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(25.05.2014)
Il novecento, “secolo breve” per la storia, “secolo prolungato” per la burocrazia
Sabato 17 maggio 2014 alle ore 14.00 sono scaduti i termini
per l'aggiornamento delle Graduatorie ad Esaurimento. Al di là di incommentabili
tira e molla nelle procedure informatiche che di certo non hanno fatto fare
bella figura alla Pubblica Amministrazione, i precari della scuola hanno potuto
apprezzare la velocizzazione delle procedure, maturando un'aspettativa, quella
della veloce pubblicazione delle GaE provvisorie, alla quale è legata quella
della pubblicazione delle GaE definitiva, alla quale è legata la nomina in
ruolo, alla quale è legata quella delle assunzioni con contratto a tempo
determinato, alla quale sono legate le supplenze brevi.
L'Ufficio Territoriale di Genova, lo ricordo quasi con commozione, tre anni fa
ricevette montagne di domande cartacee e, coi lavori forzati, riuscì addirittura
a nominare i precari entro il fatidico 31 di agosto. Una rarità che non si è più
ripetuta nella mia città, raramente anche altrove.
Pare che l'aggiornamento abbia coinvolto circa 160.000 persone (sarebbe
interessante avere il numero esatto) e, dopo una settimana esatta dall'ultimo
legittimo clic, siamo tutti in trepidante attesa.
Ogni aggiornamento è pieno di incognite, avrò fatto bene a confermare la
provincia di residenza, oppure avrei fatto cosa saggia ad andarmene in una di
quelle che sono variamente ritenute le “province del Bengodi” per il ruolo?
Attendo con la classica gocciolina di sudore che scende lungo la fronte.
Per ingannare l'attesa, il MIUR ci propone il consueto onere burocratico
aggiuntivo, e cioè l'aggiornamento delle Graduatorie d'Istituto. Molti, come me,
non sono abilitati in tutte le classi di concorso alle quali la propria laurea
dà accesso, e conseguentemente ci si cautela con “il piano B”.
Sorpresa! Per il mezzo milione di aspiranti supplenti (questi i numeri
variamente leggiucchiati sulla stampa) non è prevista l'informatizzazione delle
domande, ma si continuerà col cartaceo. Peccato, ripiombiamo di colpo nel secolo
scorso, qualcuno mi presti il calamaio.