16.03.2004
Dalla scuola di base di 7 anni
di Berlinguer al 27+3+10 della Moratti
Siamo forse passati dalla padella alla brace ?
di Girio Marabini
Caro direttore, consentimi di
sottoporre all'attenzione dei lettori di Pavonerisorse
queste brevi considerazioni, con uno stile ruvido e forse frammentario e poco
ordinato, considerazioni di un povero operatore della scuola che, come ogni povero pesce,
non vuole finire sulla padella né sulla brace del pescatore di turno.
1996-1997 gli anni cruciali per la
scuola. Un giorno, le sette del mattino,
stavo facendo il caffè e ascoltavo, come sempre, la radio . Viene data una notizia
inaspettata, come un pugno allo stomaco: il Ministro Berlinguer
ha presentato la nuova riforma della scuola: 6 anni la durata della scuola di base
la scuola media viene cancellata
Nei giorni precedenti nessun segnale in tal senso
Ma come, in Parlamento erano state presentate proposte di
riforma anche da parte della maggioranza che addirittura prevedevano un anno
in più di scuola media, mantenevano intatta la scuola elementare riconoscendone il valore
e limportanza
puntavano alla riforma della scuola secondaria superiore, lunico
tassello che mancava allappello
e adesso invece? Da quali considerazioni filosofiche e pedagogiche
e da quali esperienze proveniva tale riforma, che in un colpo solo spazzava via esperienze
ricche e significative quale quella della scuola elementare,
fiore allocchiello, come allora tutti erano concordi nel ritenere, del nostro
sistema distruzione? Non è dato di sapere. Lunica cosa certa era che si
voleva fare della scuola di base un
contenitore unitario allinsegna del
principio della continuità , dimenticando che anche la
discontinuità è un valore. Il Ministro stesso , in seguito,
rispondeva a questa domanda affermando, più o meno, che la riforma era un mosaico che
andava composto, un tassello alla volta e alla fine avremo avuto il quadro completo. Bastava avere pazienza
Poi la storia e i casi della vita hanno voluto che il Ministro Berlinguer
venisse sostituito proprio nel momento in cui la sua riforma
già modificata dal parlamento (veniva modificato limpianto precedente portando la
scuola di base a sette anni) , con una legge quadro di soli 6 articoli , avrebbe dovuto
aver luce con lemanazione del regolamento dattuazione
Intanto però gli
operatori della scuola hanno dovuto impegnarsi a leggere i documenti prodotti dalla
commissione dei saggi nel frattempo insediata
per produrre i cosiddetti nuovi saperi (quale partecipazione del mondo della scuola nella
loro elaborazione?). Incontri su incontri, ma non si riusciva a vedere la composizione del
mosaico
Quante risorse sono state spese
inutilmente
Del resto era una
riforma che nasceva senza anima
e per questo destinata a naufragare
. Poi
finalmente il Ministro De Mauro presentava il
regolamento dattuazione
Scrivevo su Pavonerisorse
nel mese di aprile 2001 a proposito della riforma dei cicli
voluta dal Ministro Berlinguer, e non conclusa dal ministro De
Mauro: "Che razza di riforma è questa che vuole risolvere il problema della
propria copertura finanziaria sulle spalle delle famiglie, delle scuole, e degli
insegnanti? Che propone, tanto per fare un esempio, di fare il
"salto di classe" per risolvere l'onda anomala ecc... alla faccia della pari
opportunità?
Ma soprattutto che razza di applicazione della riforma è questa che spazza via (al buio)
l'esperienza significativa di una scuola, quella di base elementare e media, fondata sulla
persona e sul saper essere?
Le indicazioni sui nuovi curricoli
sono semplicemente funzionali al lavoro e alla formazione del lavoratore (compito pur
nobile!) non certo all'educazione integrale della persona. Che razza di
applicazione della riforma è poi questa che ha dimenticato la specificità della
storia di ogni uomo: la fanciullezza e la preadolescenza?
E' questa dunque una riforma che
partirà a settembre senza che nessuno degli operatori sappia ad esempio:
Come si vede, fatti i dovuti
distinguo, oggi gli oppositori della riforma Moratti avanzano le stesse perplessità con alcune
varianti:
La legge Berlinguer,
nella stesura definitiva, prevedeva dunque la riduzione di fatto della scuola di base a 7 anni. Mi
domando quali sarebbero state le conseguenze sull'organico del personale docente se
fosse stata applicata tale legge... e soprattutto relativamente alla
formazione dei preadolescenti...
Con lo schema di regolamento,
recante norme in materia di curricoli della scuola di Base predisposto dal Ministro De
Mauro, il monte ore delle discipline e delle attività veniva
strutturato su base pluriennale seguendo l'articolazione della scuola di base :
biennale,triennale, biennale.
