Progetto Storia del '900. Strumenti didattici

 

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Riceviamo e, volentieri pubblichiamo due sollecitazioni didattiche pervenuteci dalla prof. Maria Teresa Gavazza, che da anni si occupa della didattica della storia e collabora con il CIRSDE.
Si tratta di due documenti relativi rispettivamente alla didattica di "genere" ed alla individuazione di un percorso che favorisca nei nostri studenti l’acquisizione di una cultura multietnica.
I due argomenti non trovano ovviamente in questa sede una articolazione esaustiva, ma hanno, a nostro parere, una funzione di stimolo per ripensare alcune categorie e percorsi didattici; inoltre propongono utili sollecitazioni di lettura ed approfondimento.
La prof. Gavazza infine, si dichiara disponibile a scambiare opinioni ed informazioni con colleghi che fossero interessati ad approfondire quanto proposto ed a questo fine allega il proprio indirizzo e-mail. (g.c.)


PROPOSTA DI RICERCA
STORIA DI CONFINE PER UNA DIDATTICA DI CONFINE
di Maria Teresa Gavazza

Dopo trent'anni di insegnamento, spesso in scuole femminili, mi sono resa conto che l'approccio didattico di genere riesce non soltanto a stabilire un legame profondo con gli studenti, ma contiene una significativa valenza pedagogica e di trasmissione del sapere.

Vorrei quindi proporre, tramite il CIRSDE, un'esperienza didattica relativa all'insegnamento della storia, con intrecci disciplinari verso altre discipline (letteratura, filosofia ecc.).

Sono convinta che, utilizzando le istanze riformatrici presenti nella scuola, si possa finalmente costruire un laboratorio didattico sperimentale che consenta di realizzare concretamente quello che in passato era possibile solamente in casi isolati.

Una storia di confine è stata definita la storia delle donne, vista nella sua apparente staticità. Oggetto immobile al margine di più discipline (antropologia, biologia, psicologia ecc.). Così come una didattica innovatrice non sempre può rimanere legata alla disciplina, ma riceve un apporto fecondo da diversi ambiti culturali.

Lo schema teorico comprende:

Tale progetto, articolato e accompagnato da materiali esplicativi, può essere proposto nel corso di un seminario per insegnanti o per studenti interessati a tali tematiche, nell'anno scolastico 2.000/2001 quando già sarà sperimentata la legge sull'autonomia. Oppure può diventare un settore di un libro di testo o di un manuale didattico che consenta agli insegnanti di lavorare più agevolmente in questa direzione.

 

SUGGERIMENTI PER INSEGNARE
IN UNA SOCIETA’ MULTIETNICA

La contaminazione intesa come mescolanza di culture è sempre esistita, nessuno può negare che le diverse civiltà siano progredite grazie a questo grandioso fenomeno. Si pensi ad esempio a come gli arabi hanno introdotto in Europa la filosofia greca.

La sfida educativa ed etica che oggi la società ci impone è quella di imparare a lavorare insieme, incontrando e facendo incontrare persone di nazionalità diverse, ma sapendo conservare le differenze.

L’educazione interculturale nelle scuole superiori, in particolare la conoscenza del mondo arabo (area da cui forse proviene la parte più numerosa dell’immigrazione italiana), non deve necessariamente allontanarsi dai programmi scolastici tradizionali. Per un approfondimento di questa complessa realtà e per significative proposte di intervento pedagogico segnalo il libro curato

da Laura Operti, Cultura araba e società multietnica, Bollati Boringhieri, Torino 1999.

I semplici suggerimenti che vorrei dare, anche in base alla mia esperienza, vorrebbero aprire un dialogo con gli insegnanti interessati a rivedere alcuni aspetti contenutistici e metodologici alla luce della nuova composizione sociale del mondo studentesco.

