Direzione didattica di Pavone Canavese

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08.02.2004


Sulle modifiche ai programmi di storia
nella scuola elementare
Scambio di lettere fra il prof. Ivo Mattozzi (Associazione Clio92)
ed il prof. Bertagna

 

Bologna, 06/01/2004

Gentile prof. Bertagna,

siamo insegnanti e ricercatori e ricercatrici sulla didattica della Storia aderenti alla associazione "Clio ’92". Abbiamo svolto un seminario a Bellaria nei giorni 6-7-8 dicembre 2003 per analizzare i materiali di fonte MIUR finalizzati alla applicazione della Legge 53/2003, per quanto concerne la disciplina Storia nella scuola primaria, e contenuti nei documenti seguenti:

- Raccomandazioni
- Indicazioni nazionali
- Profilo educativo dello studente alla fine del primo ciclo.

Abbiamo rilevato molte contraddizioni tra i diversi documenti come se fossero stati concepiti e scritti da menti diverse. Ci teniamo a segnalarle a lei poiché non sappiamo chi altro responsabile ministeriale potrebbe avere la sensibilità di comprendere i nostri argomenti.

Abbiamo rilevato

1. che le"Raccomandazioni", sia nella parte generale che in quella riferita alla Storia, raccolgono gran parte della riflessione di carattere epistemologico, metodologico e didattico, maturata dalla comunità scientifica dei docenti e ricercatori di Storia negli ultimi 20 anni. Nonostante ciò, non vi si ravvisano riferimenti alle strategie modulari nell’organizzazione delle unità di apprendimento, pur essendo le prime già da tempo patrimonio acquisito nell’esperienza didattica nei vari ordini di scuola; né, inoltre, si trovano enunciate le modalità didattiche finora elaborate, sperimentate e sedimentate nell’insegnamento della Storia;

2. che le "Indicazioni" per la Storia risultano in gran parte incongruenti con gli enunciati delle "Raccomandazioni", tradendone più volte l’impianto epistemologico, in quanto vengono enunciate come sequenza gerarchica di capacità/competenze e contenuti da raggiungere in modo avulso da una coerente mediazione metodologico/didattica, nonché mancanti di quel filo conduttore che mantenga ed intrecci, dalla prima classe al secondo biennio della scuola elementare, premesse e sviluppi dell’impianto curriculare delle operazioni cognitive caratteristiche della disciplina Storia (evento /mutamento /permanenza /durata /periodo /ciclo….). In particolare consideriamo deleteria la scomparsa della dimensione mondiale all’interno dei contenuti per il secondo biennio. Infine non viene considerato lo status della storia quale disciplina sociale, con inevitabili conseguenze sul piano didattico;

3. che le Indicazioni troncano le conoscenze sul passato alla fine dell’impero romano, senza tener conto dell’importanza formativa dell’ intreccio tra conoscenze del passato recente e di quello remoto che è uno dei punti di forza dell’innovazione didattica negli ultimi anni;

4. che il "Profilo educativo", per quanto riguarda le competenze storiche, non esplicita le necessarie connessioni didattiche ed i processi di continuità nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola media;

Alla luce della nostra analisi, l’associazione Clio ’92 – conscia dell’importanza del livello formativo di base per la storia - si impegna a far valere nelle scuole le seguenti scelte strategiche per assicurare una formazione storica coerente con i più recenti e promettenti esiti della riflessione metodologico-didattica:

a) garantire le condizioni di realizzazione dei processi di continuità tra scuola primaria e scuola media, affinché la curriculazione delle capacità/competenze come dei contenuti disciplinari sia un percorso vincolante e dichiarato;

b) sviluppare all’interno degli Istituti una mediazione metodologico-didattica tra "Raccomandazioni" ed "Indicazioni" tramite percorsi di formazione curricolare e l’istituzione per la didattica della storia di commissioni di studio, laboratori e gruppi di lavoro stabili;

c) prevedere, realizzare e proteggere spazi orari adeguati alla Storia quale disciplina fondamentale ed autonoma all’interno dell’organizzazione scolastica;