Di fatto per ogni anno il curricolo
obbligatorio avrebbe potuto contare su 1000 ore annuali ( 990 se rapportate
alle 33 settimane convenzionali per 30 ore settimanali) di cui 800 circa
rappresentavano la quota obbligatoria nazionale, all'interno della quale andava
assicurato l'insegnamento delle discipline fondamentali ,
compresa la religione cattolica, 200(198 effettive) lasciate all'autonoma determinazione
delle scuole. Infine in relazione a specifiche esigenze
delle famiglie, socioculturali e didattiche, il monte ore della quota annuale
obbligatoria, riservata alle istituzioni scolastiche, poteva essere incrementata fino a
330 ore (di fatto con il tempo dedicato alla mensa)
Nulla si assicurava rispetto alla
prosecuzione delle esperienze del tempo prolungato e del tempo pieno secondo
l'organizzazione didattica propria e al mantenimento del corrispondente organico.
Anzi relativamente
all'organico il documento ministeriale "indirizzi per l'attuazione del
curricolo" (vedi "I curricoli della scuola di base - testi e commenti" a
cura di G.Cerini e I.Fiorin, Tecnodid editrice in collaborazione con Zanichelli
Editore, marzo 2001) affermava necessaria l'integrazione degli insegnanti di scuola
elementare e di scuola media (la riduzione a sette anni del ciclo di istruzione avrebbe
comportato nei fatti un esubero di personale!) . "La loro piena integrazione
avviene...nel triennio centrale, quando, al progressivo passaggio dagli ambiti alle
discipline, l'organico del corpo docente deve prevedere la presenza sia di docenti
provenienti dalla scuola elementare, sia di docenti provenienti dalla scuola
media..."
E a
regime cosa sarebbe successo per il personale in esubero?
Si tenga conto poi - lo evidenzio
solo in modo paradossale- che la riduzione della scuola di base a sette anni avrebbe
ridotto di fatto il tempo scuola degli alunni di almeno
800 ore, non vi pare?
A quel tempo si era levata contro
la riforma e contro tali impostazioni del curricolo solo la voce inascoltata della CISL...
Eravamo dunque sulla padella a
cuocere a fuoco lento...?
E la
legge Moratti?
Scuola dell'infanzia: L'articolo
3, comma 1 del decreto legislativo prevede un orario di funzionamento calcolato su base
annuale, compreso tra 875 e 1700 ore. Rimane affidato all'autonomia organizzativa e
didattica delle istituzioni scolastiche il compito di definire, sulla base dei progetti
educativi, i quadri-orario settimanali e giornalieri compatibili con le risorse di organico assegnate e con le prevalenti richieste delle famiglie
Scuola primaria: Il decreto
legislativo prevede, all'articolo 7, comma 1, che l'orario obbligatorio annuale
delle lezioni nella scuola primaria è di 891 ore che, distribuite su 33 settimane
convenzionali di lezione, corrispondono ad un orario medio
settimanale di 27 ore per tutte le classi, dalla prima alla quinta. Come
per la scuola dell'infanzia, il monte ore di lezione è determinato su base annua, mentre
rimane demandata all'autonomia organizzativa e didattica delle scuole la concreta
articolazione dello stesso durante l.anno, ai sensi del D.P.R.
n. 275/1999. Le istituzioni scolastiche, in relazione
alle prevalenti richieste delle famiglie, tenuto conto delle previsioni del Piano
dell'offerta formativa, organizzano in coerenza con il Profilo e nell'ottica
della personalizzazione dei piani di studio, insegnamenti e attività per ulteriori 99 ore
annue (articolo 7, comma 2), corrispondenti mediamente a 3 ore settimanali, la cui
scelta è facoltativa opzionale per le famiglie degli allievi e la cui frequenza è
gratuita. A queste vanno aggiunte le ore dedicate alla mensa.(Tempo pieno?)
Scuola secondaria di primo
grado: Il decreto legislativo prevede all'articolo 10, comma 1, che l'orario
obbligatorio annuale delle lezioni, nella scuola secondaria di I
grado, è di 891 ore, che, distribuite su 33 settimane convenzionali di lezione,
corrispondono, a regime, ad un orario medio settimanale di 27 ore per tutte le classi,
dalla prima alla terza. (...)Le istituzioni scolastiche, in relazione
alle prevalenti richieste delle famiglie e nell.ottica della personalizzazione dei piani di studio, in coerenza con
il Profilo, organizzano insegnamenti e attività per ulteriori 198 ore annue (articolo
10, comma 2), corrispondenti mediamente a sei ore settimanali. A queste si aggiungano
le ore necessarie per la mensa (tempo prolungato?)
Per l'a.s.
2004/2005 saranno assicurati gli organici attuali del tempo pieno e del tempo
prolungato...
Siamo caduti quindi nella brace?
