19.02.00
La città prestata
considerazioni sullo sciopero del 17 e sul potere politico- sindacale
(di Girio Marabini)
Decidono in pochi, e noi ?
"Ciecamente ubbidiamo a chi ciecamente ci comanda", verrebbe da dire insieme
a quel povero curato di campagna di fronte alle soverchierie del proprio vescovo.
Per fortuna, o perché, meglio, non ne possiamo più , ecco arrivare
, sorprendendo tutti, lo sciopero e la partecipazione di moltissimi insegnanti .
Al di là del merito dello sciopero vorrei desumere da questo fatto che io considero
"epocale", lo sciopero, una considerazione sulla politica e sul sindacato e
scusate la mia presunzione di povero preside di provincia.
Mi sono ricordato in questi giorni di fermento delle lettere che Santa Caterina scrisse a
Papi e Cardinali e delle sue massime politiche e penso che quest' ultime siano calzanti.
La politica non può essere terreno riservato ai politici e neppure
quella sindacale.
Ogni uomo vive nella Polis ed ogni uomo pertanto è un politico. Se così è ognuno deve
contribuire, o meglio deve essere messo nelle condizioni di contribuire alla politica,
secondo le sue capacità e possibilità.
Tutti , uomini e donne, , devono partecipare alla vita della città" come cittadini
disponibili a contribuire alla crescita civile e sociale della comunità. Non dobbiamo e
non possiamo considerare la vita politica come terra di pochi. Se è vero però che
l'impegno nella città" è un imprescindibile dovere per tutti noi, occorre comunque
definire i limiti della politica che va intesa, secondo Santa Caterina, come mezzo per
il raggiungimento degli obiettivi comuni e non come fine ultimo.
Chi detiene il potere politico o chi esercita un mandato di rappresentanza come nel sindacato, deve convincersi che la "città politica" non è una sua proprietà ma è una "CITTA' PRESTATA", ossia qualcosa di provvisorio, che in ogni momento possono e debbono lasciare. Solo infatti il rendersi conto della provvisorietà del potere consente che esso possa andare oltre i singoli individui e le loro ambizioni. E proprio perché provvisorio , del potere si deve rendere conto. Da tutto ciò discende che l'autorità non va intesa come potere ma come servizio.
Tutti noi dobbiamo perciò fare la nostra parte, spetta a tutti noi cittadini controllare e reagire ogni volta ci accorgiamo che l'azione di chi ci rappresenta non è più servizio ma è potere.
Spesso però accade che,di fronte al male e all'ingiustizia che trionfano, la persona pacifica si ritrae e si isola ( vorrei spiegare così il silenzio di questi anni degli insegnanti, dei dirigenti e di tanti altri ): non vuole certo collaborare con "il male, ma neppure si sente di combatterlo.
Ora finalmente con questo sciopero qualcosa cambierà: è un auspicio.
Forse quanti si occupano di educazione prenderanno coscienza che non conta il "bisogna cambiare" a tutti i costi ma conta "come si deve cambiare" questa nostra scuola.
Noi educatori, insegnanti e dirigenti, siamo i principali artefici della "scuola" riprendiamoci la nostra sovranità e concediamola solo "cum grano salis"
Girio Marabini