23.06.2006
A proposito di
OSA e standard di insegnamento
di Ermanno Puricelli
Pubblichiamo con piacere questo
intervento di Ermanno Puricelli, fedeli da sempre al principio che
l'informazione deve essere completa e pluralista indipendentemente da
quanto si condivide ciò che si pubblica; possiamo anzi affermare con
legittimo orgoglio che in quasi 10 anni di vita, questo sito non ha mai
tagliato o censurato nessun intervento anche quando poteva risultare
rischioso per chi lo dirige (non sarebbe male ricordare che questo è il sito
di una scuola e non di una Associazione o di una casa editrice...).
Una sola annotazione: ritengo di dover intervenire per spezzare una lancia a
favore di Stefano Stefanel (chiamato in causa da Puricelli ma anche da un
altro membro del gruppo di lavoro sulla
Riforma); certamente il tono dell'intervento di Stefanel era
polemico e pungente (ma il dibattito se è vero ha bisogno anche di paradossi
e affermazioni "forti"), ma non mi è parso offensivo. D'altronde basta
leggere tutti gli interventi a firma di Stefano Stefanel pubblicati nel
nostro sito (nelle rubriche Riforma e
Appunti) per rendersi conto che
l'autore non parte da pregiudizi ideologici nè di "destra" nè di "sinistra"
(r.p.)
Gentile Direttore,
Le chiedo cortesemente di pubblicare sul sito dai Lei diretto una breve
replica ad un
intervento di M. Tiriticco, apparso su “Scuolaoggi”; la
motivazione di questa strana richiesta è da ricercare nel fatto che tale
possibilità mi è stata negata dalla redazione e dal direttore di questo sito
“censorio”.
Evidentemente, nel nuovo clima che si è creato a scuola dopo il 9 di aprile,
c’è chi ritiene che il diritto di opinione e di espressione appartenga solo
ad alcuni: e precisamente a coloro che hanno “resistito” e che ritengono che
la cosiddetta riforma Moratti debba essere totalmente azzerata, per
ritornare all’ortodossia di un pensiero unico che ha dominato la scuola
italiana almeno a partire dagli anni settanta; chi invece pensa che questa
riforma, pur con tutti i limiti, costituisca un buon punto di partenza o,
peggio ancora, chi ha collaborato alla sua realizzazione, non solo non può
godere di questo diritto ma, possibilmente, deve essere insolentito e
ingiuriato, senza alcuna assunzione di responsabilità.
Può essere istruttivo, in proposito, leggere un
intervento di S.Stefanel,
circolato su diversi siti, in cui, riferendosi al gruppo di Bergamo, parla
di pedagogia dell’“arroganza” e dell’“opportunismo” senza un minimo di
giustificazione e fondamento (le virgolette utilizzata sono una foglia di
fico che non attenua, semmai aggrava la portata di queste accuse), e tratta
dell’Università di Bergamo come di un centro “provinciale”, quasi che la
validità di un progetto si misuri in base alla collocazione geografica di
chi la propone. Mi chiedo se sia accettabile, tra uomini di scuola, un
simile imbarbarimento del linguaggio e simili toni.
E’ indubbio che l’idea della personalizzazione dei piani di studio abbia
sparigliato le carte alle vestali del pensiero unico. Purtroppo per loro,
però, questa alternativa ormai c’è e resterà nella scuola italiana. Con essa
bisognerà confrontarsi, irritarsi non serve.
Nel ringraziarla anticipatamente, porgo cordiali saluti.
Prof. Ermanno Puricelli
(Dirigente scolastico e membro del Gruppo di studio sulla riforma –
Università di Bergamo)
NORMALIZZANDO…
Approfitto del fatto che M. Tiriticco
dichiara di non voler più ritornare sulla questione degli OSA e degli
standard, per ritagliare un piccolo spazio di replica, impegnandomi a mia
volta a non tornare più sulla questione. Naturalmente, lascio volentieri al
suo autore l’opinione azzardata secondo cui la questione sia da consegnare
ormai nelle mani di monsieur De Lapalisse: ma è un atteggiamento perdonabile
in chi ha vissuto cinque anni in trincea, aspettando solo il momento della
normalizzazione. Ora, che la guerra di “resistenza, resistenza, resistenza”
è finita, considerato che la scuola è di tutti, degli insegnanti, degli
alunni e dei loro genitori, sarebbe opportuno che il dibattito abbandonasse
l’armamentario di luoghi comuni retorici, elaborato di un’opposizione
pregiudiziale, e i toni da chiacchiere da bar. Lasciano stare, perciò, i
principi e le principesse ormai…denudati!, ed i loro incensatori e
cominciamo, almeno ora, ad entrare nel merito dei problemi reali.
Scritture antitetiche.
