28.07.2003
E' Berlusconia, Watson
Ovvero: a proposito del rapporto di sintesi sulla sperimentazione
di Aristarco Ammazzacaffè
Un gesto affettuoso
La relazione di sintesi sulla sperimentazione di quest'anno nella scuola dellinfanzia e primaria penso costituisca un gesto di affetto e considerazione nei confronti della Ministra; se non la si scriveva certo nessuno ne avrebbe avvertito l'assenza, esattamente come, dopo la pubblicazione, la presenza. Ma è stata importante per la Signora Moratti. La quale ha potuto trovarvi conferma definitiva che, nonostante tutto, la riforma va avanti; anche se in direzione opposta alle attese delle scuole: ma non si può avere tutto.
E, in tal modo, lei ne può parlare e fare dei begli spot che le piacciono tanto; così fa anche un favore al suo presidente che può guadagnarci su.
Ma la lettura delle 20 e passa pagine non procura piacere solo alla Ministra; mette allegria a chiunque si interessa di scuola primaria e non solo, perché lo fa sentire precursore, sperimentalista, innovatore e fa anche dire / e cantare a tanti: / se questa è la riforma / io sto più avanti?
La si legge come un giallo, questa relazione, e non si vede l'ora di arrivare alla fine per scoprire effettivamente chi ha fatto che cosa e in base a quale ipotesi. Anche se a conclusione di una prima lettura si ha limpressione che tutto sia un po lasciato ancora nel vago.
Non si capisce infatti, in questa operazione - che, con un forte senso del ludico, gli estensori si ostinano in tutta la relazione a definire "sperimentale", quali siano stati gli esiti e la loro significatività.
Le categorie giuste
Ma linterrogativo scompare appena si apprende che gli autori della Sintesi hanno scelto, a loro insaputa, l'approccio che in qualche punto hanno definito "qualitativo"; la qual cosa significa che, non avendo dati, i risultati positivi si possono sempre inventare. Anche perché, a voler cercare l'ipotesi sperimentale e gli esiti, ci si trova come un pierino nel pagliaio a cercar l'ago.
Tanto che alla fine le categorie interpretative che prevalgono possono essere ricondotte a quelle ormai classiche: del "forse che sì, forse che no" o del "così è se vi pare"; ma si fa abbondante uso anche di quelle dell'"aria fritta" e del "falso dautore" (e poco pudore), cui si ricorre spessissimo in tutta la relazione per finalità che solo i furbi non capiscono.
A dire il vero però, non tutto è indeterminato. Sappiamo che le scuole coinvolte, sono state ben 251 (su 5 mila, più di 5 mila ?), delle quali sono private oltre il 30%; 30% che costituisce a sua volta e ovviamente - una percentuale ben consistente delle scuole dellinfanzia ed elementari paritarie a livello nazionale: praticamente una sperimentazione che, se falliva, c'era il rischio che le private non prendessero più un soldo dalla ministra, che si sarebbe offesa se non ci stavano.
Un vero campione
E queste 251 scuole sono diventate miracolosamente
"campione", in omaggio all'ideologia americana del "we are the
champions".
Ma la significatività, oltre che nel numero, è nel gioco interno dei vari segmenti.
Praticamente un tutto compatto (le 251 scuole) che si sfrange e si ricompatta, si divide e
si moltiplica, si somma e si sottrae in un caleidoscopio quasi metafisico dove la parola
è tutto e laritmetica un'opinione. E la realtà un'invocazione. O, se preferite e
vi piaccion le rime, un'invenzione.
Repertorio di stili
Che la parola sia tutto, lo dimostra la varietà degli stili che la relazione sapientemente utilizza. Prevale quello descrittivo-favolistico, ma non mancano esempi di stile epico, come quando si parla del "portfolio". A proposito del quale (cap.7 ) si dice testualmente che "è diventato opera corale, multiprospettica, intersoggettiva" nella quale " Il racconto del bambino ( ) - una sorta di ritratto in cui raccontare lidea di sé [sic!], il rapporto col sapere [sic! sic!] ha sollecitato una riflessione sullesperienza vissuta, favorendo lautovalutazione e la consapevolezza della propria identità" [sic! sic!,sic!]. (Una considerazione metafisica: pensate a cosa noi adulti ci perdiamo a non averci letà giusta per questa sperimentazione. Quanti problemi in meno personalmente avrei avuto, soprattutto rispetto allidentità).
