12.11.99
Un lettore ci ha inviato una interessante domanda alla quale Dani Scaini ha dato una sua risposta.
Sono un insegnante di Italiano di un istituto di
istruzione secondaria superiore e lavoro nel triennio.
Scrivo per avere un chiarimento di tipo didattico, in ordine allla questione delle
verifiche e della valutazione.
Vorrei sapere se è possibile classificare (con voto) le verifiche formative, quelle
svolte in "itinere", nel corso di un'unità didattica e che servono anzitutto a
tenere sotto controllo i processi di insegnamento/apprendimento.
Infatti, la pratica didattica mi insegna che gli allievi solitamente studiano se sanno di
essere classificati.
Se la risposta è postiva, come classificare queste verifiche ? Con voto? Con simbolo ?
Che peso attribuire a tali verifiche ?
In secondo luogo, vorrei sapere in quali tempi collocare le verifiche sommative (se
necessariamente al termine dell'unità didattica o anche dopo lo svolgimento di una sua
ampia parte) e se esse vanno sempre somministrate a tutti gli allievi. Infatti, se la
verifica sommativa scelta è per esempio l'interrogazione tradizionale, se essa andasse
rivolta a tutti gli studenti alla fine di una stessa unità, si creerebbe un
"effetto-noia" molto forte (una classe intera interrogata per ben 6-8 ore !). E'
perciò possibile interrogare metà classe, ad esempio, e riservare l'interrogazione
dell'altra metà al termine di una successiva unità?
In terzo luogo, vorrei sapere se è ancora doverosa una distinzione di prove valide per la
valutazione scritta e prove valide per l'orale.
Infatti, le nuove prove per gli Esami consistono (si pensi all'analisi del testo) in
verifiche che consentono di essere ben utilizzate anche come verifiche sommative al
termine di un'unitàò didattica. Perciò, potrei utilizzare alcune tipologie di verifiche
per la valutazione dello scritto (tema generale, tema di storia, saggio breve o articolo),
e altre tipologie per la valutazione al termine delle unità didattiche (interrogazioni,
analisi del testo scritta, trattazione sintetica di argomento).
Ringrazio per l'attenzione. Alcuni testi di didattica da me letti non mi hanno chiarito
come orientarmi. Di qui, la presente richiesta.
Marcello
Mi sembra che il voto sia la modalita' piu' diffusa di attribuzione
di un giudizio nella prassi valutativa della scuola superiore.
Il voto e' uno strumento di misura ed esprime essenzialmente una scala ordinale nel senso
che definisce una graduatoria. Chi ha preso 6 e' piu' avanti di chi ha 5 che e' prima di
chi ha 4, tuttavia non si puo' dire che esista la stessa distanza a livello di
apprendimento tra 5 e 6 o 7 e 8.
Se il docente vuole fare una graduatoria o classificare allora il voto puo' essere uno
strumento idoneo.
Una verifica formativa pero' non serve a classificare, viene messa in atto per vedere se
l'obiettivo di apprendimento che mi sono posto e che ho cercato di realizzare con una
attivita' di insegnamento ha raggiunto il suo scopo.
Gli insegnamenti scolastici coprono ambiti complessi che necessitano di un percorso
articolato in varie fasi e queste fasi sono spesso un prerequisito necessario per gli
apprendimenti successivi. Esiste quindi la necessita' di verificare se le conoscenze e le
abilita' sono sufficientemente padroneggiate per poter procede oltre. Quindi per la
valutazione in itenere non e' necessaria una graduatoria degli alunni ma e' importante
poter esprimere un giudizio sulla presenza di tutte le condizioni per poter fare un passo
in avanti nel successo formativo.
In merito alla affermazione "gli allievi solitamente studiano se sanno di essere
classificati" onestamente non mi risulta, non mi sembra sia stata pubblicata nessuna
ricerca che possa confermare questa frase. Ha la forma di un pre-giudizio, cioe' un
giudizio espresso senza aver esaminato i dati.
Mi piace di piu' pensare che gli allievi studiano quando sono interessati e motivati.
Quanto al secondo punto della domanda credo che tutti gli alunni hanno il diritto di
essere informati sui risultati del loro percorso di apprendimento.
La modalita' di accertamento dei risultati devono essere adeguate a cio' che si vuole
valutare, agli alunni ed alla situzione. Se voglio sapere se gli alunni sanno andare sui
pattini e' inutile fargli scrivere un saggio, se voglio verificare un insieme di
conoscenze puo' servire un questionario strutturato, se mi interessano capacita' di
sintesi di un argomento presentero' delle domande con richiesa di risposta scritta aperta,
l'interrogazione orale sara' utile in particolare per esaminare le abilita'
espositive e comunicative.
E' soltanto una banale esemplificazione che vuole rafforzare il concetto che gli strumenti
di verifica devono adeguarsi alla situazione didattica e non viceversa. Il controllo
sull'apprendimento tanto piu' e' vicino alla situazione in cui si apprende ed e' gestito
il piu' possibile dall'alunno stesso tanto piu' e' efficace.
Maria Montessori e' stata una grande maestra al riguardo.
Per ciò che riguarda la terza questione mi sembra ci sia gia' una positiva risposta nella
proposta di utilizzare tipologie di verifiche diverse.
Diversificare le sollecitazioni facendo sperimentare agli alunni varie situazioni di
valutazione anche desunte dalla vita reale credo sia un'ottima possibilita' e saranno loro
stessi a dare risposte significative.
Grazie a te Marcello per l'occasione che ci hai dato di riflettere
insieme