Direzione didattica di Pavone Canavese |
(21.02.2008)
Sulla strada -
di
Marco
Guastavigna
Un episodio che mi è capitato stamattina.
Da qualche giorno a scuola abbiamo una connessione wireless che, pur
tossicchiando un po', ci consente (a patto che ci portiamo il nostro portatile -
lo dice la parola stessa) di avere Internet in classe.
Stamattina si leggeva in prima "L'ebbrezza della partenza", ovvero il titolo
affibbiato dagli autori della nostra antologia a un brano estratto da "On the
road".
Per far capire alcuni aspetti contestuali ho avviato una veloce ricerca di
immagini e, tra le altre (varie edizioni del libro, foto dell'autore, locandine
di mostre e così via) ho trovato alcune immagini della macchina da scrivere di
Kerouac.
I ragazzini si alzavano a gruppetti e venivano a vedere.
Di fronte alla Underwood , uno di loro ha esclamato: "Chissà come facevano quando sbagliavano?!".
L'avrei abbracciato.
L'immagine mentale del mio allievo M. (e quella di molti dei suoi compagni, come
ho verificato dopo, lanciandomi in un'improvvisata spiegazione sull'uso delle
gomme, delle strisce di carta "correttiva", del bianchetto liquido e così via),
della scrittura con tastiera, destinata in qualche modo alla stampa, in ogni
caso seria e impegnativa, era ed è infatti ormai quella della superficie
flessibile del digitale.
M. è la testimonianza vivente (anche se/o forse proprio perché in classe scrive con la penna e fa le mappe concettuali su cui gli rompo le scatole con l'importanza delle relazioni usando matita e gomma) di come sia in qualche misura passata l'idea di quale sia il vantaggio fondamentale della "nuova" tecnologia di scrittura.
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