PavoneRisorse

Precariato e dintorni - a cura di Paolo Fasce

(27.08.2012)

Nonsoloconcorso, parliamo delle nostre pensioni?
di Paolo Fasce


Con l'indizione del nuovo concorso, da un punto di vista pratico, indubbiamente c'è chi ci perde e chi ci ci guadagna. Pare quindi degna di attenta riflessione l'informazione che vede l'insieme degli insegnanti precari larghissimamente contrari al nuovo concorso.
Le argomentazioni espresse del gruppo “Precari uniti contro i tagli”, al di là dei toni, sono forti e comprensibili anche al lettore non esperto di scuola.
La chiusura delle Graduatorie ad Esaurimento ha determinato una conseguenza logica che è quella della necessità di istituire un'altra modalità di reclutamento giacché, se da un lato è vero che sono più di 200.000 gli insegnanti iscritti alle GaE, la lunghezza delle code nelle varie province e per le diverse classi di concorso è variegata e generatrice di una piccola parte del PIL italiano tramite il portale http://www.voglioilruolo.it/ che soddisfa un'esigenza diffusa di accesso ai dati sulle graduatorie, non soddisfatta dal MIUR (beata “trasparenza”!).
Invero, anche con l'esaurimento di alcune sparute liste nelle GaE i concorsi si sarebbero potuti allontanare consentendo la creazione di una lista di disponibilità su altre province. L'idea mi pare praticabile, pur essendo il MIUR scottato dalla vertenza “code” e dei numerosi ricorsi generatori dei cosiddetti pettinisti, in quanto la sostanza argomentativa dei ricorrenti era legata all'impossibilità di trasferirsi da una provincia all'altra. Oggi è possibile farlo con cadenza triennale, sarebbe assai utile reintrodurre le code anche al fine di limitare il ricorso a personale non abilitato.

L'esaurimento di una graduatoria in una classe di concorso e in una provincia crea un vuoto che deve essere colmato in qualche modo. Proviamo ad immaginarne qualcuno.
La prima soluzione ovvia è la riapertura delle GaE ai vecchi e nuovi abilitati che oggi ne sono esclusi, dando a queste, anche a regime, un ruolo centrale. In questo caso “ad esaurimento” sarebbero le GM, cosa che determina il seguente paradosso (insuperabile per via legislativa, avendo le GM una “protezione Costituzionale”): sempre di più ci saranno assunzioni di cinquantenni e sessantenni dalle GM non esaurite che toglieranno posti ai precari storici. Persone che per vent'anni hanno fatto tutt'altro, si trovano, e si troverebbero, a scavalcare personale esperto. Nessuna azienda scarterebbe personale esperto per personale mediamente anziano e impreparato al ruolo atteso. Per correggere questa soluzione, occorrerebbe anteporre alle GM del 1999 e del 1990 delle “GM del 2012” con un concorso per soli abilitati che, pescando le stesse persone iscritte alle GaE (e i pochissimi abilitati non iscritti alle medesime), di fatto cancellerebbero le precedenti perché gli abilitati dai vecchi concorsi sarebbero posti nella condizione di entrare in ruolo a settanta/ottant'anni. La necessità di indire concorsi per quelle classi di concorso si esaurirebbe entro una quindicina d'anni (immagino quindi altri due concorsi nel 2017 e nel 2022 per “rinfrescare” le GM parallele). Restando in tale ipotesi, sarebbe senz'altro più economico prevedere un concorso per soli titoli che non costa niente.

Le soluzioni che non prevedono la riapertura delle GaE sono variegate e a volte pericolose. Penso in particolare ai concorsi affidati alle reti di scuole che facilmente potrebbero essere assai simili alla chiamata diretta. Il modello proposto dall'On. Aprea è sostanzialmente quello del reclutamento universitario dove troppo spesso il “merito” emerge dopo decenni di precariato al servizio di questo o quel barone e i passaggi al ruolo di ricercatore e di professore ordinario troppo spesso privilegiano un familismo molte volte denunciato, ma mai risolto. Onestamente non vedo il motivo di copiare un modello che anche funzionando in altre culture, sarebbe tanto criticabile se importato nella scuola.

La soluzione del Concorso che si prospetta è quella meno fantasiosa, perché riprende un modello del passato che, occorre ricordare, si voleva superare con una formazione specifica per l'insegnamento che non si è mai voluto o saputo raccordare con il reclutamento (si può farlo ora, adottando le GaE!). Le SSIS istituite dal Ministro Berlinguer, assieme al “concorso tombale” del 1999, che oggi si sono trasformate nei TFA.