A partire dagli studi sui rapporti tra Dante e l’Islam, esaminati anche in un recente convegno dalla studiosa Maria Corti, fino alle nuove tesi storiografiche sugli intrecci tra cavalieri cristiani e musulmani nelle guerre medievali. A questo proposito vorrei segnalare il libro dello studioso americano Richard Fletcher, El Cid, Nerea Editore, 1999.

Sembrerebbero quindi meno rare del previsto le grandi doti morali, ampliate dalla poesia e dalla letteratura, degli eroi cavallereschi disposti ad ammirare ed a soccorrere l’avversario.

Il suggerimento a questo punto è ovvio. Leggere le ottave dell’ Orlando furioso, magari annotate da Italo Calvino, per scoprire come i guerrieri dimentichino i sacri doveri cavallereschi per inseguire la bella Angelica. "Oh gran bontà de’ cavallieri antiqui" (ottava 22,1) sancisce la scomparsa della contrapposizione tra cavalieri pagani e cristiani, per recuperare un codice cavalleresco – umanistico che va oltre le diversità etniche e religiose.

L’antica materia cavalleresca ripresa da I. Calvino nel romanzo Il cavaliere inesistente, porta a compimento in chiave grottesca la dissacrazione della guerra tra mori e cristiani: come non citare l’episodio tratto dal quarto capitolo, quando al duello partecipavano gli interpreti per tradurre al volo gli insulti che i nemici si lanciavano in lingue diverse? Questi interpreti, da una parte e dall’altra, s’era tacitamente convenuto che non bisognava ammazzarli. (da Il cavaliere inesistente, Garzanti Milano, 1992, p.22).

Un altro percorso potrebbe essere quello dei mercanti e dei viaggiatori, abituati ad avere rapporti con ambienti e realtà geografiche molto lontane, oggetto di curiosità o di semplificazioni grossolane, ma non intesi come separazione radicale tra mondi incompatibili. Possiamo citare il caso di Marco Polo, in particolare del rapporto tra cristiani e saraceni nell’episodio del gran miracolo della montagna avvenuto a Baldac (da Il libro di Messer Marco Polo, Einaudi, Torino, 1954, p.27). Nel breve racconto con un tono agiografico si pongono a confronto religioni diverse, in cui il conflitto si risolve attraverso un episodio leggendario e fiabesco.

Nel Quattrocento la materia romanzesca e cavalleresca è ormai priva di aggressività ideologica, decade la mitologia carolingia e i saraceni sono diventati dei proficui soci in affari. Il caso del Morgante di Pulci ci offre l’occasione per riflettere sulle felicissime invenzioni linguistiche accompagnate da un notevole gusto parodistico e metaforico. L’episodio della professione di fede di Margutte diventa parodia e rovesciamento dei valori comuni, prendendo di mira sia la religione cristiana che quella musulmana e confermando la caduta dello spirito di crociata ( Pulci, Morgante, XVIII, 112-147).

Come non ricordare l’episodio di ser Ciappelletto trattato da Boccaccio nel Decameron e la sua dissacrazione delle virtù celebrate nei panegirici dei santi? Ma vorrei qui citare la novella di Abram giudeo dove vengono messi a confronto due mercanti di fedi diverse, la cui amicizia non viene impedita da un credo differente. Il rispetto reciproco, la bontà dei rapporti individuali sfuggono alle discriminazioni ideologiche e religiose.

Quale messaggio più felice di questo, soprattutto se inviato da uno scrittore realista e razionalista come Boccaccio?

La nostra società sta cambiando. Il rapporto sulle migrazioni in Europa redatto dalla Divisione popolazione dell’ONU mette in luce il basso tasso di fertilità in Italia (1,2) a confronto di quello necessario per compensare le morti con le nascite (2,1). La "realtà effettuale" ci dice che, per evitare gravi scompensi sociali ed economici, dovrebbero entrare in Italia 300.000 immigrati l’anno per 25 anni (attualmente siamo a quota 100.000).

Gli immigrati sono una risorsa, ricostruiamo in un’epoca di globalizzazione, le condizioni per un sereno vivere comune.

Maria Teresa Gavazza
teregav@tin.it

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