Direzione didattica di Pavone Canavese

[educazione interculturale] [glossario] [home page]


pregiudizio

 

Il pregiudizio è un atteggiamento di intergruppo particolarmente studiato dalle scienze sociali.

In psicologia si intende per pregiudizio l’opinione preconcetta concepita non per conoscenza diretta di un fatto, di una persona o di un gruppo sociale, quanto piuttosto in base alle opinioni comuni o alle voci. G.W. Allport sostiene che un concetto errato (che è sempre possibile) si trasforma in pregiudizio quanto rimane irreversibile anche di fronte a nuovi dati conoscitivi.

L’irreversibilità è facilmente constatabile nella logica della "eccezione". Se riteniamo, pregiudizialmente, che ad un dato gruppo di persone ben si attagli l’etichetta di "ladri" (per esempio i rom), ben difficilmente cambieremo opinione di fronte a persone che in tutta evidenza si comportano in modo difforme dal nostro pregiudizio.

E se proprio non riusciamo a reggere la dissonanza cognitiva generata da un comportamento impensato (ad esempio un ragazzo rom che ci insegue per restituirci il portafoglio perso o la borsa dimenticata) possiamo fare appunto ricorso alla logica dell’eccezione. Che, al solito, conferma la regola: i nomadi sono ladruncoli e ciò che mi è accaduto è una eccezione che conferma l’assunto di fondo.

Ovviamente il pregiudizio, in senso ampio, non costituisce di per sé un fenomeno da interpretarsi solo in chiave negativa. Il filosofo inglese Bacone pensava che l’intelletto umano potesse, mediante la conoscenza, liberarsi dai pregiudizi (i famosi quattro idola) e dar vita ad un percorso conoscitivo certo. Tuttavia questa pretesa ben presto risultò essere anch’essa pregiudiziale comportando il rischio del dogmatismo e del fanatismo.

Nel nostro secolo Hans-George Gadamer rilegge i pregiudizi in modo diverso indicando come da essi sia impossibile prescindere e sottolineando la necessità perenne di fare i conti con i propri pregiudizi rimettendoli in discussione ed evitando di "cristallizzarli" in forme irreversibili.

Di diversa opinione Jurgen Habermas che, accusando Gadamer di eccessivo legame alla tradizione, si ricollega alla tradizione emancipatoria dell’illuminismo nella prospettiva di una radicale liberazione da tutto ciò che condiziona negativamente l’uomo. Rispetto a questa prospettiva Gadamer, pur consapevole della necessaria emancipazione, tende a sottolineare i limiti insuperabili della condizionatezza strocia dell’uomo.

In risposta alle critiche Gadamer sottolinea che il rapporto con tutto ciò che noi riceviamo come tramandato non implica necessariamente una sua assunzione acritica ed una soggezzione alla tradizione ma, al contrario, richiede un confronto problematico ed innovativo. Solo la consapevolezza delle forza della tradizione e della persisistenza dei pregiudizi rende possibile al pensiero un intervento critico di differenziazione.