15.03.02
Religione oppio dei popoli ?
Vorrei giungere alla conclusione del ragionamento avviato con i
precedenti interventi sulla necessità del pensiero libero e del significato che
può avere oggi essere educatori cristiani. I miei pochi lettori, mi permettano di
percorrere in questa occasione i sentieri dell'utopia o forse , meglio, della speranza e
di utilizzare ancora una volta gli insegnamenti di I.Mancini
. La riconciliazione degli opposti può essere avviata attraverso il dialogo della cui
necessità ho già parlato, tuttavia occorre andare oltre... Bloch diceva che il dialogo
è un'operazione da centauri: in partenza è già deciso che tu rimani bestia e io rimango
uomo e viceversa. Certamente comunque il dialogo rappresenta un primo passo, il disgelo
delle posizioni.
Il dialogo infatti suppone il dualismo : tu sei riscattato non per ciò che vali o per i
valori di cui sei portatore ma per la mia benevolenza... La riconciliazione è invece
qualcosa di più profondo: quello che tu vuoi è anche quello che voglio io. Il dialogo
dunque rappresenta il punto di partenza che ci consente di stabilire quanto di tuo può
diventare mio e quanto del mio può riscattare anche te. Occorre cioè trovare nelle
opposte posizioni quegli spazi ancora inediti, non gestiti, che possiamo costruire
insieme. andare oltre il dialogo per cercare e plasmare in senso politico e umano il non-ancora.
Non faremo quindi in questa ricerca un discorso su quanto è o è stato ma sulla
possibilità: il non-ancora, ciò che possiamo costruire insieme.
Certamente questo cercare spazi inediti consente l'incontro di
culture diverse. E' giusto rispettare l'altro, colui che è portatore di una cultura
diversa, che professa una religione diversa , ma è anche giusto non dimenticare i segni e
la cultura di chi accoglie l'altro...
Qual'è allora lo spazio inedito, il non-ancora, che può riconciliare le posizioni può
farci crescere insieme? Sicuramente non le diverse professioni religiose con il loro
portato inevitabile di dogmi ed integralismo , ma la dimensione religiosa che accomuna il
credente e l'ateo, il cristiano e il musulmano... Quello spazio inedito già esplorato, ad
esempio, sia dal marxismo che dal cristianesimo anche se poi è rimasto tale ed è rimasto
non-ancora...
Eppure Marx aveva definito la religione come oppio del popolo : "la miseria religiosa è in un senso l'espressione della miseria reale. La religione è il sopiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di situazioni in cui lo spirito è assente. Essa è l'oppio dei popoli"( Introduzione a Per la critica della filosofia del diritto di Hegel)
Marx legava dunque la religione alla miseria reale assegnandole una funzione primaria non ideologica. Una volta affrancato il popolo dalla miseria non vi sarebbe più stata la necessità della religione. Anche un cristiano potrebbe dire che vi sarà religione fino a quando ci sarà qualcosa da riscattare. Pur tuttavia Marx risolse la questione dando alla religione la stessa funzione dell'oppio, quella di far dimenticare il male ed il dolore, non certo quella di vincere le cause del male .. Eppure la sua affermazione esprimeva una verità, quel non-ancora che può essere costruito insieme: egli ha parlato di oppio del popolo e non di oppio per il popolo. Non è una questione da poco ...La religione non è sovrastruttura determinata dal potere politico per "placare" il popolo ma nasce dall'uomo stesso, esprime un suo bisogno... In questo gli opposti si incontrano.
Ecco lo spazio inedito su cui lavorare: può la dimensione religiosa
affrancare l'uomo? Può essa contribuire alla educazione integrale dell'uomo?
Per noi insegnanti è questione importante da non sottovalutare o da liquidare
semplicemente attraverso il concetto della laicità dello stato o del , scusate la
banalizzazione, "chi vuole Dio..se lo preghi"
(Non voglio poi polemizzare affrontando in questa sede il
discorso dell'insegnamento della religione cattolica che pure è consentito da una legge
dello stato che si richiama ai principi stabiliti dalla nostra Costituzione (vedi
concordato ecc...))
Se la religione dunque è un bisogno , può sicuramente trovare spazio nella scuola
pubblica il suo insegnamento come una delle dimensioni per la formazione complessiva
"dell'uomo e del cittadino".
Un insegnamento della religione non catechistico contribuisce all'educazione della
coscienza religiosa in relazione allo sviluppo psicologico, culturale e spirituale
dell'alunno. Può contribuire ad aprire la persona al gusto del vero e del bene, al
superamento di ogni forma d'intolleranza e di fanatismo, alla solidarietà e alla
condivisione dei problemi...
Mirabilmente gli stessi programmi della scuola media recitano" L'insegnamento della
religione si inserisce nella finalità della scuola e concorre, in modo originale e
specifico, alla formazione dell'uomo, favorendo lo sviluppo della personalità dell'alunno
nella dimensione religiosa, "nel rispetto delle norme costituzionali e degli
ordinamenti della scuola stabiliti dalle leggi dello Stato"
L'insegnamento della religione costruito secondo quelle indicazioni può rappresentare
quel non-ancora da costruire insieme, cristiani, musulmani , ebrei... laici...
Girio Marabini