(08.11.2009)
Presidio medico - di Marina Boscaino
La sindrome da influenza ex suina ha conseguenze le più varie
e curiose. Tutti dicono di non preoccuparsi, poiché avrebbe una virulenza un tot
numero di volte inferiore all'influenza che ci colpisce ogni anno; eppure non
risulta che ogni anno il Tg abbia informato quotidianamente della situazione,
riportando – quotidianamente, peraltro - la notizia di un qualche decesso.
Nessun giudizio, nessuna ipotesi: esprimo la semplice perplessità di chi di
mestiere non fa l'infettivologo, ma l'insegnante di italiano e latino. E che
ancora una volta assiste sbigottita alle fantasiose dinamiche dei media, in
questo caso - forse - incentivate dal business del vaccino e degli
antivirali in genere.
La scuola italiana è stata investita prepotentemente dalla sindrome. Dalla fine di settembre ha cominciato a circolare negli istituti un documento a firma congiunta del ministero dell'Istruzione e di quello della Salute . Si tratta delle "Raccomandazioni per la gestione dei casi di influenza pandemica da virus A/H1N1V nelle scuole nell'attuale fase pandemica". Vi sono indicate le misure igieniche e comportamentali da adottare – lavarsi le mani, non starnutire in faccia alle persone (sic!) -, si raccomandano gli alunni a rimanere a casa in presenza di sintomi influenzali.
Infine, il capitolo docenti. Recita
testualmente il documento: "nel caso che la sindrome influenzale si manifesti
nel personale della scuola, il dirigente scolastico, o chi da lui delegato, lo
inviterà a recarsi a casa ed eventualmente a contattare il medico curante, il
quale si occuperà dei provvedimenti di astensione dal lavoro, come da normativa
vigente". Forse Gelmini e Fazio non
ricordano che la "normativa vigente" cui fanno
riferimento è stata ritoccata dal collega Brunetta, il castigamatti del pubblico
impiego.
Nel
dl 112/2008 si riservava un intero
articolo – il 71 – all'assenza per malattia e per permesso retribuito; in
quell'articolo si prevedeva un generale inasprimento delle normative che
riguardano la malattia. Non sono al corrente di quelli che fossero e che siano i
dati relativi all'assenteismo nelle scuole; ma – nonostante sia piuttosto
lontana dalla celebrazione della classe docente italiana – sono ragionevolmente
convinta che non si trattasse di cifre allarmanti. La ferocia di Brunetta nel
portare avanti la sua battaglia personale contro il fannullone che – lui
sostiene – è in ogni dipendente pubblico ha reso odioso, irresponsabile,
irrispettoso un giro di vite che rischia di penalizzare chi proprio non lo
merita. E di indebolire una sacrisanta tutela dei lavoratori, conquistata a caro
prezzo da chi ci ha preceduto.
Il dl 112 ha
stabilito che in caso di malattia nei primi 10 giorni viene riconosciuto solo il
trattamento fondamentale e non quello accessorio, fisso e ricorrente. Una
trattenuta sullo stipendio (il lauto stipendio, del resto!) per chi si ammala,
insomma. Ed è questo il punto che interessa qui e che – a differenza dei criteri
di reperibilità, incredibilmente inaspriti allora, ridimensionati
a giugno 2009, recentemente ribaditi in senso più
restrittivo non
è stato modificato.
Un pensiero partecipe va
necessariamente rivolto ai
dirigenti scolastici: questa originale, poliedrica
figura professionale della scuola ai tempi di Gelmini. Dopo aver tentato di
cooptarli come sceriffi (ricordate la prima stesura del decreto sicurezza?), di
precettarli per tenere ordine autoritariamente in questo Far West che è la
scuola italiana, pullulante di pericolosissimi bambini e ragazzi privi di
permesso di soggiorno (molti, addirittura, con la pelle nera!) sono ora chiamati
a dimostrare conoscenze diffuse di semeiotica medica e, di conseguenza, a
decretare l'allontanamento dell'untore. Come si stanno affannando a spiegarci i
nostri organi di "informazione" ci sono diversi bacilli di influenza che
circolano in questo periodo.
La manifestazione di sintomi influenzali in sé non
vuol dire nulla. Cosa vuol dire, poi? Mal di gola? Raffreddore? Mal di testa?
Febbre? Avranno un bel da fare i novelli Ippocrate a decidere quali sono
i sintomi davvero significativi e chi "invitare" o
no a recarsi a casa. E qual è il margine di libero arbitrio concesso al
lavoratore per permettere o no che lo Stato gli sottragga una parte del suo
salario giornaliero a causa di una diagnosi improvvisata da un dirigente
scolastico?