M. Tiriticco sostiene che l’intepretazione degli OSA, da intendersi come
standard di insegnamento secondo le Indicazioni nazionali, non sia
compatibile con il dpr 275/99, che parla di OSA relativi alle competenze
degli alunni A questo proposito è bene essere chiari. Le Indicazioni
nazionali non sono state scritte, come qualcuno pensa, a dispetto del dpr
275/99, ed in effetti la gran parte dei concetti presenti nelle Indicazioni
nazionali sono derivati dal Regolamento sull’autonomia. Bisogna riconoscere,
però, che la lettura in chiave personalista di questo testo ha portato ad
espungere, da un lato, l’aura aziendalista ed efficientista che pervade
questa norma e che mal si concilia con la natura della scuola, dall’altro,
ad emendare i consistenti residui di centralismo e statalismo, legati ad una
vecchia logica curricolare, non compatibile con una visione autentica
dell’autonomia delle scuole, ma tanto cara a chi propone di ripartire da
Mager, da Nicholls, dai due De Landsheere, ecc. E qui M. Tiriticco ha
perfettamente ragione quando afferma che le Indicazioni realizzano: “…una
scrittura assolutamente nuova che rompe con qualsiasi logica curricolare.”
Riconosciuto questo, si deve però dissentire dalla tesi di inconciliabilità
per ciò che concerne l’interpretazione degli OSA: l’art. 8, affidando al
Ministero il compito di definire “gli obiettivi specifici di apprendimento
relativi alle competenze degli alunni”, non si pronuncia affatto circa lo
statuto degli OSA, ma si limita opportunamente a sottolineare che devono
essere “relativi” alle competenze. Il dpr, in questo modo, evita
opportunamente di istituire un’identità impossibile tra OSA e competenze,
per la ovvia ragione gli OSA non possono che essere obiettivi di conoscenza
e abilità (certamente da apprendere), il cui valore finale è quello di
servire a promuovere le competenze dell’alunno. Chi direbbe che su una
quisquilia come un “relativi”, si giochino spazi di libertà? M. Tiriticco ci
spieghi prima a quale concetto di “competenza” fa riferimento, ci dica se
ritiene che possano esistere “obiettivi di competenza”, ci precisi che cosa
egli intende per “relativi” nel caso degli Osa rispetto alle competenze, ci
chiarisca infine che cosa pensa che siano gli “obiettivi formativi” (art.
13); poi si potrà discutere, con un minimo di serietà e fondamento
filologico, se l’interpretazione delle Indicazioni nazionali sia o meno
fondata. Il resto è chiacchiera da macchinetta del caffè.
Barbiere e chirurgo.
L’idea di un Maurizio barbiere e di un Pasquale chirurgo (non ce ne
voglia l’amico D’Avolio) è certamente simpatica, ma qui davvero non si
capisce con contro quali mulini a vento si stia combattendo: “E se un
formatore deve certificare che Maurizio ha le competenze per fare il
barbiere e Pasquale quelle per fare il chirurgo, queste competenze il
formatore se le deve inventare in nome della sua libertà o dovrà desumerle
da un profilo professionale?” Appunto! Che ci starebbe a fare altrimenti il
Profilo educativo culturale e professionale? Per essere più chiari, nella
speranza di non sentire più obiezioni di questo tipo: se gli Osa tracciano
un profilo delle conoscenze e abilità relative e necessarie alla maturazione
delle competenze di Maurizio e Pasquale, il PECUP traccia un profilo di
queste competenze.
Personalizzazione e presa per i fondelli.
“Che la Moratti abbia fatto pasticci è notorio! Ma che dopo il 9 aprile
qualcuno tenti ancora di giustificarli ed incensarli è veramente troppo!”
Che dire? Credo che non sia mai accaduto, nella storia dei sistemi
scolastici mondiali, che una prospettiva pedagogico – didattica abbia dovuto
subire tante distorsioni, caricature, sberleffi, cattiverie gratuite e,
perché non dirlo?, imperizie attuative da parte dei manovratori, quanto la
cosiddetta “riforma Moratti”. Questo forse spiega perché, anche dopo il 9
aprile, ci sia qualcuno che, profondamente convinto che in mezzo a questo
mare di acqua sporca ci sia un bambino da salvare, insiste perché almeno
adesso prevalga un po’ di buon senso e di obiettività di giudizio. Dispiace,
allora, dover leggere l’ennesimo scempio: “Decide l’insegnate se Pierino al
termine del percorso deve sapere trovare il volume della sfera e Gianni fare
soltanto due più due? Eppure entrambi hanno raggiunto i loro personalissimi
Osa!!! ... ogni insegnate decide lui quali sono gli Osa che Giacomo e
Pierino debbono raggiungere, Gianni quelli facili facili e Pierino quelli
più difficili. Ma questa è personalizzazione? O presa per i fondelli?” Certo
questa è una presa per i fondelli: ma da parte di chi? Di fronte a simili
deformazioni parodistiche, la domanda da porsi è un’altra: chi parla in
questo modo sa che cosa siano il pudore e l’onestà intellettuale o non lo
sa?