Direzione didattica di Pavone Canavese |
(18.07.2012)
Hanno tutti un po' di ragione
Nell'intricata vicenda
dei precari della scuola, tutti hanno buoni motivi di recriminare perché i torti
sono antichi e diffusi ed è difficile ripartire senza pestare i piedi a qualcuno.
Hanno ragione i precari a reclamare l'attuazione di un piano di stabilizzazione
triennale che, solo un anno fa, era stato contrabbandato col primo scaglione di
scatti d'anzianità ai quali le nuove generazioni di assunti devono rinunciare.
Hanno ragione le università a bandire TFA per numeri che consentono loro di
rientrare nei costi di erogazione del servizio, anche a discapito della reale
esigenza su quelle classi di concorso nei rispettivi territori di riferimento.
Hanno ragione i precari non abilitati a pretendere un percorso che consenta loro
di accedere ai concorsi in virtù del servizio prestato.
Ha ragione il Ministero ad immaginare un futuro diverso e a cercare di
realizzarlo.
Il problema è che tutti hanno anche una parte di torto.
Hanno torto i precari nel richiedere il blocco di ogni iniziativa che
percepiscono come pericolosa, anche per quelli che si trovano in graduatorie che
già il “libro bianco sulla scuola” di Padoa Schioppa e Fioroni aveva individuato
come “inesauribili”.
Ha torto il MIUR nel consentire che le università bandiscano secondo logiche
interne allorquando basterebbe decretare i posti necessari su base nazionale e
attribuirli alle università secondo algoritmi noti nell'ambito della teoria dei
giochi.
Hanno torto i precari non abilitati a pretendere abilitazioni senza il requisito
di tre anni di lavoro, periodo che pare ragionevolmente ispirato alle norme
europee, senza i quali si avrebbe un ulteriore rigonfiamento degli aspiranti
insegnanti senza reali prospettive e che favorirebbe in troppi casi vecchi
turisti dell'insegnamento.
Ha torto il MIUR nel non cercare un accordo tra forze politiche e sindacali
perché i ministri passano e la tela che ognuno di loro tesse non giungerà mai al
termine nel contesto omerico nel quale perennemente ci troviamo.
Hanno torto le forze politiche ad accanirsi elettoralisticamente sulla scuola,
senza mai promuovere un'idea faro che possa consentire a tutti di valutare se si
sta andando nella direzione giusta o in quella sbagliata.
Personalmente ho un'idea concreta del modello da seguire, emerge da quanto Marco Orsi dichiara in un articolo sul sito dell'INDIRE (http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1710) e, da ora in poi, giudicherò negativamente ciò che ci allontana dalla scuola finlandese e positivamente quello che ci avvicina.