25.11.2005
Gli spot del MIUR. Riforma, Finanziaria e
INVALSI
di Rodolfo Marchisio
Come sappiamo il MIUR non comunica con le scuole, coi docenti e con chi li rappresenta:
comunica direttamente, mezzo comunicati stampa o interviste in TV , con la gente
(gli elettori).
La scuola non è gestita come una azienda, dove una comunicazione efficace fra chi ci
lavora è una delle chiavi del successo; a volte penso che la Moratti sogni una scuola
senza insegnanti, OOSS e associazioni di genitori. Solo il MIUR e la TV.
Metodo di confronto
Non stupisce quindi che, in una scuola dove da molti mesi non
arrivano le care vecchie circolari del MIUR, dove (cito un Dirigente Scolastico)
"nessuno ci dice niente", si riesca a sapere qualcosa dalla TV o dai giornali.
Per controbattere, punto per punto, le critiche (qualunquiste?) fatte alla Riforma in
piu sedi Istituzionali, il MIUR ha significativamente scelto la via del comunicato stampa: la prossima volta affitterà
una pagina sul giornale, con la difficoltà che i 3 giornali piu diffusi sono
considerati "ostili" e quelli filogovernativi non li legge nessuno.
A parte il metodo ("è stato erroneamente
sostenuto"
."Il MIUR risponde"), nel merito lo spot si arrampica
talora sui vetri, talora dice cose palesemente deformate: non si puo sostenere che
le 40 (lunghe) ore con mensa e dopo mensa (eventualmente esternalizzabili: dati a
cooperative esterne a pagamento, ad esempio ) siano la stessa cosa del Tempo pieno o
prolungato.
Chi lo dice non conosce la pedagogia e la scuola.
Come non si può ragionevolmente sostenere che tutti i miliardi non investiti per la
scuola saranno investiti in seguito: da chi? Dai futuri governi?
Ma il fatto è che uno spot deve affermare e convincere, non dimostrare in modo articolato
e completo.
La finanziaria
Anche il carrozzone della finanziaria contiene spot sulla scuola:
significativo quello del mancato finanziamento per i libri di testo, ma dellennesimo
aiutino alle scuole private, da anni in crisi di alunni e, se fossimo in regime di libero
mercato, destinate a chiudere.
Come hanno già fatto 300 scuole superiori cattoliche su 900. Ma le lamentele continuano.
"L'intervento della Finanziaria 2006 appare dunque quanto
mai propizio, anche se Antonio Perrone, presidente della Fidae, non si accontenta. E
ricorda al governo l'impegno assunto nel 2001: garantire la piena parità con le scuole
statali. ´Quello di cui abbiamo bisogno', spiega Perrone, ´è che la scuola privata sia
a costo zero, come quella statale, solo così si garantisce la libera scelta delle
famiglie già prevista dalla legge n. 62/2000'. L'Agesc, l'associazione genitori scuole
cattoliche, rincara la dose: in questi anni ´non è stato fatto a sufficienza per ridurre
gli ostacoli economici che continuano a limitare le famiglie italiane nell'esercizio del
loro diritto primario di educare i figli Tratto da Italia oggi
Laltra sera il TG 1 diceva che nella finanziaria erano contenuti aiuti per oltre 100
euro alle famiglie che iscrivevano i figli alle materne. Omettendo di aggiungere
"private" e di dire che il finanziamento vale anche per gli altri ordini di
scuola.
Ma si sa, siamo in campagna elettorale
LINVALSI
Anche sul contestato INVALSI una presentazione spot.
Una riflessione
Ci sono però elementi su cui riflettere in modo critico:
a) il MIUR agisce spesso in violazione della
autonomia delle scuole (programmi, INVALSI, offerta formativa, oggi portfolio ecc
)
che usa come cestino in cui scaricare tutti i problemi che crea e che non può/vuole
risolvere. Salvo attuare controlli a tappeto su tutto.
Se rispettiamo la norma, le opzionalità famose che i genitori dovrebbero
scegliere, sono oggi già tutte determinate dallobbligo di mantenere le cattedre
previsto dalla legge e dalla impossibilità di fare compresenze/laboratori sulle ore
obbligatorie curricolari. Sarà peggio il prossimo anno quando il reintegro,
previsto dalla Riforma del secondo ciclo, di 33 ore di Tecnologia e della terza ora di
Inglese fra le obbligatorie (che salgono a 29) ridurrà a 4 le opzionali possibili. Quando
poi, lanno successivo, inizierà la possibilità di chiedere 5 ore di Inglese
obbligatorie e la terza lingua verrà espulsa fra le opzionali il Ministero avrà
determinato lorario settimanale, con buona pace delle famiglie, del POF e della
autonomia delle scuole.
b) Il MIUR ha violato e viola la libertà di insegnamento e le scelte connesse (programmazioni, libri di testo, valutazione ecc..)
E la prima volta che un Ministro detta alle case editrici lindice dei libri e con esso i programmi delle singole materie (ma non era finita la "scuola dei programmi"?)
Detto questo
non possiamo continuare a sostenere una linea di difesa contro la
Riforma (dai libri di testo, allINVALSI, al tutor, al portfolio, allautonomia)
sulle delibere del Collegio, che si appoggiano sulla legge che dà lautonomia alle
scuole. Né si può sostenere che tutto quanto non condividiamo della Riforma non abbia
valore di legge.
Non lo dicono gli spot del MIUR: lo dicono il buon senso e la Corte Costituzionale (luglio
2005)..
Cè molta confusione nella Riforma, improvvisazione e insieme un disegno di
normalizzazione forzata a destra.
Ci sono misteri e pasticci: che fine hanno fatto gli scarsi risultati della Commissione
dei saggi? Avevano reintrodotto Darwin e una ipotesi di evoluzione. Della storia non si sa
nulla e si legge (dove non cè trasparenza dobbiamo affidarci ai giornali e ai
"si dice") che, tornate in mano ai politici, le indicazioni nazionali siano
state nuovamente modificate.
A parte questo (purtroppo) la Riforma , come molte altre cose è una legge dello
Stato, confermata, nelle linee piu generali, dalla Corte Costituzionale. Non mi
piace e non mi ci rassegno, ma credo che sia necessario lo stesso atteggiamento che usa il
Presidente della Repubblica di fronte a leggi che non approva politicamente: non
delegittimare il Parlamento, anche quando non ne condivide il lavoro.
In altre parole credo che la strada piu corretta (e diretta) sia quella che prende
atto di una legge che fa a pugni con le nostre convinzioni e la nostra coscienza e
anziché negare che esista, obietta, si oppone consapevolmente a quella legge, anche
evitando o rifiutandosi di applicarla ed aprendo un contenzioso (nel confuso contesto
normativo esistente: sicuramente ci sono leggi in contrasto fra loro).
Una delibera del Collegio, la posizione dei docenti, allora, spesso non sono un problema
giuridico, ma politico. Di lotta politica.