O esempi di abbandono lirico e di partecipazione emotiva, come quando si parla dell'alfabetizzazione informatica (cap.9) e dei mezzi multimediali: "Sono i compagni di gioco preferiti ( ) vicini per tutto l'arco della giornata; segnano le azioni del mattino e li seguano ovunque si trovano" (più che gli angeli custodi); e non solo compagni di gioco, ma addirittura "amici dai quali difficilmente si separano"; e che voi ci crediate o no, proprio grazie ad essi, i ragazzi della sperimentazione "hanno potuto sviluppare la propria autostima". (Creando preoccupazione e problemi dicono - tra gli psicologi dell'età evolutiva che hanno visto restringere il loro business).
Un altro esempio di stile simil-lirico è dove si parla dei docenti coinvolti (cap. 12). Di questi si dice che "le motivazioni e la tensione educativa sono andati sempre più aumentando positivamente di intensità lasciandosi definitivamente alle spalle esitazioni e dubbi ". (A tal proposito devo confessare che ho cercato di configurarmi mentalmente una "tensione educativa" che "aumenti" negativamente di intensità: e devo dire che la mia mente non ha retto: complice il caldo, tilt assoluto ).
Una curvatura teneramente elegiaca della scrittura si coglie anche a proposito della relazione degli alunni che hanno sperimentato lanticipo, detti con molta efficacia lessicale "gli anticipatari", con i loro compagni più grandi, chiamati affettuosamente "i più grandicelli"; relazione che scrivono - "è stata improntata prevalentemente allaiuto e al tutoraggio"; impresa grande e difficile, che, in questa messa in scena (cè, ovvio, tanta considerazione in questa definizione), è a volerci credere - felicemente riuscita.
E poteva mancare lo stile comico ? (Tipologia: comicità involontaria, alla Charlot, la più efficace). Come quando parla delle "due esperienze più stimolanti di questo anno: il Divertinglese e l'aula virtuale". Che ora si ripropongono come scoperte (meglio tardi che mai) dell'anno zero (in profitto) della riforma Moratti.
Bazzecole
Per cui, uno alla fine, dopo il divertimento di oltre 20 pagine, si chiede, sempre per apprezzare di più e meglio: "Ma cosa effettivamente hanno fatto di diverso le 251 scuole sul piano dei contenuti rispetto ai programmi del 1985? Quali le differenze di prestazioni effettive con le classi che hanno mantenuto il team 3 docenti per 2 classi? Il docente tutor sperimentato è quello di Bertagna e della bozza del decreto legislativo della riforma? E i laboratori, con quali risorse di organico sono state gestiti? E le compresenze, che fine hanno fatto?"
Come si vede, bazzecole, che in prima lettura però non trovano riscontri soddisfacenti.
Eppure nella relazione le risposte ci sono tutte. Basta cercarle. L'operazione "ricerca" può essere favorita se leggete a ritroso, a partire dall'ultima riga dell'ultima pagina, su su a salire prima e a scendere poi e così via di seguito. Ma, per chi segue bene le istruzioni, è possibile trovare già a metà percorso la risposta che non c'è, ché si è persa in mezzo al mare, dove rischia di annegare - se non trova in pompa magna il battello di Bertagna -. (da una filastrocca prodotta in una classe sperimentale e presentata alla ministra che si è commossa).
PS. Ovviamente cè sempre chi gioca comunque a lamentarsi. Tra questi - e ciò ha dellincredibile cè anche lANCI che arriva a esprimere "sconcerto per la superficialità con cui è stata trattata sia lesperienza sperimentale che la relazione interistituzionale". E so anche di qualche collega che, dopo aver letto la relazione, l'ha ritenuta - per pura faziosità - un'offesa al decoro professionale della scuola e all'intelligenza della gente onesta; e si è chiesto addirittura inviperito: Ma in quale paese viviamo?
Personalmente ritengo questultima uscita (non mi pronuncio sulla prima, anche se avrei delle cose da dire del tipo: ma i rossi, comandano ancora loro?) esagitata ed esagerata. Ragioniamo: negli altri atti o provvedimenti prodotti dal Ministero c'è forse di meglio? E allora e senza alcun dubbio: c'è di che essere ottimisti. Basta impiccarsi.
Quanto alla domanda sul paese, la risposta è elementare: "E Berlusconia, Watson".