02.11.1998
Paradigmi della valutazione e diritto allo studio..
Sembra utile presentare in forma schematica i principali paradigmi secondo i quali si è venuta dipanando la teoria della valutazione e per ognuno di essi indicare i contenuti, i vantaggi ed i limiti.
Il paradigma "tradizionale" utilizza voti e giudizi con un vantaggio in termini di utilità, semplicità, predittività e un limite nella mancanza di rigorosità;
quello "docimologico" utilizza misurazioni con vantaggi in precisione e affidabilità e limiti nella restrizione del campo da valutare;
il paradigma "sociologico" rileva le ineguaglianze con il vantaggio di evidenziare le differenze ma con una scarsa efficacia;
quello centrato su obiettivi precisa il grado di conseguimento certificando il raggiungimento dellobiettivo con una inevitabile restrizione del campo di osservazione;
il paradigma centrato sulla padronanza effettua una valutazione diagnostica, formativa e orientativa con il vantaggio di essere sensibile alle variazioni individuali ma con una eccessiva settorializzazione e specializzazione;
quello centrato sulle decisioni valuta il contesto, gli input, i processi e prodotti e offre un contributo allassunzione di decisioni strategiche però con scarsa referibilità alla situazione di classe;
la cosiddetta integrazione educativa analizza tutti gli aspetti dellintervento scolastico con risultati di pertinenza, validità e affidabilità;
il paradigma centrato sul cliente raccoglie tutte le informazioni possibili relative ai clienti implicati raggiungendo unanalisi esaustiva a tutti i livelli; ed infine,
il paradigma della regolazione dei processi rende possibile lintegrazione di tutte le altre impostazioni.
Come è facile osservare lelenco dei paradigmi si articola secondo una progressione che, muovendo dallimpianto tradizionale, culmina nel modello della regolazione dei processi. Questa evoluzione è strettamente correlata con l'evoluzione del concetto di diritto allo studio e con la definizione degli strumenti più adatti per attuare questo diritto.
Nellambito della storia del nostro servizio formativo di base mi sembra ci sia stato un passaggio non solo giuridico-amministrativo ma anche culturale dalla nozione di obbligo scolastico, a quello di diritto allo studio, e, infine attualmente in forma più matura, al concetto di servizio alla persona che apprende. Alla scuola accanto alle categorie giuridiche dellobbligo e del diritto si aggiungono, sospinte da sollecitazioni esterne, categorie funzionali come quelle che rientrano nel concetto di servizio alla persona. E il servizio vale non se si ha il diritto o il dovere di avvalersene, ma se di fatto serve, ossia se si stabilisce un incontro produttivo fra una struttura ed un bisogno, in termini verificabili dal soggetto stesso che fruisce di quella struttura.