a cura di Gianni Cimalando e Giovanni Savegnago
dal 1/6/1999 le pagine del Progetto Storia del 900 sono state visitate volte
Bambini zingari nei lager
"I figli del vento": due brevi articoli, inviatici dal prof. Sergio
Bocchini, sui bambini zingari nei campi di concentramento nazisti
Ma perchè vogliono convincerci che la Shoah fu uno sterminio come tanti ? di E. Scalfari
Prendendo le mosse dalla
stralcio del nuovo libro di Battista pubblicato da "La Stampa", Eugenio Scalari
sostiene che la polemica in questione è del tutto pretestuosa in quanto a suffragio delle
tesi comparativiste, non viene portato alcun elemento/documento di novità. L'accusa di
Scalari è che dietro la polemica, ammantata di interesse storico, si nasconda invece una
posizione politico-idelologica che, con la ricerca storica ha, appunto, ben poco a che
vedere (la tesi equiparazionista risulta lacunosa; tra i tanti stermini moderni ce ne sono
infatti molti che vengono poco ricordati dai sostenitori dell'equiparazione). Secondo
l'autore, si confrontano quindi due interpretazioni, entrambe ideologiche, relative e
parziali, non per disonestà intellettuale di chi le sostiene, ma perché sono il frutto
di un punto d'osservazione soggettivo e non può essere altrimenti. (Gia.Cim.)
La fine dell'innocenza, di Pierluigi Battista
Esce il 14/4/2000 da
Marsilio "La fine dell'innocenza" (sottotitolo, Utopia, totalitarismo e
comunismo) di Perluigi Battista. Il libro offre una rassegna dei racconti utopistici, da
Platone a Thomas More, in cui appare costante l'idea che è proprio dell'utopismo
politico, nel progetto di costruire il paradiso in terra, che si annida il pericolo
totalitario. E' prevalsa invece l'dea che la fine del "comunismo storico" non
abbia trascinato nel discredito la generosa "utopia comunista", avvalendosi di
quell'argomento che Francois Furet ha definito "il beneficio delle buone
intenzioni".
Su questo tema, La Stampa del 13/4/00, pubblica un brano
del libro di Battista, dedicato al prevalente rifiuto di un approccio
"comparativo" tra il comunismo e il nazismo.
Gian Enrico Rusconi: Gli storici e il caso del negazionista (un intervento sulla "sentenza Irving")
Giorgio Bocca: Quant'è cretino il revisionista che preferisce le carte ai fatti Hobsbawm replica a Mario Pirani Mario Pirani: Quando litigai con HobsbawmBarbara Spinelli: Memoria dei lager, paura della Cecenia
Sul caso Hobsbawm interviene Gad Lerner
Il quotidiano "La Stampa", in occasione
dellassegnazione allillustre storico inglese della laurea honoris causa, da
parte dellUniversità di Torino, pubblica un ampio stralcio della sua lectio
magistralis .
Forse il titolo dato allarticolo può trarre in inganno, inducendo a pensare che si
tratti della solita analisi sullOlocausto, al contrario, la lettura del medesimo, si
rivela ricca di stimoli e didatticamente utile ad una serie di riflessioni.
Innanzitutto, la prima parte del testo affronta il tema della contesa tra gli storici
revisionisti (in particolare linglese David Irving) e un certo tipo di sostenitori
dellOlucausto (in questo caso lamericana Deborah Lipstadt).
In questa sezione dellarticolo, Hobsbawm prende le distanze sia dalla posizione di
Irving sia da quella della Lipstadt e lo fa in nome del fatto che entrambi, ma soprattutto
la seconda, non sembrano disposti ad accettare un approccio ai fatti di tipo empirico e
documentale e continuano a farsi guidare da quella che lui chiama "la sfera della
partigianeria politica".
Anche la seconda parte della riflessione dello storico mi sembra assolutamente utile per
la didattica: ho spesso rilevato che il modo attraverso il quale il fenomeno dello
sterminio ebraico viene proposto agli studenti, risulta poco problematico, si basa su
affermazioni dogmatiche e tende a non problematizzare, quasi fossero ininfluenti,
questioni quali il numero delle vittime, la natura e lestensione delluso dello
Ziklon B, i documenti (che non esistono!), che dimostrano il coinvolgimento diretto di
Hitler nellordinare lo sterminio nei campi, ecc. . Il problema delle fonti, insomma.
Laltro aspetto significativo, dal punto di vista della riflessione per gli studenti,
è la possibilità di ricavare utili indicazioni per una corretta procedura
nellapplicazione del metodo storico, procedura che Hobsbauwm esemplifica proprio
attraverso il "caso" Irving/Lipstad e che mi sembra possa essere riassunta nella
capacità, per lo storico, "di emanciparsi dalleredità intellettuale
dellera delle guerre di religione che ha dominato il secolo ventesimo".
Revisionismo: un intervento di Nolte riapre la questione (da La Stampa del 17.03.00)