Direzione didattica di Pavone Canavese |
(20.12.2003)
Che tesoro le "cacce al tesoro
digitali"! - di
Marco
Guastavigna
Ho
già dichiarato il mio amore per il Webquest.
Questo è l'anno delle cotte digitali: stavolta mi sono invaghito delle “cacce al tesoro”, un’altra simpatica, semplice e potente opportunità
per gli insegnanti di proporre agli allievi navigazioni su Internet
consapevolmente organizzate e con compiti definiti. Rispetto al Webquest si
tratta di un impianto più semplice, che può quindi costituire il passo
precedente, in un percorso propedeutico all’integrazione della ricerca di rete
e più in generale delle TIC nella quotidianità della didattica, per ora
delineabile in via ipotetica, ma che mi auguro possa il più rapidamente
possibile diventare effettivo. Una “caccia al tesoro digitale” è infatti la
strutturazione di un’attività didattica che prevede l’impiego di Internet
nelle attività curriculari di un gruppo-classe. Sinteticamente, si tratta di
una consegna di lavoro (che può essere trasferita o meno su di una pagina web)
che contiene una lista di domande e una serie di pagine web sulle quali gli
allievi dovranno trovare le risposte a tali quesiti. L’analogia con la caccia
al tesoro di tipo tradizionale nasce dal fatto che il percorso si conclude con
una “gran domanda finale”, la cui risposta non è reperibile in forma
immediata e diretta nelle risorse navigate, ma richiede agli allievi processi induttivi
e/o inferenziali che consentano loro di costruirla. I compiti richiesti
all’insegnante o agli insegnanti che decidano di utilizzare queste modalità
di lavoro sono da una parte la selezione di risorse di rete scientificamente
attendibili e facilmente impiegabili, con le quali rispondere a una lista di
domande significative in rapporto a contenuti curriculari, dall’altra la
capacità di costruire la “gran domanda finale”, in modo che essa
costituisca davvero un’occasione di costruire apprendimento significativo,
attraverso processi di sintesi, di confronto, di elaborazione delle informazioni
raccolte nella prima fase. Quello descritto fin qui è lo schema generale di una
“caccia al tesoro digitale”; ne sono possibili varianti, da quella
semplificata in cui non si proporrà la “gran domanda finale” perché si
giudica che gli allievi non siano ancora in grado di mettere in gioco le
competenze necessarie, a quella, più complessa, in cui verranno proposte ancor
prima della “gran domanda finale” medesima, quesiti di diversi livelli di
difficoltà, alcuni la cui risposta sia direttamente “estraibile” dalle
pagine indicate, ed altri che rendano invece necessario un ulteriore
“trattamento cognitivo” della informazione raccolta. Altre varianti possono
essere ricorrere a un solo sito di riferimento, o invece proporne una certa
quantità, oppure variare il grado di difficoltà dei quesiti, oppure ancora di
guidare la soluzione della “gran domanda finale” con indicazioni esplicite
piuttosto che lasciare il tutto a totale carico degli allievi. E così via. Al
momento non ho notizia
che siano in atto nel nostro Paese “cacce al tesoro digitali” a scopo
didattico, ma sono convinto che esse possano rapidamente trovare spazio perché:
1.
sono relativamente facili da
realizzare per gli insegnanti e sono divertenti e formative per gli allievi:
sembrano un gioco e mettono nelle condizioni di imparare molto, non solo
relativamente alle domande poste;
2.
possono essere realizzate come
attività sia individuali sia di gruppo;
3.
a patto di avere risorse Internet
adeguate per il contenuto e in rapporto all’età mentale degli allievi,
possono essere utilizzate per qualsiasi aspetto del curricolo;
4.
sono propedeutiche
all’acquisizione della consapevolezza che su Internet non basta saper
trovare, ma è anche necessario saper
valutare i risultati di una ricerca.
Più in generale, quindi, possiamo ipotizzare i seguenti rapporti tra "cacce" e percorsi formativi (entrambi sono presuppongono un ampio lavoro di analisi e selezione delle risorse di rete da parte degli insegnanti, aspetto "compensato" dalla ripetibilità dell'impiego in più occasioni e dalla possibilità di condividere il lavoro con altri colleghi):
-
incremento quantitativo e/o qualitativo delle conoscenze fruibili attraverso i
libri di testo, la biblioteca di istituto e le fonti di informazione
"tradizionali" ("caccia" come integrazione del percorso
formativo d'aula);
- rivisitazione delle conoscenze apprese in un percorso formativo
attraverso modalità diverse (dagli aspetti multimediali a diversi criteri di
organizzazione ed esposizione delle nozioni ("caccia" come
antidoto all'apprendimento meccanico, meramente nozionistico).
Possiamo
anche ipotizzare di affidare agli allievi la realizzazione in prima persona di
una “caccia al tesoro digitale”. Una classe si può dividere in diversi
gruppi e ciascun gruppo, oltre a elaborare una propria attività, potrà poi
risolvere la “caccia” realizzata da un altro gruppo. In questo caso
l’insegnante dovrà sottolineare e valutare la necessità che le domande e le
risorse individuate siano rappresentative, pertinenti e rilevanti rispetto al
tema scelto.
Abbiamo pensato alla "caccia" come a un possibile semplice ambiente di autoformazione e di primo orientamento su di un argomento: ecco quindi un primo esempio, sulle mappe, ed un secondo, sull'accessibilità dei siti web.
Collegamenti utili
Esempi
di cacce al tesoro in lingua spagnola, basca, catalana, portoghese,
inglese, francese |
Novità 2004 Preghiamo i lettori di collaudare il generatore online e di inviare eventuali segnalazione a mguasta@tin.it Accedi a uno schema di massima per la realizzazione di cacce |
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