Direzione didattica di Pavone Canavese

Tuttodirigenti

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CHIARITI FINALMENTE GLI ARCANI DEL CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI.
Note a margine del resoconto dell'ultimo Consiglio Nazionale dell'ANP


Sulla questione del contratto dei dirigenti scolastici Aristarco Ammazzacaffè ci ha inviato un ulteriore contributo che volentieri pubblichiamo. Il precedente intervento di A.A. (pseudonimo di un nostro assiduo e autorevole lettore) è disponibile qui.


Ho conosciuto solo a contratto siglato la relazione del Presidente Nazionale (d'ora in avanti PIENNE) al Consiglio riunito a Chianciano il 13 e 14 ottobre.
Vale la pena parlarne perché, una volta per tutte, si fughino i sospetti e le maldicenze, riguardanti il contratto, messi in giro dai soliti rossi sul comportamento dell'ANP e del suo PIENNE, ma soprattutto perché nella relazione pulsa il cuore dell'ANP e se ne ripuntualizza la strategia.
Finalmente abbiamo capito - attraverso la lettura del relazione - perché il contratto si è chiuso con sei mesi di ritardo. Si parte ab ovo, come in tutte le ricostruzioni serie, e cioè dall'anno scolastico '99-'00, quando la nostra organizzazione è stata costretta - ci si ricorda - a proclamare lo sciopero, per aprire le trattative. Ovviamente da sola. Però il dato nazionale delle adesioni si attestò allora intorno al 30%, molto al di sotto della nostra effettiva rappresentanza tra i dirigenti scolastici. Cosa c'entra questo? - uno potrebbe chiedere -. C'entra, eccome. Ce lo spiega il nostro PIENNE con queste chiare parole: "qualora fosse stato più consistente, è sostenibile che ci saremmo trovati a chiudere più velocemente e più proficuamente". Ecco svelato l'arcano. Ecco perché ci sono stati i ritardi.
Non tutte le ragioni sono state però ricondotte a quel pur mitico sciopero. Perché in tutta questa storia del contratto un ruolo negativissimo l'ha avuto la CGIL scuola, in più punti giustamente tirata in ballo: vi si richiama tra l'altro come la stessa si sia permessa , con una operazione di "finta conversione" (proprio così nel testo), di perseguire l'obiettivo della piena equiparazione, di cui solo noi abbiamo l'esclusiva ( i più fedeli tra noi parlano di imprimatur).
Rispetto al tema della firma ritardata, va ripreso in questa nota, il riferimento, nella relazione, al "mancato rispetto degli impegni" sul contratto, da parte dell'attuale governo. Il quale, come tutti sanno, nel periodo preeletorale, ci aveva fatto sognare promettendoci, a richiesta, altri duecento miliardi nei suoi primi cento giorni. Il sogno lo conserviamo tutti ancora come un profumato ricordo. Infatti è rimasto tale. Ma è stato bello lo stesso. Solo con Berlusconi succedono mirabilia del genere. Certo, potevano avvisarci prima. Avranno indubbiamente avuto altre cose da fare. Per esempio: legalizzare il falso in bilancio per i lavoratori di Porto Marghera e affini o aiutare la gente comune abolendo la tassa di successione oppure insediare commissioni monocordi e stati generali per farla finalmente finita con le riforme scolastiche.
In ogni caso però, contro questo comportamento governativo indubbiamente sbagliato, il nostro PIENNE ha fatto bene a protestare "marcatamente" e a gran voce - l'hanno sentito addirittura fuori dalla porta aperta del Consiglio -; ha parlato perfino, in proposito, di errore politico. (Che però qualcuno, anche al nostro interno, ha malignamente equivocato; intentendo il richiamo come un'ammissione autocritica. Quanto mai.)
Felicissimo è anche il passaggio della relazione dove si parla delle condizioni ANP irrinunciabili per la firma. Condizioni che hanno trovato la loro piena realizzazione nell'operazione in codice SS/OS, decodificabile nei seguenti termini: Stessi Soldi del maggio scorso - visto che quelli erano e quelli sono -; purchè l'Onore sia fatto Salvo (qualche malizioso - e ce n'è tanti in giro, purtroppo – ha voluto parlare di faccia e di figura; ingrati e volgari). In questa operazione, imposta all'ARAN dal nostro PIENNE, tutto è andato per il verso giusto. Né poteva essere diversamente, essendo in ballo una organizzazione seria come la nostra. E poi, poteva l'ARAN rifiutarsi di accettare le condizioni richieste, visto che l'operazione ci faceva sentire tutti più ricchi senza una sola lira in più? La classica quadratura del cerchio, per chi ci crede. E noi, come si può ben vedere, siamo uomini di fede.

