Direzione didattica di Pavone Canavese

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La rubrica quindicinale
12.01.1999

SENSO E RUOLO DEI CENTRI INTERCULTURALI
INTERVISTA A Paola Giani*

*consulente per i progetti interculturali del Comune di Torino, Divisione Servizi Culturali.

Da alcuni anni in Italia i centri interculturali stanno moltiplicandosi. Si tratta spesso di realtà diverse (sia per obiettivi, finalità, modalità di realizzazione, referenti, promotori, ecc.) unificate dalla sigla "centro interculturale".

Per una prima conoscenza ed un primo approfondimento sul ruolo ed il senso dei centri interculturali abbiamo intervistato Paola Giani (consulente per i progetti interculturali del Comune di Torino) che del centro interculturale della città di Torino è stata la promotrice. Una intervista di grande interesse non solo per le molteplici attività che lascia intravvedere ma anche (e soprattutto) per il ribadito ruolo di servizio pubblico svolto dal comune con l’istituzione del centro stesso.

 

Progettare città nella differenza

"Perché in un tempo in cui i centri interculturali sorgono come funghi ad opera di associazioni e ONG che sono sostenute e spesso si avvalgono di contributi e finanziamenti pubblici tu hai consigliato al Comune di Torino di aprire un proprio Centro Interculturale. Non sarebbe stato più semplice sostenere e potenziare progettualità già presenti in città?"

In un tempo in cui dilaga la sfiducia nelle istituzioni e non si sentono più come "proprie" le cose comuni che sono il patrimonio pubblico, l’idea di un Centro Interculturale della città si poneva proprio l’obiettivo di dire ai cittadini che c’è un Centro che è di tutti, di cui solo la Città può rivendicare la paternità, un Centro che non è di parte, non richiede appartenenze ideologiche o culturali particolari a chi voglia avvicinarsi e fruire dei servizi erogati. E’ un Centro che interagisce con le istituzioni in una condizione di parità e collabora in libertà con il mondo associativo con il quale su singole progettualità realizza attività e condivide tratti di cammino.

Il centro interculturale di Torino: le attività

"Di cosa si occupa il Centro Interculturale?"

Il Centro propone formazione erogando servizi agli adulti - di recente circa 400 operatori pubblici di varie istituzioni che lavorano a contatto con utenza immigrata si sono formati, attraverso corsi di approfondimento delle tematiche giuridiche, per acquisire sempre migliori competenze relazionali - e ai giovani.
Nei confronti dei giovani si sta progettando un ampliamento dell’offerta formativa in accordo con Provincia, Regione, Provveditorato e con un contributo finanziario della Compagnia di S. Paolo. Si sta predisponendo un materiale multimediale che sarà messo a disposizione delle scuole superiori e si stanno offrendo percorsi formativi a gruppi di classi attraverso incontri, attività di laboratorio, visite guidate.

Presso il Centro Interculturale si stanno allestendo nuovi laboratori didattici che si aggiungono ai due già esistenti dello scorso anno, incentrati sui temi dell’emigrazione e dell’immigrazione e intorno all’Islam del Mediterraneo.

I nuovi laboratori permetteranno di incontrare tematiche economiche in tempo di globalizzazione, tematiche religiose, le culture delle minoranze storiche torinesi e i diritti umani.

Da febbraio inoltre presso il Centro Interculturale sarà allestita la mostra interattiva "Coca e Maloca", centrata sulla coltura e cultura della coca e sui traffici internazionali delle droghe.

Molte di queste attività vengono gestite in collaborazione con il mondo associativo, ma le linee guida e la verifica del progetto rimangono del Comune.

Un’altra attività destinata alle scuole e presente ormai da due anni è il progetto "Pianeta Possibile", frutto di un accordo con il CICSENE. Si tratta di una proposta di scambi scolastici (dalla semplice corrispondenza fino ad alcuni casi di viaggio) tra scuole torinesi e di paesi del sud del mondo. Attualmente sono attivi scambi con Eritrea, Nigeria, Tunisia, Chiapas, Cina. Aderire al progetto implica comunicare e dunque approfondire la conoscenza di sé e la consapevolezza della propria identità culturale e la disponibilità a conoscere la storia, la cultura, le tradizioni di ragazzi di paesi lontani.

Il Centro Interculturale inoltre produce materiali interculturali, è dotato di una piccola biblioteca e di un centro di documentazione; trimestralmente pubblica la rivista Identità e Differenza, annualmente il calendario che segnala le festività religiose e civili delle principali comunità cittadine.

E’ sede della consulta dei cittadini immigrati e degli esami di lingua italiana secondo un accordo con l’università per stranieri di Siena.

Ospita mostre, seminari, conferenze su tematiche interculturali e sta progettando l’ampliamento del sito Internet che per il momento è http://www.comune.torino.it/cultura/intercultura/welcome.html

 

Interculturalità: la sfida delle differenze

"Cos’è secondo te l’intercultura oggi?"

E’ il modo corretto e adeguato ai tempi che viviamo per guardare tutte le cose e la realtà che ci circonda. E’ il punto di vista della pluralità. Non è una disciplina in sé, bensì un modo di affrontare tutte le discipline. E’ la consapevolezza che il futuro o sarà all’insegna dell’incontro - seppure spesso faticoso e talvolta conflittuale - delle differenze oppure non ci sarà.

L’alternativa all’intercultura è il predominio del più forte sul più debole, della maggioranza sulla minoranza. Ma questa è una storia che conosciamo già e sappiamo dove porta. Noi europei l’abbiamo già battuta e sappiamo che porta nomi poco gloriosi come colonizzazione e Auschwitz ad esempio.

Non bisogna pensare né che l’incontro delle differenze sia un fatto recente, magari portato dalle migrazioni, né che esso sia un’idilliaca soluzione ai problemi della convivenza sociale.

Plurali lo siamo sempre stati - noi torinesi poi abbiamo visto da sempre convivere ebrei, valdesi, cattolici conservatori e cattolici democratici, un forte pensiero laico liberale e un forte pensiero laico di sinistra.

Sappiamo anche che la convivenza delle differenze non è facile, crea spesso dinamiche relazionali complesse e obbliga ciascuno a un grande sforzo di pazienza, di accoglienza, di conoscenza e di comunicazione.

E’ anche vero, perché questa è una fondamentale esperienza umana, che solo l’incontro delle differenze è fecondità di vita. Come diceva Troisi, richiamando il fatto che in ognuno di noi è inserita la cifra della differenza, "io a te non ti posso sposare perché siamo troppo differenti: tu sei donna e io sono uomo".

(L’intervista è stata realizzata grazie alla gentile collaborazione di Luca Angeli)

Per un approfondimento delle tematiche legate alla mediazione culturale ed alla professione del mediatore interculturale si veda la nuova voce del glossario