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(01.12.2007)

Miniere invernali - di Marco Guastavigna

1. Avere un'idea dei contenuti di Wikipedia - per di più nelle varie lingue in cui l'enciclopedia libera e collaborativa è presente sulla rete - è tutt'altro che semplice, anche se sempre più le sue voci compaiono ai primi posti nei risultati proposti da un motore di ricerca.

Una possibile, se pur parziale, soluzione può essere costituita da Wikimindmap, che rappresenta i risultati di una ricerca sull'intera enciclopedia secondo il modello tipico delle mappe mentali; le diverse voci dell'enciclopedia pertinenti le parole-chiave inserite vengono infatti associate tra loro secondo una raggiera che definisce una gerarchia informativa di contesto.

Qui sotto riporto un esempio, ottenuto inserendo parola chiave "matematica":

Esempio di rappresentazione di wikimindmap

Come si vede, alcuni rami sono stati aperti completamente, altri sono apribili. Portando la punta del mouse (non qui sopra, nell'originale...) su ciascun nodo, l'utente vedrà inoltre comparire le prime righe della voce corrispondente.

Uno strumento certamente curioso e interessante: è bene che il lettore capisca che Wikimindmap genera un primo orientamento, non una rappresentazione definitiva, coerentemente con il fatto che le mappe mentali obbediscono in generale a una logica cognitiva e visiva volta a raccogliere rapidamente le idee con la consapevolezza che successivamente saranno necessarie ulteriori elaborazioni per raggiungere risultati più analitici, coerenti e compiutamente significativi.

In modo analogo funziona l'argentino Wikidraw.

2. Il problema delle tecniche di ricerca riguarda anche Searchboth, metamotore in grado di restituire i risultati di una medesima richiesta per parole-chiave su due diversi motori, principalmente Google e Yahoo, ma anche altri, destinati probabilmente a crescere numericamente. Da non sottovalutare anche la versione americana (con una chiara vocazione commerciale) e quelle in altre lingue.

3. Qualche tempo fa ironizzavo sul possibile effetto dirompente della versione 2007 di Office nei confronti di coloro che hanno ricevuto un insegnamento addestrativo a proposito dell'uso del PC - è il caso del mio "valente" direttore amministrativo, il quale ha sentenziato che "fa schifo", salvo avallarne l'oneroso acquisto per tutti i nuovi computer del mio istituto, schierandosi con coloro che hanno rifiutato (in nome dei medesimi schematismi e della medesima ignoranza - mancanza di conoscenza significativa - di fondo) di scaricare e installare OpenOffice. Bene, c'è chi di queste difficoltà di adattamento ha fatto ragione di business: è il caso dei produttori di Classic Menu for Office, che si rivolge a coloro che si sentono frustrati dalle ricerche a mano sul Pannello (Ribbon) delle funzionalità a cui erano abituati dalle precedenti versioni a Barre e Menu, che il software ripristina, come dimostrato dalle figure, relative a Word e PowerPoint 2007:

I menu incorporati nel ribbon da Classic Menu for Office

Menu in office 2007, powerpoint

Saranno in molti, ahimé, a tirare un sospiro di sollievo e a dire: "Io l'avevo detto". Sono gli stessi che hanno odiato i mouse e le finestre e per cui i computer arrivavano in orario quando c'era Lui, il D... os.

4. Il rapporto tra "nuovo" e "vecchio", tra situazioni che si presentano e aspettative e conoscenze possedute, è del resto uno degli intrecci cognitivi e psicologici in senso lato che le tecnologie propongono ogni giorno. Non si è mai finito di "imparare". Qui sta il bello; qui sta il dramma.

Prendiamo il caso davvero paradigmatico della produzione e collocazione in rete di slide relative a una conferenza, a un pomeriggio di formazione, a un intervento in un convegno.

