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Direzione
didattica di Pavone Canavese
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Digitalia iuvant
Tutto quanto fa spettacolo.
E tutto quanto fa profitto. È così che un’operazione come quella dei corsi
di recupero - dalle conseguenze opinabili e dalle ricadute in termini
didattici e pedagogici tutte da verificare, nonostante il profluvio di dati
incoraggianti a proposito -, costata alle casse dello Stato solo lo scorso
anno 174 milioni di euro, si tramuta oggi nel tentativo di un business di basso profilo. Suscita in molti sorpresa mista a raccapriccio la
proposta di una casa editrice, la Garamond, che si occupa anche di prodotti
tecnologici nel campo della didattica, che tenta oggi di
trovare scorciatoie anche
sulla
complessa scommessa dell’e-book
e che lancia un servizio di
Ripetizioni Online:
“risposta pratica, efficiente ed economica al problema così complesso del
recupero dei debiti formativi, alternativa alle tradizionali ripetizioni e
lezioni private”; piattaforma di e-learning e Aula Virtuale costituiscono
gli strumenti di questo surrogato di intervento didattico.
Da quando il
DM
80/2007 individuò il sistema dei corsi di recupero per far fronte
all’innegabile arretratezza (e non in base alle evidenze Ocse Pisa, ma ad
un’osservazione spregiudicata della realtà) che i livelli di apprendimento e
di competenze degli studenti italiani evidenziano, il dibattito è stato
acceso. È chiaro che nella partita giocano un ruolo fondamentale elementi
ulteriori, sui quali sarebbe opportuno aprire un dibattito senza tabù: la
relazione educativa, la formazione degli insegnanti, la percezione che la
società ha della scuola, rimbalzata da un pensiero dominante fatto di realtà
parziale e virtualità mediatica, di disimpegno di alcuni docenti e
disinformazione oggettive e parimenti gravi; da immagini socialmente,
economicamente e politicamente vincenti, che attivano l’illusione e
disabilitano la scuola a farsi veicolo di emancipazione. Ma il discorso
diverrebbe oltremodo complesso.
In cosa si è concretizzato
il “recupero”: ore pomeridiane in cui – attraverso funambolici incroci di
orari e di carenze differenti – un insegnante ha impartito a un “gruppo
classe”, già provato dal tour de force della mattina ed eterogeneo - in
quanto formato da ragazzi con criticità valutate analoghe per corrispondenza
di anno di corso, non certo per concreta identità di carenze - una o due ore
settimanali, programmate in base al rapporto tra debiti formativi e ore
disponibili. Ragazzi non solo con carenze differenti, ma con modalità di
apprendimento disomogenei, abituati a modelli didattici diversi, i cui
insegnanti di corso avrebbero previsto verifiche finali dissimili l’una
dall’altra, ovviamente
sul programma svolto nelle singole classi; insomma, una quadratura del
cerchio assai improbabile. Analogamente è stato fatto durante l’estate, dopo
la conclusione dell’esame di Stato e prima delle vacanze, in una
rocambolesca corsa per favorire la possibilità che, quanti avevano contratto
il debito a giugno, potessero affrontare l’esame di settembre.
L’insuccesso
scolastico, è bene sottolinearlo, riguarda il 70% della popolazione
scolastica: un dato difficilmente scalfibile dalla farragine di questo
meccanismo, rallentato quest’anno
dalla mancanza di fondi che affligge le scuole. Che hanno posticipato
l’inizio dei corsi, in attesa che il ministero intervenga economicamente per
scongiurare ricorsi in seguito ad eventuali bocciature a giugno. Il DM
80/2007 prevedeva che le famiglie potessero – attraverso una liberatoria –
provvedere privatamente alle lezioni. Suscitò poi giustamente infinite
critiche la possibilità individuata dal decreto stesso che le scuole –
nell’attivare le pratiche di recupero e in assenza di personale disponibile
– potessero avvalersi della collaborazione di soggetti esterni,
completamente avulsa da regole o limiti: una sorta di Cepu per il recupero,
che apriva un’ulteriore breccia “privatistica” nella scuola dello Stato e in
un’attività per sua stessa natura non delegabile, la didattica.
Ritorniamo alla Garamond e
alla proposta indecente di surrogare virtualmente, a distanza, un’attività
complessa come quella del recupero, che implicherebbe perlomeno la conoscenza
diretta degli studenti coinvolti: il proficuo mercato rappresentato dal
recupero delle criticità coinvolge anche la rete, inserendo un ulteriore
tassello nella inconcludente jungla (normativa e pratica) che il relativo
decreto ha sancito. Un esempio di come pseudo - modernità e tecnologie possano
produrre un abbassamento del livello: no al pre-giudizio, dunque. Ma
vigilanza e cautela sono obbligatorie. Perché dopo Natale Garamond ha
rilanciato il servizio “Ripetizioni on line”, bandendo una sorta di
selezione dei docenti candidati. Tariffario incluso, sia per quanto riguarda
la remunerazione degli insegnanti che il contributo delle famiglie.
Scuola,
approccio didattico, relazione educativa, autorevolezza dell’istituzione,
autorevolezza dell’insegnante sono ormai – a quanto pare – reminiscenze del
passato, obsoleti ricordi di nostalgie inopportune.
Alla faccia di Piaget,
Foucault, Freire, Bateson, Gardner, Freinet, De Bartolomeis e molti altri
che noi “vetero” continuiamo ostinatamente a leggere.