25.11.2005
Ma siamo sicuri di voler tornare all'era pre-morattiana ?
Abrogare o ri-riformare la Scuola dopo la Moratti? Credo che il dilemma sia poco
significativo e spiego il perché.
Prima di "abrogare" occorre chiarire cosa è stato realmente
"innovato" o, per i contestatori, in cosa si è "indietreggiato".
Spero infatti che gli abrogazionisti intendano "andare avanti" e pertanto si
tratta di riprendere un cammino che, a loro giudizio, è stato interrotto o addirittura è
andato allindietro. Ma è proprio così?
Ho limpressione che a volte tra gli abrogazionisti non ci sia la chiara percezione
di quanta "continuità" ci sia tra lazione dellattuale Ministro e di
quelli precedenti (Berlinguer e De Mauro) per cui si finisce con il proporre
labrogazione
di quanto fatto dai suoi predecessori. Al di là della filosofia
di fondo che unisce le due Riforme (si veda linteressante saggio di Ferratini di
qualche anno fa su "La riforma Berlinguer-Moratti"), non si può trascurare il
fatto che molte delle "novità" attribuite alla Moratti erano presenti nella
Riforma Berlinguer e in parte erano e sono presenti nella Riforma Bassanini (L. 59/97 e
derivati) o nella modifica costituzionale del 2001 del centro-sinistra.
Vogliamo abrogare anche quelli?
Tornando al "nuovo", di nuovo e diverso nella L. 53 cè
effettivamente limpianto "familista" e lo sfondo
"personalistico", nonché un certo confessionalismo che traspare in alcuni
documenti ufficiali della Riforma. A parte questultimo aspetto, francamente da
cancellare, sugli altri due termini si tratta tutto sommato di intendersi. Valorizzare il
ruolo delle famiglie, senza lasciargli la scelta esclusiva sulle ore opzionali o sugli
anticipi, e richiamarsi alla personalizzazione nellinsegnamento-apprendimento senza
arrivare agli eccessi di una certa pedagogia della differenziazione dei risultati, non mi
pare siano principi da cancellare
Sul portfolio il dibattito è aperto, ma credo abbia ragione Cerini quando afferma che del
Portfolio parleremo ancora tra dieci anni e così delle funzioni tutoriali, respinte in
maniera pregiudiziale in nome di una superata concezione dellunicità della funzione
docente, a cui ormai credono in pochi. La pluralità e la differenziazione della figura
docente nella scuola non è stata affermata dalla Moratti, ma è una questione che era
presente già nel dibattito precedente ed era in parte riconosciuta dalle stesse
organizzazioni sindacali (almeno fino allavvento del nuovo Ministro); come pure era
ed è allordine del giorno la valutazione dei docenti, cassata nella precedente
legislatura e neanche riproposta da questo Governo. Semmai bisogna riconoscere a questo
Governo un immobilismo su certe riforme avviate dal centro-sinistra e che erano state
contestate già allora "da sinistra".
Si veda ad esempio la questione della "razionalizzazione" della rete scolastica,
che è stata, si può dire, accantonata dalla Moratti. Questo Ministero non è riuscito a
modificare nemmeno il meccanismo perverso delle supplenze o a far passare il nuovo stato
giuridico dei docenti, che, a parere di chi scrive, è essenziale per definire limiti e
ruoli del sindacato. Quello del sovraccarico dei curricoli e del tempo scuola era una
questione ormai condivisa, tanto è vero che la legge 30/2000 riduceva di un anno il
percorso scolastico e fissava in un massimo di 30 ore lorario settimanale. La
Moratti ha ripresentato, con lavallo dei sindacati, il carico orario precedente,
seppure temperato dalla "facoltatività". Qui concordo sullidea di tornare
a Berlinguer, ma sarà molto difficile che gli abrogazionisti siano daccordo, me ne
rendo conto.
Mi chiedo e chiedo a quanti non si fermano agli slogan: occorre tornare
davvero allobbligo scolastico fino a 16 anni, che per qualcuno andrebbe esteso a 18
(mentre in effetti era 15) ? Era davvero una grande conquista, con il 30% che a 16 anni
aveva appena concluso la III Media?