Anche i passaggi successivi sono importanti e significativi per capire la posta in gioco della trattativa e il vero DNA della nostra organizzazione. Ne propongo delle parafrasi, sotto forma affermazioni isolate, difficilmente contestabili:

Ma le perle più luminose si possono cogliere soprattutto nella replica.
Una prima la potremmo denominare "mani libere e lingua sciolta".
Dopo aver affermato che solo per un soffio (praticamente 180 miliardi, soldo più, soldo meno) abbiamo mancato l'obiettivo, il nostro PIENNE ha teorizzato in buona sostanza che la colpa del governo - di non averci dato i 210 miliardi promessi - è praticamente una "felix culpa". Perché così "ci ritroviamo con le mani più libere, sia dentro che fuori". In altri termini, con questa conclusione del contratto, conserviamo la nostra libertà. E la conserviamo non certo come la verginità di chi è stata abbandonata per disinteresse ( qualcuno infatti potrebbe insinuare malignamente, che, alla ripresa delle trattative, le elezioni si erano già svolte e Forza Italia le aveva ormai vinte); ma perché la libertà per noi è un valore, soprattutto quando è commerciabile. Ad ogni buon conto, non vede l'ora, il nostro PIENNE, come lui stesso testualmente afferma, di "far andare, le mani finalmente libere" (non sapevamo avesse la vocazione del pugile: grandioso) e di poter "sciogliere la lingua" (anche canterino, il Presidente: nel senso che sa e vuole cantarle). Ci aspetta un futuro movimentato. Chi sarà l'oggetto della sua ira più o meno funesta? Ad ogni buon conto, la CGIL si prepari.
Una seconda perla potremmo intitolarla la "dignità della tattica" o anche al "grande sogno" e si infila subito dopo la precedente. Tradotta: finora abbiamo lavorato al contratto e abbiamo lasciato in secondo piano la nostra idea di dirigenza. Questa oramai va ripresa e riaffermata. La nostra collocazione è nell'area I (la V ci fa sentire ultimi della classe): basta con questo lacciolo soffocante della provenienza dalla docenza e con l'umiliazione di non poter andare a dirigere l'ufficio postale, per esempio, del comune di Genova. La mobilità intersetteriale è nel nostro DNA. In altri termini, sembra dire il nostro PIENNE, "Basta con la scuola. Non se ne può più. Voglio andare al più presto a dirigere la ASL di Savona ". E chi può dargli torto?
Una terza, folgorante, è intitolabile "la nostra separatezza". Ma qui nessuna parafrasi regge. Ecco il passo testuale: "C'è ancora qualche collega che dice che dobbiamo ricucire con le OO.SS. di comparto; cascano le braccia a sentir ciò, ma non per un pregiudizio astratto; il problema è essere consapevoli della nostra diversità e della nostra separatezza rispetto alle altre sigle e al loro operato. O si acquisisce questa consapevolezza oppure si può lasciare ogni velleità dirigenziale".
E' qui coraggiosamente indicata tutta la nostra strategia e la nostra filosofia. Bando ad ogni politica delle alleanze: può un dobermann confondersi con un comune barbone? La nostra idea di dirigenza è strategica, e non paragonabile a scimmiotamenti democraticistici. Cosa abbiamo noi da spartire con soggetti sorpassati che parlano di scuola negoziata e di primato della cooperazione?
In appendice al resoconto, la mozione. Che, ovviamente, VISTO, CONSIDERATO, EVIDENZIATO, in perfetto stile Preside Manager,

Ancora un'annotazione per concludere: con questo Consiglio Nazionale, ancora una volta, l'ANP si rivela autentica metafora della democrazia diretta - da un vero leader maximo -.

Aristarco Ammazzacaffè

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