09.10.2005
Ma il portfolio è di destra o di sinistra ?
In data 8 ottobre abbiamo
rilanciato la notizia di un interessante convegno organizzato dal Comune di Forli.
La notizia era legata ad un nostro "sassolino".
L'Assessore all'Istruzione del Comune di Forlì, Loretta Lega, ci ha inviato oggi una sua
cortese precisazione.
Gliene siamo vivamente grati perchè in questo modo si alimentano il dibattito e il
confronto.
Mi permetto solo una piccola annotazione: condivido in toto le osservazioni
dell'Assessore; in particolar modo condivido il fatto che il portfolio non è nè di
destra nè di sinistra: sono convinto che la sua collocazione politica dipenda da come lo
si costruisce e lo si usa. Ed è proprio per questo che non mi sembra molto condivisibile
la posizione di una parte non del tutto marghinale dello schieramento anti-morattiano
secondo cui il portfolio va abrogato insieme a tutto l'armamentario della legge 53. (r.p.)
Gentile prof. Reginaldo Palermo,
ho visto il suo
rilancio in rete del Convegno che si svolgerà a Forlì nei giorni 21 e 22 ottobre 2005 e
mi pare che sia stato dato allo stesso una interpretazione "giornalistica" che
va oltre le intenzioni dei promotori (lAssessorato alle politiche educative, che
rappresento, ed il Centro di documentazione degli apprendimenti, che è la struttura
operativa del Comune di Forlì per il supporto formativo alle scuole del territorio).
Non volevamo certo marcare una adesione acritica al linguaggio ed agli oggetti
dellultima riforma, ma semplicemente raccogliere esigenze e domande di chiarimento
(numerose) provenienti dagli operatori dei diversi livelli scolastici, spesso alle prese
con innovazioni vissute in termini di adempimento burocratico piuttosto che di ricerca
pedagogica aperta e pluralistica. In questi mesi nel territorio forlivese, a cura del
Centro di documentazione-CDA, sono stati sviluppati numerosi percorsi di formazione,
dintesa con le scuole, su aspetti qualificanti dellattività didattica: le
caratteristiche di un buon apprendimento, le difficoltà del fare scuola, il sostegno allo
studio ed alla motivazione, le forme di documentazione e valutazione (piuttosto che il
semplice port-folio).
Come si vede si
tratta di questioni che vanno ben oltre il "lessico della riforma" (anzi,
disturba questo insistenza dei documenti ufficiali del Ministero di voler accreditare un
pensiero pedagogico unico) e che intendono affrontare nodi reali del futuro della nostra
scuola. Alcuni temi possono incrociarsi anche con le questioni poste dal legislatore in
questi anni (secondo noi impropriamente e senza alcune vera partecipazione dal basso), ma
lobiettivo è di andare oltre, non certo di puntellare una riforma di per sé
traballante, ma di aprire spazi di autonomia e di ricerca nella scuola. In questo senso,
il port-folio non è né di destra o di sinistra (sarebbe troppo facile affrontare le
riforme della scuola con facili battute e slogan), ma può rappresentare un "oggetto
analizzatore" di una certa idea di scuola, di apprendimento, di rapporto con i
genitori. Ed i rischi certamente ci sono anche nel port-folio.
Dalle prime ricerche effettuate, di cui vorremmo dar conto nel prossimo convegno
forlivese, esce consolidata lidea di un portfolio come strumento utile per
documentare la formazione, lidentità, il processo di apprendimento degli allievi
(per questo abbiamo lavorato soprattutto nella scuola dei piccoli, ove esiste già una
lunga tradizione di "monografie, biografie, carte didentità, valigie" per
non perdere conoscenza e identità nel passaggio da un ordine scolastico allaltro).
Non ci convince invece lindicazione normativa ufficiale (negli allegati al D.lvo
59/2004) che vede nel port-folio un nuovo strumento di valutazione, con tutti i rischi di
una intrusione nella privacy dellallievo e della famiglia (come ci richiama il
garante della privacy, problema cui dedicheremo una sessione del convegno), o di uno
strumento magari raffinato- di predizione del futuro scolastico di ogni allievo o,
ancora peggio, di precoce "sanzione" e "canalizzazione" dei destini
sociali dei ragazzi.
Vorremmo far respirare il tema del port-folio in una ottica europea, di riflessione
sullapprendimento, sulle condizioni migliori per favorire lautonomia degli
allievi, la loro capacità di rendersi conto dei processi di formazione. Una prospettiva,
dunque, di autovalutazione, di supporto al miglioramento, di trasparente comunicazione
alle famiglie (ma il portfolio va visto soprattutto come uno strumento che responsabilizza
lallievo e quindi come un "suo" strumento formativo).
Tutto questo centra assai poco con la riforma Moratti; di portf-folio non si parla nella
legge 53/2003, se ne parla invece nei documenti europei degli anni 90, nelle
ricerche più accreditate doltreoceano, nella legislazione italiana sulla formazione
professionale e degli adulti (con un richiamo al "libretto formativo" anche
nella legge Bastico, la legge regionale n. 12/2003 dellEmilia-Romagna, impugnata
inutilmente dal ministro Moratti di fronte alla Corte Costituzionale).
Non ci facciamo certo impressionale dalle parole che vanno e vengono (scheda, libretto
formativo, cartella, port-folio), vorremmo invece riflettere con molta libertà (più di
quella che è concessa oggi dai "guardiani" delle Indicazioni nazionali) sui
bisogni reali dei nostri allievi e sul modo migliore di accompagnarli nel difficile
mestiere di apprendere, conoscere e crescere.
Con cordialità
Loretta Lega
Assessore alle Politiche Educative del Comune di Forlì
Il sassolino dell'8 ottobre 2005
Arriva da uno dei Comuni più
anti-morattiani dItalia la proposta di parlare e riflettere su uno dei cardini della
riforma del primo ciclo di istruzione, il portfolio.
Segno che i tempi stanno davvero cambiando.
Il titolo del convegno
promosso dal Comune di Forlì (sindaco Nadia Masini, diessina,
sotto-segretario all'Istruzione ai tempi di De Mauro) è significativo: "Portfolio:
per valutare o per capire ?"
Sembra di capire che lidea di una parte del centro-sinistra non sia affatto quella
di abrogare il portfolio, ma di farne uno strumento utile per capire e per orientare,
eliminando ogni aspetto valutativo e sanzionatorio.
Mi pare che si tratti di un intento nobile, per quanto mi riguarda persino condivisibile.
Peccato che il popolo della scuola stando a quanto dicono gli estensori del
rapporto di ricerca promosso dalle Associazioni che fanno capo al "Tavolo Fermiamo la
Moratti" - stia chiedendo a viva voce di abrogare la legge 53 con tutti i suoi
annessi e connessi (tutor, portfolio, indicazioni nazionali, Uda, OSA, Pecup e che più ne
ha più ne metta).
In tutto ciò, cè qualcosa che non quadra o forse più semplicemente cè il
fatto che nello schieramento anti-morattiano le opinioni stanno incominciando a divergere,
e non poco: e in questo non cè nulla di male, ovviamente.
Basterebbe solo dirlo con maggiore chiarezza.