d) recuperare e restituire dignità alla dimensione sociale della disciplina Storia, sul versante delle sue connessioni interdisciplinari con gli studi sociali e la geografia, finora parti integranti di una sola area;

e) affidare l’insegnamento della disciplina a docenti esperti, che hanno partecipato a corsi di formazione specifici, a gruppi di ricerca ed autoaggiornamento, a laboratori adulti per la didattica della Storia;

f) recuperare e valorizzare nella pratica didattica l’organizzazione in gruppi-classe, gruppi di alunni, laboratori, in un contesto di cooperazione e lavoro di gruppo;

g) valorizzare l’apporto culturale di allievi provenienti da altri paesi;

h) accogliere gli eventuali alunni anticipatari nella prima classe ed accostarli alle premesse didattiche della Storia, assicurando la gradualità necessaria;

i) sollecitare che i nuovi sussidiari vengano redatti tenendo conto delle Raccomandazioni per la storia, piuttosto che delle Indicazioni, al fine di evitare che diventino l’unica modalità di mediazione didattica, per preferirne invece l’uso in un contesto di interazione con altri strumenti ed ambienti di apprendimento (biblioteca di classe; audiovisivi; laboratori di ricerca);

j) favorire e sostenere la realizzazione di unità di apprendimento contenenti tematizzazioni sul passato e sulla storia locale, quale ambito privilegiato foriero di esperienze didattiche formative propedeutiche all’approccio alla storia generale.

Confidiamo che lei voglia tener conto di come potrà essere dannosa l’applicazione della riforma, se nelle scuole si prenderanno in considerazione solo le Indicazioni, mal concepite e scritte peggio nella definizione degli obiettivi specifici: esse sono consigliere di un pessimo insegnamento della storia. Contiamo anche che voglia adoperarsi o per le necessarie correzioni al fine di rendere le Indicazioni coerenti con le Raccomandazioni e rispondenti ai pregi delle soluzioni didattiche più efficaci o per far in modo che le Raccomandazioni non vengano trascurate da insegnanti e dirigenti scolastici che saranno scoraggiati dalla lettura di 140 pagine e le considereranno un insignificante e inutile complemento delle Indicazioni.

Con saluti cordiali

per il direttivo di "Clio ’92", il presidente Ivo Mattozzi


Risposta del prof. Giuseppe Bertagna

Gentile collega,

grazie anzitutto del documento che ho letto con interesse. Purtroppo, nella mail, esprime, nei miei confronti, attese che non sono proprio nelle condizioni di raccogliere. Bisogna che si rivolga al dott. Silvio Criscuoli, direttore generale per gli ordinamenti. Le esprimo invece volentieri la mia opinione che non è di oggi e che ho cercato di giustificare in più interventi. Dopo la legge 59 e soprattutto la legge costituzionale n. 3, personalmente ritengo che il Ministero non sia autorizzato ad emanare documenti normativi prescrittivi che contegano orientamenti ed impostazioni di teoria didattica e pedagogica che vadano oltre il mero dettato della legge e precisamente oltre il dettato delle leggi citate prima e dell'art. 8 del 275. In questa prospettiva, le Indicazioni nazionali non possono essere caricate di funzioni che un tempo svolgevano i vecchi Programmi di insegnamento. Esse, a mio avviso, elencano conoscenze e abilità a cui è poi l'autonomia didattica e di ricerca e sviluppo della scuola e dei docenti ad attribuire una 'forma' didattica e pedagogica. Per questo le Raccomandazioni è giusto che non abbiano né debbano avere un valore prescrittivo, ma solo consiliare e dibattimentale. Ovviamente la scuola e i docenti sono chiamati a 'rendere conto' delle loro scelte alla comunità scientifica e professionale, alle famiglie e agli allievi, alla società. Ma questo è un altro discorso. A meno che la normativa vigente abbia corso troppo e abbia supposto una professionalità dei docenti e un'autonomia delle scuole che in realtà, come lei teme, non esisterebbe. Ma questo è ancora un altro discorso.

Con cordialità

Giuseppe Bertagna

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