5.10.1998
LE
PROVE OGGETTIVE SERVONO
E NOI VE LO DIMOSTREREMO
(di
Dani Scaini, direttore didattico III circolo di Sanremo)
Il dibattito in corso nella scuola sul problema della valutazione pone molte volte in risalto i limiti dei test e delle prove oggettive. In contrapposizione a questi limiti viene fatto risaltare il valore della percezione complessiva che l'insegnante ha dell'alunno nella varietà e quotidianità delle attività scolastiche.
Come possono, in base a questo schema di ragionamento, le prove oggettive che sono saltuarie, rigidamente definite nell'ambito degli obiettivi formulati, mute sugli aspetti relazionali, motivazionali e di comportamento od estetici funzionare da "criteri di verità" sulla valutazione dell'alunno?
Espongo alcune considerazioni per cercare di evidenziare aspetti di utilità di questa ed altre analoghe ricerche. Parto dall'assunto che il nostro modo di conoscere è imperfetto, come la nostra conoscenza. Non credo che l'insegnante abbia o possa avere "criteri di verità" nel suo modo di vedere l'alunno. Il suo punto dosservazione è uno dei punti di vista possibili; punto di vista che spesse volte si scontra con i punti di vista dei genitori, dello stesso alunno, dell'istituzione scolastica, della società.
Non voglio certo negare che nell'ambito didattico e della valutazione l'insegnante debba formulare dei giudizi e che questo faccia parte dei suoi specifici compiti, istituzionalmente e socialmente riconosciuti. Affermo che quella dell'insegnante è una ipotesi di lavoro, una congettura da sottoporre a critica serrata. Il ruolo socialmente riconosciuto, l'esperienza, la sensibilità personale non sono autorità infallibili e non bastano nemmeno alcune conferme o ampliare in modo indefinito le catene delle cause.
E' vero che le nostre conoscenze trovano nella tradizione la fonte di ispirazione più importante. Adottare, tuttavia, i modi tradizionali con cui la scuola ha finora valutato: senza interrogarsi sugli obiettivi e sulle funzioni che la scuola ha tradizionalmente avuto; senza cercare le ipotesi scorrette o non adeguate all'attuale contesto scolastico, è un'operazione di rinuncia alla propria professionalità e improduttiva nel favorire l'apprendimento degli alunni.
Nonostante questi limiti possiamo e dobbiamo smascherare gli errori che facciamo e le falsità delle nostre ipotesi. Possiamo epurare le nostre valutazioni dai pregiudizi, dai luoghi comuni, dalle risposte preconfezionate, sapendo modificare le conoscenze precedenti per progredire.
Ecco, io vedo le prove oggettive come strumenti che permettono di sottoporre a critica le valutazioni soggettive. Sono situazioni costruite per "falsificare" (usando il linguaggio di Popper) le nostre congetture. Sappiamo che è importantissimo fare congetture ma è altrettanto importante sottoporle a critica, vedere se reggono alla prova dei fatti.
Le aspettative che avevamo sugli apprendimenti degli alunni in merito ai problemi, alla geometria, allitaliano di base sono state sottoposte a critica attraverso: la stesura precisa di obiettivi specifici, la preparazione e la somministrazione delle prove oggettive, l'esame dei risultati.
L'insieme delle osservazioni, dei ragionamenti e anche delle intuizioni e immaginazioni messe in atto nella "falsificazione" delle nostre aspettative pensiamo ci possano aiutare ad essere più critici verso noi stessi e se vogliamo, togliendo progressivamente gli errori, migliori insegnanti.
In una serie di prossimi interventi cercheremo di descrivere in modo sintetico ed organico le ipotesi di lavoro, l'impostazione metodologica ed i risultati di una ricerca sulla valutazione degli apprendimenti nell'ambito della soluzione dei problemi, della geometria, della lingua italiana nelle classi quarte e quinte del III circolo didattico di Sanremo (Im).
Per innalzare la qualità dellofferta formativa della nostra scuola è sentita l'esigenza di uniformare i criteri di valutazione degli alunni e di comparare il livello delle acquisizioni della propria classe all'andamento del Circolo.
Questa comparazione permette di valutare:
a) il rendimento di ogni alunno in rapporto ad un campione più ampio;
b) l'efficacia del proprio insegnamento in rapporto alla situazione della singola classe e delle altre classi parallele;
c) se si sono privilegiati degli aspetti a discapito di altri.Le prove che abbiamo utilizzato ci permettono di poter formulare un giudizio più attento e mirato sugli apprendimenti dellalunno, tuttavia, il giudizio non è fine a se stesso.
La ragione dellintera ricerca è quella di fornire indicazioni di intervento didattico sui settori e sugli apprendimenti da sviluppare e potenziare qualora emergessero delle carenze.
E uno strumento di valutazione "formativa" in cui le prove oggettive servono a darci una guida sul "cosa fare", un aiuto per innalzare la qualità della nostra azione di istruzione.