La riforma del nostro ordinamento scolastico è una legge dello Stato.
Piaccia o non piaccia essa è stata approvata dopo un iter parlamentare di circa un
anno in via definitiva dal Senato il 12 marzo scorso. Si tratta di una legge
"delega" ovvero di una formula giuridica che tratteggia solo larchitettura
generale "del sistema scuola" e che demanda al Governo attraverso la
formulazione dei decreti attuativi la formulazione definitiva. E
indubbiamente una vittoria "politica" del centro-destra che ha fatto
pesare in Parlamento la sua consistenza numerica e la propria coesione politica ma che
lascia inalterati tutti i dubbi e le perplessità già formulate dalle parti sociali. A
cominciare dalla scomparsa dellobbligo scolastico fino al compimento del
quindicesimo anno di età previsto dalla legge n. 9/99 abrogato dallart. 7 della
legge delega "targata" Moratti che tra le altre cose - ripristina le
vecchie regole di avviamento al lavoro vigenti negli anni 60. Secondo quanto
precisato dalla direzione provinciale di Modena (e ripreso da Italia Oggi del 22 aprile
pag. 34) in una circolare formulata il 18 aprile (
)"lassolvimento
della scuola dellobbligo a partire dal 17 aprile 2003 torna ad essere
inteso con il conseguimento della licenza media o con la frequenza per almeno otto anni
della scuola dellobbligo" (
)". Labrogazione della legge n.
9/99 chiarisce la circolare fa sì che in attesa della completa attuazione
della legge 53/03 (mediante appositi decreti legislativi che verranno emanati nel prossimo
biennio) per (
)"assolvimento della scuola dellobbligo deve ritornare
ad intendersi il conseguimento della licenza media o la frequenza per almeno otto anni di
scuola così come previsto a partire dallanno scolastico 1961/62 (
)"
(cfr. Daniele Circoli - Italia Oggi già citata).
Detto questo chiarisco che lo scopo di questo intervento è quello di
esplicitare in modo sintetico i punti di criticità a parer mio
ravvisabili sui due ordini di scuola a me più conosciuti. La scuola primaria e la
scuola dellinfanzia. Lo farò analizzando gli aspetti più discutibili e
controversi. Ovvero le iscrizioni anticipate e per quanto attiene la scuola
primaria lorario di servizio e il docente tutor.
- orario di servizio
. Secondo indiscrezioni giornalistiche riportate anche dalla
newsletter di Tuttoscuola/Focus del 22 aprile (e non smentite dal MIUR) il docente tutor
dovrebbe svolgere 18/21 ore di lezione frontale. Lipotesi governativa non sembra
tener conto del fatto che lorario di servizio del personale docente è definito
contrattualmente e non con un atto legislativo (per giunta unilaterale). Per la
determinazione dei carichi di lavoro del personale docente, infatti, è necessario rifarsi
ai criteri stabiliti dallart. 60 del d.lgsl. n. 29/93 il quale distingue lorario
di servizio (ovvero il tempo di erogazione del servizio scuola) da quello di lavoro.
Ovvero il tempo effettivamente espletato dai singoli soggetti in conformità
dellorario di servizio stabilito contrattualmente. Per i docenti tale obbligo
contrattuale è costituito dallart. 24 del CCNL del 4 agosto 1995. In tal senso è
formulato laccordo contrattuale di interpretazione autentica siglato tra le parti
sociali il 18 ottobre 2000 che in merito alla flessibilità oraria prevista
dallautonomia scolastica e recepito dallart. 24 del CCNL del 26 maggio 1999
chiarisce che (
)"le modalità organizzative per lesercizio
della funzione docente e larticolazione dellorario di servizio restano
disciplinate dal citato art. 24 del CCNL 4.8.1995 e dai successivi contratti di
interpretazione autentica". In questo mutato contesto lavorativo introdotto
dalla nuova figura professionale non si capisce che fine faranno i seguenti istituti
contrattuali:
- la giornata libera;
- i rientri pomeridiani;
- la compresenza;
- la programmazione settimanale o plurisettimanale.
In altri termini non è chiaro se nel processo riformatore in atto - in
cui si azzerano i moduli e si cancellano dieci anni di scuola elementare - rimarrà
inalterato in questo ordine di scuola - lorario di servizio di 24 ore
settimanali.
- definizione e criteri di nomina dei docenti tutor
. La norma non lo dice ma è un
punto cruciale dalla cui formulazione/definizione sembrano escluse le parti sociali.
Questa controversa nuova figura professionale, oltretutto, sembra dettata
più da ragioni di "contenimento della spesa pubblica" che non da ragioni
culturali e didattiche e porta di fatto al:
- superamento dello spirito e della lettera della Legge 148/90
laddove si enuncia il
principio giuridico della pari dignità giuridica e professionale degli ambiti
disciplinari con conseguente frammentazione dei ruoli che rischia di essere codificato
dalla norma diventando, in tal modo, irreversibile. Il rischio, evidente, è quello della
cristallizzazione gerarchica di ruoli, valori e soggetti abilitati allinsegnamento
delle diverse discipline.
- libri di testo
in rapporto sia ai nuovi programmi (nei quali si dovranno prevedere
delle
"scansioni" regionali decise in ambito locale con la speranza che
non siano dettate da ragioni
"politiche") sia alle nuove discipline
obbligatorie sin dalla prima classe ovvero, inglese e informatica.