E li vogliamo costringere tutti a frequentare i licei, quei licei non professionalizzanti
di cui parla non solo la Moratti? Ma se sono "professionalizzanti" che licei
sono?
O si vuole mantenere lo status quo con i 4 canali?
Tutto sommato la Moratti si è limitata a "minacciare"
riforme, che poi o non ha attuato o non è stata in grado di far applicare (la stessa
legge 53 è di fatto in posizione di stallo).
Spero che un Governo di centro-sinistra sia più decisionista in questo settore, che ha
bisogno di vere riforme e non solo di annunci.
Se ci si riferisce al metodo e alle procedure della attività del Ministro, non cè
dubbio che qui si è sfiorato il "pensiero unico", nel senso che tutto quanto è
stato prodotto sul piano pedagogico-didattico è da attribuirsi alla mente fervida di
Bertagna (vero deus ex machina della Riforma) e allazione di un gruppo a lui vicino,
la cui ispirazione filosofico-culturale è di matrice chiaramente cattolica personalistica
con venature "europee" (vedi il tema delle competenze).
Fatto sta che lAmministrazione, questo potente Leviatano nascosto nelle stanze di
viale Trastevere, non si è fatta soggiogare dal "maestro" bergamasco e
attraverso i suoi tentacoli sindacal-confindustriali è riuscita a costruire un
mostriciattolo inguardabile come quello sul secondo ciclo.
Resta la questione delle Indicazioni nazionali, altro "bubbone" da estirpare; ma
daltronde sono pure transitorie!
Non si tratta di documenti legislativi, bensì di atti soggetti a revisione amministrativa
e, come tutte le indicazioni pedagogico-didattiche, modificabili a seconda della filosofia
che le ispira. Certo che vanno ridotti e discussi, onde evitare quello che Tiriticco
chiama lo "tsumani" degli OSA.
A patto che anche qui si capisca che lo "strumento", seppure criticabile,
discende da una normativa precedente alla Riforma, vale a dire dal DPR 275/99, cioè il
Regolamento dellAutonomia. Gli OSA (obiettivi specifici di apprendimento) non li ha
inventati Bertagna, ma si trovano nellart. 8 del DPR, laddove si parla anche di
"personalizzazione" seppur in relazione ad azioni, progetti o accordi
internazionali"
Le attività opzionali non sono nate dalla mente perfida della Moratti, come pure la
flessibilità del gruppo classe, le attività di recupero e potenziamento con gruppi di
livello, di interesse e di compito.
Ho limpressione a volte che non si sia letto con attenzione il Regolamento
dellAutonomia (DPR 275/99) laddove si dice che "agli studenti e alle
famiglie possono essere offerte possibilità di opzione"
Le stesse "Unità di apprendimento" saranno certo nuove nel nome, ma la
scansione del vecchio programma in Unità didattiche o moduli o mappe concettuali erano
allordine del giorno ben prima di Bertagna, salvo che erano poco applicate; come il
richiamo alla centralità dellalunno e al nesso inscindibile
apprendimento-insegnamento o il superamento di una concezione rigida e comportamentistica
della programmazione, sono tutte cose che per chi ha letto minimamente quanto prodotto
dalla letteratura pedagogica e psicologica degli ultimi anni dovrebbero essere ormai
acquisite. Purtroppo non lo sono nella gran parte dei casi e si vorrebbe contrastare il
"nuovo" senza accorgersi che in fondo tanto nuovo non è. A cosa si vuole
mirare: al ritorno alle tranquillizzanti prassi didattiche di un tempo?
Il portfolio andrà certamente rivisto, ma non credo si possa rimpiangere la vecchia scheda, quella "manomessa" da Berlinguer che in un sol giorno azzerò anni di dibattito sulla valutazione e sulle nuove modalità di certificazione. Le pagelle, ancora in uso nelle superiori, nessuno, spero, vorrà ripristinarle.
Penso sarebbe utile cominciare a pensare già da oggi quanto rimarrà valido della Riforma Moratti anche dopo il 2006 e, senza battaglie iconoclaste, ci si adoperi per continuare nellopera di rinnovamento avviata già prima. Ma, come si è dimostrato negli ultimi anni, ho il timore che una gran parte degli abrogazionisti di oggi siano gli stessi contestatori della riforma Berlinguer e della futura riforma del centrosinistra.