I finanziamenti
per sperimentare l'autonomia in provincia di Torino:
35 presidi di scuola media inferiore protestano
I vostri
commenti
(con qualche nostra annotazione)
(06.02.99)
Valutare i progetti
e sostenere le realtà più "fragili"
(di Ignazio Sarlo)
1. Le modalità dei finanziamenti per l'autonomia devono essere ripensate:
2. Il finanziamento "aggiuntivo" dovrebbe essere concesso piuttosto che sulla valutazione delle modalità di redazione dei progetti (come probabilmente è accaduto), con una logica perequativa (per le scuole con maggiori problemi "socio-ambientali") o di "integrazione" di progetti già avviati e riconosciuti validi dopo una valutazione attenta, in "loco", della fase di attuazione.
3. Le competenze di "sostegno" dovrebbero essere rigorosamente separate dalle competenze di "valutazione" e, inoltre, perché siano effettivamente di "sostegno", i nuclei dovrebbero essere composti da persone competenti, appositamente formate, distaccate da altri compiti/funzioni, aventi a disposizione apposite risorse per promuovere eventuali interventi perequativi-integrativi-di sostegno.
4. Per quanto riguarda la valutazione occorre accelerare i tempi per la definizione del sistema nazionale e delle sue articolazioni decentrate, anche i futuri "nuclei di valutazione" dovrebbero essere composti da soggetti appositamente formati ed arricchiti da esperienze esterne all'amministrazione scolastica. Compito dei nuclei di valutazione dovrebbe essere non solo quello di "valutare", ma anche quello di richiedere il supporto dei nuclei di "sostegno" alle situazioni in cui fossero necessari interventi perequativi-integrativi-di sostegno sulla base dei risultati della valutazione.
Un modello come quello che ho tentato di delineare garantirebbe prima di tutto l'utenza.
Da un rapido esame dell'elenco dei progetti aggiuntivi assegnati sembra che il nucleo di sostegno (mancando di una conoscenza diretta delle specifiche realtà) non abbia potuto considerare l'effettiva necessità di attuazione di progetti "aggiuntivi" per rispondere ad esigenze di "fragilità" dell'intervento scolastico in situazioni "socio-ambientali" difficili.
A volte la ricchezza progettuale caratterizza le scuole più "ricche" di risorse per la favorevole situazione "socio-ambientale", occorre invece poter intervenire in modo efficace anche nei contesti "difficili" dal punto di vista "socio-ambientale" soprattutto se in situazione di fragilità progettuale.
Ignazio Sarlo, responsabile della consulta provinciale dirigenti scolastici cgil(06.02.99)
Chi è fragile provveda ad
irrobustirsi per conto proprio
(di Reginaldo Palermo)
Pienamente d'accordo con Ignazio Sarlo, tranne un particolare: chi è fragile si dia da fare e si alleni a farsi un po' di muscoli. Magari non diventerà un atleta olimpionico ma quanto meno non gli verrà il fiatone sulle rampe della scala di casa.
Fuor di metafora: le scuole che hanno maggiore capacità progettuale hanno raggiunto questo livello grazie al sudore e alla fatica di tutti (docenti, genitori, alunni e capo di istituto); in qualche caso è anche comodo non esprimere capacità progettuale: si lavora di meno tutti quanti e ci si assume minori responsabilità.
Cosa diversa è la questione di
sostenere le scuole che operano in aree oggettivamente degradate e a rischio; nell'erogare
i finanziamenti bisognerebbe tenere conto di questo elemento: non è sensato assegnare 40
milioni per un progetto 1 B ad una scuola "bene" della città (i cui alunni,
magari, hanno tutti o quasi a casa loro un Pentium ultimissimo modello) e lasciare senza
soldi una scuola di periferia.
Il principio formulato 30 anni fa da Don Milani (non c'è nulla di più ingiusto che fare
parti uguali fra disuguali) dovrebbe essere tenuto in considerazione anche dalla
Amministrazione Scolastica.
Senza tuttavia penalizzare chi sgobba per inventarsi ogni giorno come far funzionare la
propria scuola e la propria classe nel migliore dei modi. Qualcuno di molto importante
prima di Don Milani aveva raccontato anche la parobola dei talenti....