07.02.2000
Mosche nella
ragnatela (parte prima)
Ma Internet è "adatto" ai bambini???
di Nicky Secchi
Uno dei passaggi che più mi ha colpito, leggendo Lévy, il
teorico della cybercultura, è quello che definisce gli internauti "intenti a tessere, con i loro contributi, una tela
mondiale"
..
Trovo bellissima questa immagine di unimmensa ragnatela
tessuta in cooperazione....ci fa pensare a qualcosa di
grandioso, ma nel contempo alla portata di tutti (quindi anche alla nostra).
La stessa idea di ragnatela, però, può evocare nella nostra mente immagini ben diverse, meno idilliache, desunte da esperienze concrete o dalla visione di documentari TV: quelle, cioè, di piccoli insetti, intrappolati e ignari, sulla cui sorte, anche se non immediata, non nutriamo alcuna illusione: finiranno per essere ghermiti da un orribile ragno.
In effetti, quando ascoltiamo parlare della grande rete teorici,
giornalisti o gente comune, possiamo trovare nei loro discorsi, riferimenti ad entrambe
queste immagini : Internet come novella Città del Sole, che ci spalanca le porte
daccesso ad una Nuova Conoscenza, e ci offre persino la possibilità di
divenirne protagonisti; Internet come diabolico agglomerato di luoghi di perdizione, che
ci espone a pericoli contro i quali siamo, in buona parte, inermi.
Il discorso diventa ovviamente ancora più delicato se azzardiamo ad ipotizzare un
incontro tra i bambini e la rete: violenza, pornografia, pedofilia sono tra le prime
fosche immagini che tale accostamento evoca nel pensiero comune
..e, come sempre, i
campanelli dallarme non vanno ignorati.
Ecco quindi la domanda : ha senso (ed è prudente) pensare ad un utilizzo di Internet a
scuola, già a livello di classi elementari?
Non finiremo con lessere proprio noi insegnanti, che tanto investiamo su una
crescita armoniosa e serena dei nostri alunni, a creare, inavvertitamente,pericolose
condizioni perché restino intrappolati nella tela del ragno?
Non sarà meglio dribblare il problema e scaricare la patata bollente agli altri ordini di
scuola, (medie e soprattutto superiori), che, volenti o nolenti, con il WWW dovranno pure
fare i conti, pena lo scollamento dalla realtà quotidiana dei loro alunni ?
Il problema è articolato e complesso e non sarà certo con
un entusiastico Internet sì o con uno scandalizzato Internet no che potremo chiarirci le
idee.
Esprimo al riguardo alcuni pareri personali (come tali, ovviamente, opinabili)
Le motivazioni
Il trend tecnologico attuale e la portata degli interessi economici in gioco, su scala
mondiale, lasciano prevedere che la crescita di Internet, nei prossimi anni, continuerà
ad essere rapida e tumultuosa. Le generazioni che stiamo formando, dovranno, in futuro,
con molta probabilità, essere in grado di usare la rete come fonte di informazioni e
servizi, con la stessa naturalezza con cui noi ora usiamo la guida telefonica o il
bancomat.
Il fatto è che Internet è un tantino più articolato e complesso di un
elenco telefonico e di "taglia" un po più robusta: saperne sfruttare le
potenzialità in modo efficace richiederà molto più che un bagaglio di istruzioni
meccaniche: richiederà una formazione culturale e atteggiamenti di base profondamente
radicati nella storia educativa di un individuo.
E, nell'ambito di tale formazione, giocheranno un ruolo importante le abilità
metacognitive... Ecco una grande utopia degna di Tommaso Campanella: stuoli di persone
che hanno appreso ad apprendere e che trovano nella rete il tempo, lo spazio, i
mezzi, le opportunità per farlo.
Perchè sono state educate a farlo.
Ciò non significa che dobbiamo somministrare ai nostri pargoli dosi crescenti di www, sapientemente mischiate alle prime pappe, già al momento dello svezzamento .....ma, a livello di scuola elementare, il contatto con la grande rete può (mi concedete un deve?) avvenire.
I rischi
Sono quelli di cui ho parlato in precedenza ed altri ancora: siti
con immagini e contenuti non adatti ai minori ( e non si contano sul web...)o il
pericolo più sottile di un eccessivo fascino del mondo virtuale, che potrebbe finire col
favorire un processo di "derealizzazione"o portare all'estremo
psicopatologico di un "autismo tecnologico"(vedi, su questo tema, il precedente
articolo "Stregati dal virtuale").
I rimedi? Beh, sul computer di casa, l'uso dei cosiddetti programmi filtro (o
nanny) che impediscono l'accesso a certi siti (e, meglio ancora, la vicinanza costante dei
genitori, e una navigazione "in compagnia").
A scuola non dovrebbe neppure essercene bisogno: il nostro obiettivo non è avere tanti
piccoli "strollers" che vagabondano sulla rete alla ricerca di non so cosa; e
tantomeno vogliamo creare dei navigatori solitari. L'idea potrebbe essere piuttosto quella
di una ciurma allegra e vociante (secondo la metafora piratesca di Maragliano in
"Tutti a bordo") che si imbarca alla ricerca di qualche tesoro o si dà
appuntamento, su un'isola, con un altro equipaggio....
Tutto ciò ci porta direttamente ad affrontare il nocciolo del
discorso:
quali percorsi didattici progettare e realizzare?
O se vogliamo già calarci nel gioco...
quali rotte... quali scali... quali stelle potranno guidare i nostri viaggi verso l'Itaca
della Conoscenza, orientandoci nello slalom tra ciclopi, sirene, Scilla, Cariddi, e
...ragni in agguato?
- fine prima puntata -