le proprie ragioni sul tema dei tagli. Così facendo si cambia piano di discussione, eludendo la provocazione. Con questo contributo mi voglio muovere sul piano caro ad Abravanel e mettere in evidenza alcune controindicazioni.
Egli dice: “Perché non ci rispondete a questa domanda: quale insegnante preferireste per vostro figlio, una signora quarantacinquenne oggi al numero 152 delle Graduatoria di Merito di un Concorso di dieci anni fa, o una giovane trentenne che è risultata tra i primi a un concorso fatto in questi giorni? Perché è così difficile, aggiunge Abravanel, rispondere a questa domanda apparentemente banale?”
La risposta è ovvia, ma la situazione è inverosimile, perché le alternative non sono esattamente queste. L'istituzione di un concorso mette questa ipotetica signora dietro alla giovane trentenne che emergerà dal nuovo concorso”, ma questa “giovane trentenne” statisticamente è almeno trentacinquenne (questa è l'età media di chi ha partecipato alle selezioni di luglio per i TFA ed è immaginabile che al concorso sia superiore) e questa “giovane trentenne” passerà avanti ai giovani laureati nel 2000 che hanno vinto il concorso di accesso a numero chiuso del I ciclo SSIS nell'anno 2000, ai giovani laureati nel 2001 che hanno vinto il concorso di accesso a numero chiuso del II ciclo SSIS, … fino ai giovani laureati del 2007 che hanno vinto il concorso di accesso a numero chiuso del IX ciclo SSIS. Essendo passati degli anni, quelli che erano “giovani e brillati laureati che hanno passato quei concorsi” vengono messi in competizione tra loro.
Ora, dice Abravanel, “insegnerà chi è veramente bravo”. E tuttavia non è proprio così. Insegnerà chi vincerà il concorso, chi sarà in grado di overfittare la selezione che verrà predisposta, dopo averne già superato numerose altre. Non sopravvive il più bravo (qualsiasi cosa questo voglia dire), ma il più adatto.
Il SottoSegretario Marco Rossi Doria, parlando della sua esperienza di vita, ha detto di avere perso un primo concorso, di avere fatto supplenze, e di avere vinto il secondo. Personalmente sono d'accordo sulla necessità di costruire dei percorsi “di senso” ma ci sono infiniti dettagli che, prima di bandire un concorso, andavano superati. Vediamone alcuni.
In questa tornata concorsuale partecipano gli abilitati iscritti alle GaE, gli abilitati non iscritti alle GaE (una percentuale risibile del totale degli abilitati che andrebbe accolta nelle GaE), i laureati entro il 1999 e i laureati quadriennali entro l'a.a. 2001/2 e quinquennali entro l'a.a. 2002/3. Non ci sono ancora i nuovi abilitati tramite il TFA e quindi, a costi enormi, si otterrà una semplice redistribuzione delle (poche) cattedre messe a bando sullo stesso insieme.
Una norma che parla di reintegrazione GM/GaE rischia di fare arretrare di parecchie posizioni persone che lavorano da anni. Sarebbe bastato abrogare la reintegrazione per rendere la procedura meno grave.
La procedura concorsuale induce tutti noi precari ad impegnarci nella competizione, pena la perdita di posizioni. Ci siamo abituati perché la conquista di punti per non affogare in graduatoria, più che per emergere, è storia di tutti i giorni, ma la domanda che nasce è questa: un insegnante precario che partecipa ad un concorso, quanto si dedicherà al futuro dei propri alunni e quanto si dedicherà al proprio?
Abravanel crede nella competizione. È un'opinione rispettabile quanto la mia. Io credo nella collaborazione e temo che un concorso che non abbia limato gli spigoli e garantito le fasce meritevoli, ma deboli, del precariato storico, non possa che fare del male a tutti.
Beninteso la soluzione che propongo, dall'angolo di questa rubrica, una volta che il bando è già stato pubblicato, non piacerà a qualche collega precario, ma penso che sia sempre necessario compromettersi con l'esplicitazione delle soluzioni, sempre difficili da trovare, piuttosto che una vuota elencazione di problemi che sono certo noti a chi ha promosso il Concorso ma ha trovato un equilibrio non gradito.
Propongo di sviluppare un piano straordinario di assunzioni che agganci l'organico di diritto all'organico di fatto. 100.000 contratti dal 1 settembre (salvo ritardi!) al 30 giugno sono inaccettabili e, specie nella primaria, nella secondaria di primo grado e sul sostegno, ingiustificabili alla luce dei flussi demografici che possono essere studiati.
Propongo di annullare questo concorso.
Propongo che le parti interessate vengano coinvolte nella scrittura delle limature necessarie a superare i problemi che ho esposto (e quelli che ho trascurato).
Propongo di indirne un altro che attenda gli abilitati almeno del primo TFA e le modifiche legislative necessarie per superare le criticità tanto chiaramente emerse tra chi sta vivendo questi problemi.