Direzione didattica di Pavone Canavese

16.11.2004

La Diocesi di Milano "bacchetta" i dirigenti scolastici
di Federico Niccoli
(da www.scuolaoggi.org del 13.11.2004)

Dopo i vari capi dipartimento e direttori generali del Miur , è scesa in campo anche la Curia Arcivescovile a raccomandare ai dirigenti scolastici un puntuale, dal suo punto di vista, adempimento delle norme che regolamentano l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole.

Dico subito, e senza alcuna ironia, che l’intervento della Curia è , se non del tutto giustificabile, perfettamente comprensibile in quanto l’Archidiocesi di Milano difende strenuamente un proprio territorio, che ritiene minacciato.

La Curia esplicitamente manifesta, dopo l’intervento del Cardinale Tettamanzi, la legittima preoccupazione soprattutto per l’aumento nelle scuole superiori del fenomeno della non avvalenza (testuale : detto così, però, sembra quasi una malattia!) e cerca di correre ai ripari , spronando soavemente (la classe non è acqua!) i dirigenti scolastici, alcuni dei quali avrebbero agito a sfavore dell’Insegnamento della Religione Cattolica, a recuperare lo spirito di appoggio e interessamento a tale insegnamento ed ai suoi insegnanti.

I dirigenti diventino, in altre parole, i tutor di questo insegnamento opzionale !

Quali sono i peccati, alcuni di azione altri di omissione, imputabili ai dirigenti scolastici anomali?

• alcune scuole e relative dirigenze permetterebbero, anche con estrema facilità, la scelta circa l’IRC dopo l’atto dell’iscrizione all’inizio di ogni ciclo o addirittura consentirebbero , a gennaio, di cambiare la decisione già sottoscritta. Se questo avviene veramente, fa benissimo il responsabile del servizio IRC a lamentarsi, perché le norme non ammettono dubbi in proposito
• alcune scuole e relative dirigenze adotterebbero orari di insegnamento dell’IRC particolarmente penalizzanti, perché dislocherebbero la disciplina alle prime e alle ultime ore. Il responsabile IRC non lo dice esplicitamente, ma intende esprimere il proprio disappunto, perché una collocazione oraria prime/ultime ore farebbe aumentare nella famiglie la voglia di non avvalenza. Anche in questo caso la lamentale sarebbe perfettamente lecita. Un problema analogo , a parti rovesciate, esiste tra i tifosi della riforma Moratti che non solo vogliono a tutti i costi la distinzione secca tra attività obbligatorie e attività facoltative, ma pretendono una collocazione oraria dell’area della facoltatività, ad esempio, al venerdì pomeriggio.
• "la scelta dell’alternativa va effettuata solo dopo aver constatato la scelta di non avvalersi da parte dello studente" . In questo caso, a me pare che la pretesa sia eccessiva. Soprattutto da parte di chi esalta in tutti i modi possibili il ruolo determinante della famiglia nella formazione scolastica dei figli. Una istituzione scolastica autonoma che si rispetti non può presentare agli utenti, in vista di una scelta responsabile, un programma che c’è (l’insegnamento della religione cattolica, ben definito ed articolato in tutte le sue parti) ed uno che non c’è (l’attività alternativa all’IRC), ma che ci sarà dopo che i non avvalentisi avranno effettuato una scelta al buio.

Un commento, involontariamente malizioso, del responsabile IRC ai programmi sperimentali ci fa sapere che la non avvalenza, in buona sostanza, dovrebbe essere esercitata solo quando gli studenti raggiungeranno l’abilità critica di saper elaborare e giustificare le proprie scelte esistenziali, in rapporto alla conoscenza della religione cristiana e dei suoi valori. In fondo, quale bisogno ci sarebbe di scelte alternative se, come ha detto il Cardinale ""nell’ambito dell’insegnamento della religione cattolica è corretto far conoscere anche i principi fondamentali delle altre fedi" ?