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Direzione
didattica di Pavone Canavese
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Il mondo alla rovescia - di Marina Boscaino
Il mondo alla rovescia non è una favola di Gianni Rodari; il mondo alla rovescia
è qualcosa di molto meno intelligente, anzi è qualcosa di decisamente cretino.
Il mondo alla rovescia è qui, nel nostro mondo, nel nostro Paese. Il mondo alla
rovescia ce lo raccontano – tra tanti - due fatti di cronaca, in due luoghi
diversi. È quel mondo opaco, meschino, in cui parole grandi come “scuola” e idee
grandi, come tutto ciò che dietro quella parola c’è (in termini di storia, di
conquista di civiltà, di lotte, di progresso), si polverizzano stancamente,
svogliatamente, tristemente. Da infinitamente grandi divengono infinitamente
piccole. Etichette vuote, insignificanti, parole come tante, dimentiche anche
del loro glorioso passato. Diventano neutre, zone franche in cui –
contraddittoriamente – è possibile mettere in scena l’idiozia. Di un singolo
individuo o del sistema, poco importa. Quello che importa è che alle invasioni
barbariche, al sonno della ragione, al tramonto della civiltà ci si oppone (se
ci si oppone) con timidi bisbigli: urlare, di questi tempi, è ritenuto
evidentemente poco chic e un tantino demodé. E così il mondo alla rovescia va
avanti.
Daria è figlia di una donna delle pulizie ad ore e di un saldatore. Vive a
Napoli, viene dall’Ucraina. A scuola è bravissima; del resto ha già conseguito
un titolo di studio nel suo Paese; e poi parla 6 lingue. Ma – c’è sempre un
piccolo ma, in queste storie sofferenti e dignitose – Daria non ha il codice
fiscale. E la nostra Maria Stella ci ha rivelato nientemeno che il 22 maggio,
con apposita circolare, che senza codice fiscale non si può sostenere l’esame di
Stato. Daria è clandestina. E non importa che i suoi genitori non rubino, non
stuprino (anche se non siamo sicuri che non mangino i bambini, data la
provenienza; certi vizi sono difficili a tramontare); non importa se certamente
stanno disperatamente tentando di non dare adito ad alcun equivoco, se sono
onesti, se lavorano come due muli e stanno facendo grandi sacrifici per
mantenere la figlia al liceo Margherita di Savoia. In questo strano Paese –
immagine del mondo alla rovescia; in questo strano conflitto di interessi tra
le due parole d’ordine del nostro illuminato governo (sicurezza e merito) la
spuntano l’idiozia e l’inciviltà; e chi ci rimette è Daria. Daria che, con la
sua storia, ci dimostra che la scuola non è davvero “aperta a tutti”. Daria che
– nonostante il gap di una nascita non precisamente fortunata – ha trovato
determinazione, coraggio, intelligenza, energia, dignità per andare oltre e
credere che compito della Repubblica sia davvero quello di “rimuovere gli
ostacoli”. Nel mondo alla rovescia alcune persone si stanno occupando di
dissuaderla, di scoraggiarla dal coltivare illusioni così velleitarie. Altre
stanno lentamente metabolizzando – senza gli scossoni dell’indignazione e dello
scandalo – il divorzio tra la parola scuola e tante idee civili che eravamo
abituati ad incorporare ad essa.
Nel mondo alla rovescia vive anche K.Y. di Casablanca, che da circa un anno e
mezzo abita a Torino. Appassionata e competente egittologa è riuscita a farsi
assumere presso il “secondo museo al mondo dopo quello del Cairo” come addetta
alle sale espositive: la ragazza, 31 anni, oltre alla specifica specializzazione
e ad una laurea può vantare la perfetta conoscenza di 5 lingue. Nel mondo alla
rovescia Marco Pesola, preside di una scuola media di Bari, davanti alla sua
scolaresca composta di 40 ragazzini e al personale allibito del museo, ha potuto
sciorinare un repertorio razzista e xenofobo degno dei più beceri seguaci del
senatùr: “Io parlo soltanto con i miei pari grado; lei se ne torni dai suoi
fratelli in Egitto” (K.Y. è marocchina)… “Ragazzi, venite, allontaniamoci dalla
mummia”. E giù minacce, compresa quella di “far licenziare” la donna. Nel mondo
alla rovescia questo indegno comportamento avrebbe potuto essere alimentato da
qualunque situazione: si tratta, per l’appunto, di un mondo alla rovescia. Ma la
conferma di quanto il nostro mondo sia alla rovescia risiede nel fatto che, nel
caso specifico, la colpa di K.Y. , oltre a quella di avere presumibilmente la
pelle un po’ scura, è stata quella di pretendere il rispetto di un turno di
prenotazione: l’”educatore” Pesola, forte della sua mancanza di prenotazione,
pretendeva – facendo leva sull’ “anello debole” a pigmentazione differente, lui,
italico purosangue – che i suoi alunni passassero prima degli altri. Nel mondo
alla rovescia l’arroganza e l’arbitrio, il maschilismo, la furberia, la
rivendicazione di diritti scritti da nessuna parte eppure pretesi, quasi a
suggello di una legge mandata a memoria nei secoli e perciò vigente (quella che
dice la superiorità di un essere umano sull’altro semplicemente per il diverso
colore della pelle) vincono sull’educazione; sull’incauta pretesa che le regole
vengano rispettate; e stigmatizzano con boria e acrimonia l’ostinata violazione
del tacito, rigoroso decalogo scritto con inchiostro simpatico, ma stampato
indelebilmente nelle menti ottuse dei cretini. Il problema dei problemi è se a
quei cretini si richiede – per funzione, per mandato e per uno strano
paradossale equivoco – di garantire attraverso gli strumenti della cultura,
della cittadinanza, delle regole la “rimozione degli ostacoli” e l’uguaglianza
di tutti i cittadini. O se il popolo dà mandato ad un governo che non ha nel suo
DNA il rispetto di quei paradigmi imprescindibili. Il corto circuito che si
produce quando ciò avviene è straordinario. Perché il luogo e gli agenti
dell’inclusione e delle pari opportunità, dell’emancipazione e della crescita si
trasformano – come nei casi di Napoli e di Torino - nei più intransigenti
negatori di quei principi. E il mondo va sempre più alla rovescia.