(14.11.2011)
L'eredità - di Marina Boscaino
Chi
Chi ha avuto modo di leggere ciò che ho scritto nel corso degli anni si sarà
reso conto che – nonostante la mia indiscussa appartenenza politica alla
sinistra – mi sono spesso trovata in disaccordo con l’atteggiamento generale da
un lato e con precise azioni dall’altro portati avanti dalla sinistra oggi
rappresentata in Parlamento. Sulla scuola il Pd è stato spesso inefficace, dando
l’impressione da una parte di ammiccare – in nome di un’ambigua idea di
modernità, che corrisponde spesso ad acquiescenza - a principi e valori che
minano le basi su cui si fonda l’identità di sinistra; dall’altra di attendere –
in un’inerzia inquietante – l’arrivo di Godot.
Occorre però riconoscere che sul concorso per i dirigenti scolastici, sul
quale si è fatto dell'incredibile trionfalismo autocelebrativo, l’opposizione ha
incalzato il governo dimissionario.
Con un’interrogazione
parlamentare, prima firmataria Manuela Ghizzoni, il Partito Democratico
chiede al ministro Gelmini quali iniziative intenda adottare affinché le future
prove scritte:
- si svolgano contestualmente
in tutte le sedi regionali e con le medesime tracce;
- si svolgano solo dopo che
la giustizia amministrativa si sia espressa sugli eventuali ricorsi, a garanzia
dell’uguaglianza di trattamento degli eventuali ricorrenti al di là dei
territori nei quali hanno effettuato le prove,e, quindi, a garanzia della piena
regolarità delle prove;
- non prevedano svolgimenti
assimilabili all’espressione di opinione, come purtroppo riscontrato nelle
risposte a diversi quiz della preselezione anche dopo la cancellazione delle 975
domande di cui sopra;
Insomma, il Pd rinnova la bocciatura del test di pre-selezione del 12 ottobre
scorso. Ed elenca diversi motivi:
- l’esclusione di candidati;
segnatamente i laureati ISEF, riammessi al concorso dal giudice amministrativo;
- le fughe di notizie, su cui
sta indagando anche la polizia postale, circa i quiz su cui si sarebbe svolta la
prova preselettiva;
- l’eliminazione da parte del
Ministero, a distanza di una sola settimana dalla prova, di ben 975 quesiti
errati ed imprecisi, mentre sono stati “salvati” quesiti palesemente di opinione;
- una organizzazione della
prova di preselezione certamente non agevole, poiché tempo assegnato i candidati
si sono dovuti destreggiare anche nella ricerca delle 100 domande,
corrispondenti al numero segnalato sulla stringa fornita all’avvio della prova,
su un poderoso e poco maneggevole volume;
Da qui, l’invocazione dei Democratici attraverso i deputati in commissione
cultura della Camera, Ghizzoni e Bachelet, di “garanzie per
l’imparzialità, l’efficacia e la trasparenza nella selezione dei futuri
dirigenti scolastici”.
Forse qualcuno è al corrente del fatto che il disastro della prova
preselettiva è stato seguito da una sventagliata di ricorsi degli esclusi, che
chiedono di essere ammessi con riserva allo scritto. D’altro canto, coloro che
hanno superato la prova si sono cautelati attraverso un controricorso,
organizzato dall’Anp, che si è schierato senza indugi dalla parte degli idonei.
Difficile non condividere sia le ragioni degli uni che degli altri: la prova
preselettiva è stata infarcita di una serie tale di svarioni; la commissione di
coloro che hanno formulato i quesiti è risultata anonima fino a quando tale
anonimato non avrebbe coinciso con un esplicito avallo dei tanti errori da parte
del ministro che, solo allora, si è decisa a pubblicare i nomi degli
(in)esperti, spesso anche formatori nei precedenti corsi di preparazione;
d’altra parte chi ha passato la prova l’ha fatto a fronte di un impegno tanto
più massacrante quanto più ostacolato da errata corrige e colpi di scena di
tutti i tipi. La conclusione: la consueta guerra tra poveri in cui troppo spesso
di sfocia nel mondo della scuola.
Saranno i salari bassi, sarà la difficoltà del momento, sarà forse
l’antipolitica, ma da tempo ormai la configurazione di una criticità – quando
non di un’illegittimità – viene denunciata solo a conti fatti (quando ci sono
vinti e vincenti) e mai prima, quando invece ci sarebbero i margini concreti per
intentare in maniera unanime e solidale battaglie collettive, magari sostenuti
da sindacati o partiti politici. Non è più quel tempo.
E basta sognare. Noi insegnanti siamo quello che siamo. E il nostro mondo è
quello che è. L’informazione ha certamente una qualche responsabilità se questa
– come altre – iniziative del PD, per una volta agguerrito e ben posizionato sul
problema in questione, non sia venuto a conoscenza di nessuno. In un’opposizione
scarsamente incisiva (ma anche scarsamente visibile), ci sono parlamentari che
lavorano quotidianamente senza che il frutto della loro attività venga non solo
riconosciuto, ma semplicemente conosciuto. Sarebbe auspicabile un rapporto più
diretto della società civile. La lontananza di questi ultimi anni – una delle
cui conseguenze è stata anche il disamore della gente per la politica – dovrebbe
averci insegnato qualcosa.
Gelmini avrebbe dovuto replicare il 15 novembre 2011. Manuela Ghizzoni, che
ho intervistato personalmente, mi ha raccontato di quante volte le
interrogazioni parlamentari da lei sostenute siano rimaste in passato prive di
risposte.
Vedremo che cosa accadrà, considerati quanto accaduto negli ultimi giorni.