(12.10.2014)
Nella “buona
scuola”, c’è un po’ di digitale e niente cittadinanza
di Rodolfo Marchisio
Non interverrò nella polemica sulla
“Buona Scuola”. Lo considero, a priori, un documento di arroganza politica e
spregio (e ignoranza) della materia, delle istituzioni e del pluralismo della
discussione, quindi della democrazia. Contenesse/conterrà spero anche cose
“belle”, il fine non giustifica i mezzi, come si diceva. Auguro a chi
discute di trovare ciò che lo convinca.
Quando un paese vota immagini costruite di uomini “forti” e non idee
convincenti, la democrazia è doppiamente malata.
Quando si finge di consultare –online è più moderno, peccato che il
30/40 % degli italiani non possa intervenire – si sceglie di non di
trattare, mediare, arte scomoda, ma metodo della democrazia, pensate alla
Costituente – quando un ministro senza partito viene sostituito dal giovane
leader del dire e del fare (spesso tanto per fare) non c’è solo un sistema
istituzionale malato, ma anche chi lo sfrutta invece di curarlo.
Mentre altri (più o meno giovani) vaneggiano di una democrazia malata che
messa in rete si salverebbe e invocano l’esercito.
Immagini costruite di personaggi di un paese che, non sapendo più cosa
credere, crede che “nuovo” (a cominciare dal digitale) sia sempre meglio
di vecchio. A meno che non si tratti di vino.
Però l’ho letto, ovvio, e ho sottolineato alcune cose che riguardano il mio
lavoro: cultura digitale e cittadinanza democratica, o meglio, Cittadinanza e
Costituzione.
Cap 3.5
Wifi a tutti (a scuola, calma).
Stanziati 50/60 milioni per ca 25.000 plessi su 40.000 ancora non cablati:
consiglio di dare un occhio anche agli altri.
Meno libri e più TIC (entrambi a carico dalle famiglie, che NON ci
guadagnano, perché comunque dovranno comprare entrambi e poi procurarsi una
connessione).
Ma la crisi non sta peggiorando, quante sono le famiglie che non possono pagare
i libri e quelle che non si possono permettere a casa un PC? Rivediamo i
dati? Pag 74,76,77. Non è solo scuola “rovesciata” – sulle spalle
delle famiglie - è democrazia rovesciata.
Collaborazione allievi/pensionati, alfabetizzazione informatica in cambio
di formazione professionale (si fa già ad Asti,
IIS Castiglione).
Autonomia - pag 98 - curricolo offerta formativa contestualizzato e
rafforzato da ex precari (come? Con contingenti organici di territorio-
unità mobili d’intervento?) mobilità, risorse MOF (certe? quante?).
C’è uno studio, non nel Piano, per eliminare i docenti di sostegno e
raggrupparli per unità di intervento specializzate esterne alle scuole. Farebbe
risparmiare, ma …
Digitalizzare per diventare più efficienti e trasparenti e risparmiare sul
personale ATA pag 79.
Cap 4 par 4.2 Prossima
alfabetizzazione: lingue straniere, coding (in Italiano programmazione
informatica NdA), economia. Tornano le 3 I + E di Economia. Se andiamo
male è perché siamo ignoranti in Economia, non perché lo sono state le classi
dirigenti.
Più arte (nel bel paese), musica, ed. Fisica (in Italiano Scienze
motorie) così risolviamo anche il problema della obesità pag 94.
Lingue Straniere e CLIL
Digitale
Il nostro è il secolo
dell’alfabetizzazione informatica.
Ma come, ma non è stato il secolo scorso (!?) Cosa ho fatto in questi 35
anni?
I nativi digitali (sic) devono imparare a programmare e creare contenuti
digitali, cioè diventare produttori digitali pag 95 e seg. Perché la
programmazione e l’uso attivo dei SN crea consapevolezza digitale (poi
montiamo anche le auto e i televisori?)
Se sono “nativi digitali” (uno dei tanti miti inutili e non veri, delle
dicotomie infeconde: da apocalittici/integrati U. Eco alle due
antropologie di R. Maragliano) non hanno bisogno di alfabetizzazione. Imparano
nell’iperscuola (Calvani).
A parte il fatto che non tutti gli adolescenti – statistiche alla mano- sono
cosi presi dalle TIC, che ci sono novantenni attivi in rete e che i primi hacker
hanno ca 70 anni.
TIC. Introdurre il coding
dalla primaria (usare la logica informatica per il problem solving) già
fatto nel secolo scorso!!! cfr
Guastavigna . Logo, Basic e diagrammi di flusso. La chiamavamo “informatica
povera”.