Ognuno con propria scienza e
coscienza potrà dare una risposta
Ritengo comunque
poco produttiva la polemica scatenata dopo l'approvazione del decreto legislativo
prevalentemente incentrata , almeno da come appare dai resoconti dei media, sulla difesa
del tempo pieno e del tempo prolungato, perché non fondata su una seria riflessione
riguardo alle ragioni filosofiche e pedagogiche che ispirano la riforma , che per
certi aspetti sono diverse da quelle che hanno ispirato la riforma Berlinguer ( si veda a tale proposito il corposo testo
"Le conoscenze fondamentali per l'apprendimento dei Giovani nella scuola
italiana nei prossimi decenni - I materiali della commissione dei saggi" , in Studi e
documenti degli Annali della Pubblica Istruzione , Le Monnier - 1997).
Avrei potuto capire infatti una lotta ed una opposizione che riprendesse le ragioni
della legge 30 del 2000 e dei documenti collegati; avrei potuto capire una opposizione
fondata su argomenti ideali , su visioni pedagogiche diverse . Non è sufficiente la sola
denuncia dei rischi derivanti dalla personalizzazione dei piani
di studio... perché troppo generica e non documentata. Sarebbe necessaria, al contrario
una seria discussione sulle fondamenta della riforma. In particolare :
Come si vede il
terreno di discussione potrebbe essere vasto ed articolato.
La verità è che, purtroppo, come
la riforma dei cicli proposta da Berlinguer,
così questa riforma è stata voluta non da tutti ma solo da una maggioranza
al governo, e per questo sconta il proprio peccato originale. Il Bipolarismo politico ha
portato come conseguenza il bipolarismo delle coscienze: scarsa
è la possibilità di dialogo e di confronto.
Ma... di
fronte a questa situazione, a riforme che si avvicendano nell'arco di pochi anni quale
può essere l'atteggiamento del "popolo della scuola"che non é e non deve
essere il "popolo della destra" o il "popolo della sinistra"?
Deve sperare,forse,
che il Ministro ritiri il decreto legislativo di attuazione della riforma, che è stato
sottoposto al vaglio delle autonomie locali e che ha ottenuto il via libera dal
Parlamento? Deve sperare che il governo Berlusconi , sotto l'impeto delle manifestazioni di piazza e degli scioperi
generali, possa cadere e sia possibile così tornare finalmente alle urne?
Dovrà attendere le nuove elezioni, la formazione di un nuovo governo, magari di centro
sinistra, e l'avvento di un nuovo Ministro che ripristini la legge 30/2000 o proponga una nuova legge? Dovremo attendere quindi la costituzione di
una nuova commissione di saggi?
Ma tutto
questo sarà possibile per il prossimo settembre?
Non è la
situazione del 2001, occorre prenderne atto.
E allora, non avendo la
presunzione di interpretare i sentimenti del "popolo della scuola", esprimo solo il mio sentire: dobbiamo fondare la nostra azione
sulle "cose certe", lo dobbiamo ai nostri alunni per assicurare la loro
crescita, per assecondare il loro progetto di vita.
E sono
per ora una certezza:
Non possiamo dimenticare, inoltre,
tra le "cose certe" le migliori pratiche già sperimentate grazie all'autonomia
scolastica, per la quale dobbiamo essere grati al Ministro Berlinguer
che la volle con forza.
Già in passato, infatti, in
numerose esperienze erano state avanzate ipotesi
progettuali che cercavano di fornire possibili articolazioni organizzative di una scuola
di base, che volesse completare e coniugare il curricolo ministeriale con attività
scolastiche di integrazione e attività di "scuola aperta" nel pomeriggio scelte
elettivamente e non obbligatoriamente dagli alunni
Gli obiettivi che si volevano
raggiungere possono essere così sintetizzati:
In alcuni progetti
relativi alla scuola media l'organizzazione era la seguente, molto simile a quelle
previste da entrambe le leggi di riforma:
Area comune di base ;
il momento dellinsegnamento disciplinare che mira a dare competenze, a far
emergere capacità ed attitudini ad
insegnare ad apprendere.
L'insegnamento curricolare
viene reso più agile, mira alla qualità piuttosto che alla quantità delle
informazioni. Esso viene in qualche modo "liberato" dalla
sovrapposizione
di attività progettuali o integrative;
Area integrativa obbligatoria con attività proposte sulla base della diagnosi
formulata dal Consiglio di Classe, sentite le richieste delle famiglie, nellambito
delle scelte organizzative del Collegio dei Docenti
Area del recupero e potenziamento obbligatoria per
gruppi di alunni
Area integrativa facoltativa ed opzionale Interventi integrativi pomeridiani per
tutti gli alunni. Tali interventi erano offerti agli utenti che potevano utilizzarli tutti,in parte o nessuno.
Quale altro atteggiamento ci è, dunque ,dato nell'immediato come operatori della scuola, per
dissipare "le nebbie" e mantenere la rotta, se non quello di riflettere
sui documenti con un attento lavoro per recepirne gli aspetti migliori , per rimuoverne
nella pratica didattica le negatività evidenti?
Quale altro atteggiamento ci è dato a difesa della scuola statale (non uso il termine
pubblica perché in esso, come tutti sanno, per espressa previsione normativa va
compresa anche la scuola paritaria) ?