(07.10.2001)
La domanda "Ora che facciamo?"
riporta alla realtà dei fatti.
Congedare un genitore che sembrava poco convincente nella sua descrizione, non aiuta nella
gestione del comportamento del bambino a scuola. E non permette di creare quel
collegamento con la famiglia che sovente risulta essere una delle uniche strategie
vincenti. Le difficoltà di comportamento di alcuni allievi influiscono sul funzionamento
della classe e richiedono agli insegnanti numerose energie da investire sia nella
prevenzione sia nel controllo di azioni aggressive e destabilizzanti. Se la famiglia offre
accordo e collaborazione alla scuola, il bambino non avrà spazi per innescare alleanze e
ricatti.
Ma come costruire con i genitori che descrivono i figli in modo così diverso, e a volte opposto, da quello che i docenti vedono a scuola?
Nella mia esperienza di insegnante e di
formatore alle abilità di counselling, ritengo che sia una buona strategia partire dalla
descrizione del bambino che la famiglia esprime.
Talvolta quando linsegnante ascolta il genitore è tentato di bloccare la
descrizione, avvertendo che quasi è impossibile pensare che l'altro stia dicendo la
verità.
E quando riesce a controllare la parola, è l'espressione del viso che comunica il suo
pensiero; sovente poi, se sono presenti i colleghi, cerca il loro sguardo per avere una
conferma di ciò che sta pensando in quel momento.
La mia pratica di counsellor ha rafforzato la consapevolezza nel credere che ogni persona
possieda una propria verità su cui fonda le sue certezze; queste diventano poi le
premesse con cui si rapporta agli altri.
L'intervento dell'insegnante che applica abilità di counselling, consiste nell'utilizzare
punti di vista diversi, per ipotizzare strade che possano essere percorse insieme.
Il fatto che la famiglia faccia una descrizione opposta a quella dell'insegnante, non
implica che non sia possibile ottenere la sua collaborazione.
Ora, se la scuola riesce ad attivare l'abilità di non mettere in discussione le certezze
che ogni sistema famiglia si crea, forse, la famiglia non si sente minata nel suo
equilibrio. Un equilibrio che è il prodotto di regole condivise ed accettate dai singoli
membri familiari.
Da parte dellinsegnante la posta in gioco non è poca: la difficoltà del singolo
bambino, che in un contesto familiare riesce ad essere contenuta, si incontra con le
difficoltà degli altri allievi della classe e la situazione generale diventa sovente
pesante da sostenere.
Ma che cosa mi sta raccontando ?
Come agire davanti ad un genitore che sta
descrivendo la sua verità a proposito del figlio?
Potrebbe essere utile:
1. pensare che, in quel momento, stiamo entrando in una relazione dove la nostra verità
(quello che sappiamo, vediamo e pensiamo di suo figlio) non è presa in considerazione;
2. lasciare che il genitore collochi gli eventi secondo la sua logica (spesso costruita
sul rapporto causa-effetto);
3. evitare di contrapporsi ed affiancare, gradatamente, la nostra descrizione;
4. aprire il campo delle informazioni utili al prosecuzione del colloquio, con l'uso di
domande aperte, che hanno il grande pregio di dare informazioni non solo a chi chiede, ma
anche a chi risponde.
Pensando al caso presentato si potrebbe
iniziare così il colloquio:
"Avete fatto molto bene a metterci al corrente di questa situazione medica,
perché possiamo tenerla presente. Ci viene in mente che potremmo iniziare a trovare
qualche strada comune per gestire il comportamento di Pierino. Lei ha detto che il dottore
valuterà a fine anno la situazione, dopo lassunzione dei medicinali
Forse voi
a casa, avete visto che nel rapporto con lui alcuni vostri comportamenti funzionano e
altri no. Sapere che cosa funziona, tra quello che avete provato a fare, potrebbe essere
utile anche a noi. Cosa ne pensate?"
Questa certamente non vuole essere
lunica frase possibile
nelle relazioni dobbiamo diffidare di chi promette
regole, ricette e pronte guarigioni.
Ma contrapporre descrizioni fisse e uniche non permette processi di cambiamento, a cui si
può invece arrivare, gradatamente, lavorando sulle differenze.