Informatica in ogni indirizzo scolastico, perché la creatività e la produzione
digitale creano consapevolezza digitale. Sicuri che sia la produzione e
non l’uso attivo, critico, le esperienze significative a creare consapevolezza?
“ Questo servirà a rafforzare le ore di Tecnologia e di Cittadinanza e Costituzione nella scuola media pag 97 favorendo la contaminazione con ogni altra disciplina anche nelle superiori “(vuoi vedere che almeno hanno capito come dovrebbe funzionare CC? In modo trasversale e verticale?)
La logica del “Piano”
Cap 5. Fondata sul lavoro
(non era la scuola era la Repubblica!!!). La scuola contro la disoccupazione
dopo analoghi progetti USA (K 12) e Inghilterra.
La scuola non doveva occuparsi di “formare le persone e i cittadini, di
orientarli e collocarli nel mondo” (cfr ad es. legge scuola media)?
NB. Di CC si parla una volta sola a pag 97
Di cittadinanza in modo diffuso e indiretto, di digitale in modo confuso e delle educazioni (ambiente, salute, alimentazione, TIC) non si parla.
Un’osservazione e tre domande
Il Piano prevede di professionalizzare la scuola in ogni ordine e grado e in una sola direzione (programmazione) per ricavare posti di lavoro (150 mila in USA forse, tra x anni). Due piccioni…
Domande:
1- questo, più qualche custode e guida di museo, risolve il problema del lavoro
dei giovani
In un settore in continua evoluzione dieci anni sono due generazioni:
quando escono che cosa sanno fare sul mercato?
2- Vale la pena fare una scuola di 10
anni + 3 di formazione professionale anziché una scuola di formazione della
persona e del cittadino, perché impari a cavarsela da solo e intanto creare
posti di lavoro da subito?
Siamo sicuri che fra x anni ci sia bisogno di tutti questi programmatori e NON
di migliori cittadini della rete e della società? Pensiero unico
come sempre pensiero debole.
3- Siamo sicuri che oggi proporre il modello imprenditoriale che è in crisi profonda (in parte è causa della crisi, come industria, ma soprattutto come finanza) che abbandona l’Italia, che ha sempre vissuto di risorse pubbliche in ogni paese – dall’Italia agli USA, dalla Fiat alla Apple e via per la mitica Silicon Valley che senza soldi e invenzioni pubbliche non esisterebbe – sia proprio una buona idea? Da dove vengono 10 anni di crisi, migliaia di fallimenti, milioni di posti di lavoro perduti, centinaia di miliardi di evasione, le fughe all’estero non solo dei capitali, delle fabbriche, ma anche degli industriali (da Briatore alla Fiat)? Da quale modello economico?
Amar ricord
L’articolo dell’amico M. Guastavigna racconta una storia, la nostra storia,
dall’inizio anni ”80, quando abbiamo iniziato insieme la battaglia per
l’introduzione delle TIC nella didattica e nella formazione.
Domanda: ma quei pischerli sconosciuti che adesso parlano di “alfabetizzazione
informatica” dov’erano quando l’abbiamo fatta per 30 anni col PSTD, con
Fortic 1 e 2, poi con le LIM “battendo” (in senso buono) la regione?
O sono troppo giovani (all’epoca avevano 5 anni) o non si sono presi la briga di
documentarsi su quanto successo sinora in merito. Quanta pedagogia, dibattiti,
idee e risorse si sono persi. Forse di questo, come Gelmini e altri, se ne
fregano. Agli ultimi governi bastava tagliare.
I risultati poi dipendono da una serie di fattori più complessi, basterebbero
gli 8 miliardi tolti alla scuola, ma vi rimando
ad altri dati e ad altri motivi.
A meno che con questa scusa non vogliamo scaricare sulla scuola l’ennesimo
compito sociale reinvestendo 3 miliardi - da reperire – degli 8 già
scippati sinora:
1- con la settimana dell’alfabetizzazione, del coding copiato, da alfabetizzare sarebbero i genitori (meglio i docenti)
2- con l’Ed. fisica (che adesso si chiama Scienze motorie) si risolve il problema dell’obesità
3- Con il coding si risolve il problema della disoccupazione. Geniale.
Intanto questo governo fa, per la
seconda volta dopo il Job Act, la riforma delle destre che esultano. La Aprea
approva.
Sarà mica un governo (di giovani) di destra?
Dalla rete:
NB Per gli altri aspetti rimando al dibattito: ho apprezzato in particolare gli interventi di Cerini, De Anna, Guastavigna, Saudino.
I dati sono contenuti nel testo Rodolfo Marchisio, Presentazione del piano di lavoro: contesti, motivazioni, condivisione corso Tic e Shoah Istoreto.