Scuola dellinfanzia
Quella degli anticipi nella scuola dellinfanzia è
lultima ma non meno importante questione da affrontare ed è un argomento che ho
affrontato più volte. Sarebbe un errore mortificare la professionalità del personale
docente della scuola dellinfanzia (a cui si chiede è bene rammentarlo
la laurea). Ragione per la quale ribadisco la necessità che almeno lultimo anno di
scuola dellinfanzia diventi obbligatorio al fine di non vanificare il livello di
qualificazione professionale e sociale raggiunto da questo ordine di scuola negli ultimi
decenni.
In questo modo:
- si confermerebbe il no al parere esclusivo (e vincolante) dei genitori in tema di
anticipo scolastico;
- Si contesterebbe il principio giuridico del diritto/dovere (e non più obbligo)
allistruzione inserito nei programmi di riforma in deroga allart. 34 della
Costituzione nel quale i costituenti hanno definito il concetto giuridico di "obbligo"
scolastico e che costituisce allo stato uno dei punti di maggiore attrito
con lopposizione sociale che considera inaccettabile (e costituzionalmente
scorretta) la pretesa governativa di riformulare - con una legge ordinaria per giunta - il
principio di "obbligatorietà scolastica" sancito dal già citato art. 34 della
Costituzione;
- Si affermerebbe un maggiore riconoscimento sociale alla scuola dellinfanzia
statale salvaguardandone il patrimonio pedagogico professionale e culturale e garantendone
di fatto la generalizzazione dellofferta formativa e la concreta
possibilità di frequenza a tutti i minori in età prescolare molti dei quali sono oggi
costretti (per carenza di strutture logistiche e operative) a rivolgersi allofferta
formativa proposta da istituti religiosi e/o privati;
- ne verrebbe affermata la specificità culturale in quanto inserita nel contesto di un
sistema dellistruzione allinterno di un percorso formativo con conseguente
valorizzazione professionale dei docenti ai quali verrebbe richiesta una formazione
universitaria congrua al ruolo educativo richiesto. Va da sé che una siffatta
preparazione universitaria va incentivata e gratificata (anche economicamente) e non
mortificata dallesplicitazione di un ruolo assistenziale come si configurerebbe con
linclusione nel gruppo-classe di bimbi/e minori non autosufficienti;
- la scuola dellinfanzia sarebbe, così, inserita in un progetto innovativo che
porterebbe a nuovi ordinamenti riguardanti questo settore scolastico come auspicava - in
un parere formulato allunanimità - il CNPI NELLA RIUNIONE DEL 10 APRILE 2001. Nuovi
ordinamenti che porterebbero, finalmente, ad una reale qualificazione della scuola
dellinfanzia statale.
In conclusione vorrei rammentare le considerazioni critiche formulate
da numerosi colleghi intervenuti ad un Convegno sulla scuola dellinfanzia
organizzato dal SAM-Gilda svoltosi a Firenze il 15 aprile 2002 (il Miur era rappresentato
dalla dott.ssa Rosa Angela Giombolini) e pubblicate su Professione Docente (Maggio 2002).
***
Lanticipo di sei mesi alla scuola dellinfanzia
scrivevo in quella nota (Cronaca di un convegno.)
è vissuta sostanzialmente in modo negativo dai colleghi per i motivi che
proverò schematicamente a sintetizzare:
- scarsa considerazione delletà evolutiva del fanciullo: sei mesi di scarto (a
quelletà) sono tantissimi
. come efficacemente evidenziato (ed argomentato)
dalla dottoressa Gabriella Piceno ed dal dottor Giampaolo La Malfa nelle
rispettive relazioni;
- pericolo tuttaltro che accademico di grande affluenza di
"anticipatari" attratti dalla gratuità del servizio pubblico a fronte delle
alte rette degli asili nido gestiti, spesso, da privati;
- depauperamento delle competenze professionali e regressione della scuola
dellinfanzia a "scuola materna" erogatrice di un mero servizio a carattere
assistenziale;
- "scippo" (è così che molte maestre/i percepiscono liscrizione
anticipata alla scuola primaria) degli ultimi sei mesi di scuola dellinfanzia che
tutti giudicano i più proficui e soddisfacenti dal punto di vista professionale per
insegnanti e discenti;
- la preoccupazione condivisa anche dai docenti di scuola primaria che la
scuola pubblica (ed il suo corpo docente) sia impreparata ad accogliere al meglio questa
massa di "primini" con problematiche e vissuto esperienziale così disomogenei e
contradditori;
- la richiesta pressante di aggiornamento continuo per gli insegnanti con
offerte formative (di tipo universitario) degne di questo nome gratuite e accessibili a
tutti/e.
Le risposte ai tanti dubbi espressi fornite dagli interlocutori
istituzionali presenti al Convegno non sono state convincenti. Anzi. In alcuni casi sono
apparse a chi scrive volutamente evasive. Né poteva essere altrimenti se si
considera la genericità del disegno di legge delega presentato in Parlamento a fronte
dellampiezza delle problematiche da affrontare e risolvere.
Lorientamento comune emerso dal Convegno di Firenze è
linvito al Governo a non forzare i tempi di approvazione di un progetto che
allo stato suscita perplessità e che necessita di ulteriore riflessione,
approfondimento di analisi e condivisione di obiettivi.
***
Questo era quello che pensavo un anno fa. La mia opinione in
merito - non è cambiata.