In questo estratto viene descritto l'incontro tra un Garibaldino e Padre Carmelo, un uomo di chiesa. Nel dialogo tra i due emerge il confronto tra due mondi, due Italie, quella del nord e quella del sud, e due diverse aspettative rispetto all'unità d'Italia.
- Venite con noi, vi vorranno tutti bene. - Non posso. - Forse perché siete frate? Ce n'abbiamo già uno.Eppoi altri monaci hanno combattuto in nostra compagnia, senza paura del sangue. - Verrei, se sapessi che farete qualche cosa di grande davvero: ma ho parlato con molti dei vostri,e non mi hanno saputo dir altro che volete unire l'Italia. - Certo; per farne un grande e solo popolo. - Un solo territorio...! In quanto al popolo, solo o diviso, se soffre, soffre; ed io non so che vogliate farlo felice. - Felice! il popolo avrà libertà e scuole. - E nient'altro! - interruppe il frate: - perché la libertà non è pane, e la scuola nemmeno.Queste cose basteranno forse per voi Piemontesi: per noi qui no. - Dunque che ci vorrebbe per voi? - Una guerra non contro i Borboni, ma degli oppressi contro gli oppressori grandi e piccoli,che non sono soltanto a Corte, ma in ogni città, in ogni villa.