Non abbiamo fatto in tempo a imparare come convertire le nostre diapositive powerpoint come pagina web per documentare in modo parziale le nostre comunicazioni, che ci accorgiamo che:

a. la soluzione del file unico (formato mht) non funziona pressoché mai;

b. la soluzione della pagina web vera e propria è molto elegante, ma funziona solo con Internet explorer, non con gli altri browser e meno che mai con sistemi operativi diversi da windows;

c. è possibile adottare soluzioni HTML magari meno fantasmagoriche sul piano degli effetti visivi, ma più inclusive e lineari, se si passa attraverso OpenOffice Impress, che, tra le altre opzioni, consente l'esportazione in pdf senza dover pagare royalties, perché gestisce direttamente questo formato.

Non abbiamo finito di convertire le nostre conoscenze sulle slide dentro OpenOfficeImpress, che scopriamo che:

d. Office 2007 gestisce direttamente il formato PDF - basta avere una copia genuina e scaricare il relativo accrocchio;

e. le diapositive sono convertibili anche in formato Flash o simili e come tali possono essere collocate (incorporate, embedded) nelle pagine come animazioni, senza più doverle convertire in pagine vere e proprie; il tutto diventa più veloce;

f. ci sono siti che non solo fanno direttamente questa operazione di conversione, ma funzionano anche come contenitori dei file generati, togliendoci anche questo problema; a noi basta copiare nella nostra pagina in posizione utile il codice proposto alla fine dell'operazione di conversione e il gioco è fatto, come nell'esempio, che riprende le slide che ho usato in un recente seminario a Napoli:

                                                          
 

g. non abbiamo finito di imparare a usare Slideshare, scoperto grazie alla segnalazione di una rivista, che un'amica di mouse ci segnala Scribd: fa sostanzialmente le stesse cose dell'altro sito-deposito, ma anche qualcuna in più; in particolare converte le slide originali in vari formati, tra cui il pdf, per cui non ci dobbiamo neanche porre questo problema: le persone interessate al materiale potranno scaricarlo direttamente dal sito ospite, basterà indicare loro il link al materiale;

h. Slideshare e Scribd hanno molto in comune; in particolare ci dobbiamo iscrivere (sign), indicando un nome utente e una password; successivamente potremo entrare (Login) e collocare sui loro server (Upload) i nostri materiali; ogni volta dovremo compilare una scheda, che ci chiede tra le altre cose di assegnare un titolo e una descrizione ai nostri materiali e di indicare il tipo di licenza che intendiamo associare alla nostra elaborazione intellettuale e i tag (parole chiave di riferimento culturale per le ricerche di altri utenti).

Impattando con i punti f, g e h siamo piombati in pieno Web 2.0, ovvero nella possibilità di pubblicare contenuti in rete sfruttando contenitori (nel senso di depositi, ma anche in quello di layout, di impaginazioni) predefiniti e facilitati, categoria a cui appartengono anche i famigerati Youtube, Google Video e così via, depositi di video, dove di nuovo ci si iscrive, si indicano nome utente e password, si fa il login, si collocano e classificano i propri materiali, sottoscrivendo di possederne i diritti e che sono di contenuto lecito e ottenendo un codice da incollare sulle nostre pagine.

E così, sempre pensando a come documentare le nostre presentazioni, scopriamo che:

i. il concetto di video si estende alla sincronizzazione delle slide con l'audio della presentazione, se registrato in presa diretta in formato digitale;

l. è facilissimo produrre un video di questo genere con i prodotti di base associati ad un sistema operativo qualsiasi, purché attuale, e con qualche prodotto per la "manutenzione" dell'audio free o opensource; ci vuole solo tempo; il vantaggio è che al momento della presentazione vera e propria si può scaricare il pubblico del problema degli appunti, generando un'atmosfera comunicativa più rilassata, anche dal punto di vista del "relatore";

m. si possono usare Youtube e Google video come depositi di slide con audio sincronizzato, ovvero come luoghi di riproduzione pressoché totale e completa delle nostre comunicazioni, come dimostrano i tre esempi qua sotto riportati (a Napoli avevo dimenticato il registratore!):

 

    
Ivrea, 16.10.2207 Desenzano, 6.11.2007 Como, 13.11.2007

 

 

 

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