Ora siamo ancora nelle nebbie degli annunci. Da un lato sapere oggi che il numero di assunzioni previste per l'a.s. 2013/14 è di 23784 persone, è una novità molto apprezzabile, dall'altro La Stampa gela i rarissimi entusiasmi iniziali ridimensionando il dato. Staremo a vedere.

Discutere di “concorso sì, concorso no” e questioni correlate, è appassionante, ma distoglie da questioni molto più significative.
Il direttore dell'INPS, qualche tempo fa affermò che se venissero pubblicate le stime delle pensioni che verranno percepite dai quaranta e cinquantenni di oggi, ci sarebbe una sollevazione sociale. Credo che questo sia il punto vero. Il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo rischia di lasciare molti cadaveri sul terreno se non si affronta in tanti piccoli provvedimenti correttivi. Il primo, simbolico per l'entità proporzionale dei numeri in gioco, ma significativo culturalmente, è certamente il ricalcolo delle pensioni superiori ad una certa soglia (diciamo 5.000 euro/mese) con sistema contributivo e, beninteso, l'abolizione delle rendite successive al decadimento da un incarico di parlamentare (nazionale, europeo, regionale) per passare, anche in questo caso, ad un sistema contributivo, raggiunta l'età della pensione.

Il primo punto che riguarda direttamente gli insegnanti precari, invece, è la maggiore stabilizzazione dei precari che riconsideri le differenze tra organico di diritto e organico di fatto. Più di centomila contratti a tempo determinato dal primo settembre al 30 giugno (o al 31 agosto) e altrettanti per spezzoni o supplenze, fanno emergere in maniera macroscopica il fatto che lo Stato bara nei confronti dell'Europa sulle spalle dei precari. Esistono esempi macroscopici che gridano vendetta su questo tema, in particolare il sostegno. Nella provincia di Genova, a fronte di 129 insegnanti di ruolo, sono 271 i posti che andranno ai precari. Banali conti mostrano che quasi il 70% dell'organico di fatto sarà composto da insegnanti precari. Credo che l'organico di diritto dovrebbe essere computato sul fabbisogno noto dall'organico di fatto degli ultimi tre anni, con eventuale correzione determinata dal trend demografico.

Un altro punto da discutere è la compensazione, a fini pensionistici, con contributi figurativi da istituire per i mesi di luglio e agosto, anche in modo retroattivo. Sempre più spesso i precari trovano soddisfazione in tribunale, è del tutto evidente che tante vittorie devono avere conseguenze politiche e legislative che correggano questa problematica.

Parimenti, approfittando della discussione che la tematica genererà nelle sedi opportune, credo che occorrerà provvedere all'adeguamento della legislazione che deve essere tesa a cancellare ogni differenza tra pre-ruolo e ruolo nell'anzianità giuridica ed economica.
Occorre evidentemente imporre ad INDIRE e alle Università italiane, tutti enti che ricevono direttive dal MIUR, la completa abolizione della distinzione tra “anni di ruolo” e “anni pre ruolo”, in particolare in tutte quelle selezioni che spesso cercano personale qualificato per la formazione dei colleghi o per i tirocini. In particolare occorre ricordare che nell'area tecnologica, spesso gli insegnanti più giovani hanno molto da dire. Anche i redditi di tale lavoro qualificato devono contribuire alla pensione.
Essendoci mossi nella direzione del sistema pensionistico contributivo occorre che ogni voce percepita dal fondo d'Istituto (dai corsi di recupero alla funzione strumentale, dalla correzione delle prove INVALSI alle ore di supplenza), così come i ricavi che si ottengono dalle ripetizioni private, concorrano a pieno titolo alla contribuzione sulla quale poi si calcola la pensione.
Occorre evidentemente rimuovere anche l'impedimento di partecipare ai “concorsi a preside” per gli insegnanti precari che, allorquando sia soddisfatto il requisito di “cinque anni di anzianità” devono poter partecipare anche se tali anni sono maturati entro il limite dei contratti a tempo determinato. È probabile che tale vincolo salti per via giudiziaria (a Genova abbiamo un “vincitore con riserva” che auspichiamo venga accolto dal giudizio positivo dei giudici ai quali si è dovuto rivolgere per partecipare).
L'estensione “erga omnes”, ma anche “a prescindere” dal risultato che nelle prossime settimane conseguiranno i colleghi per via giudiziaria, sembra un elemento da discutere sui tavoli sindacali.

Ridurre la precarietà significa anche dare orizzonti temporali diversi e pertanto le assunzioni a tempo determinato dovrebbero diventare biennali o triennali.

  torna indietro