Direzione didattica di Pavone Canavese

Tuttodirigenti

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Ma anche i dirigenti scolastici
sono dipendenti pubblici ?
di Salvatore Indelicato, ANP Catania


Dopo la pubblicazione sul sito di pavonerisorse della memoria sulla mancata adesione allo sciopero dei dirigenti, qualche collega mi ha amichevolmente bacchettato per avere usato il termine " dipendenti " nei confronti dei docenti e del personale ATA, ricavando dallo stesso articolo una mia presunta " cultura " del comandare piuttosto che del   governare ", in quanto si sostiene che siamo tutti " dipendenti pubblici ", sia i dirigenti sia i docenti sia il personale ATA, con funzioni compiti e responsabilità diverse.
Ritorno quindi sullo stesso tema , sia per lo spessore culturale e l'importanza sia per la pregnanza degli argomenti che  hanno visto esprimere punti di vista diversi.
Dal 1-9-2000 ritengo che giuridicamente i dirigenti scolastici non siano più riduttivamente dipendenti pubblici al pari dei docenti e degli ATA, in quanto le responsabilità i compiti e le funzioni dei dirigenti pubblici non sono più riconducibili al precedente schema regolato dal testo unico del '57 DPR n. 3, bensì dal D.L.vo n.29 del 93.
Siamo controparte " datoriale ", come ci definiscono nei verbali gli stessi sindacati dei docenti nelle riunioni di questi giorni; ed hanno ragione, perche' difendiamo interessi pubblici spesso in contrasto con interessi particolari dei lavoratori dipendenti.
Il nostro stato giuridico di dirigenti prevede un contratto individuale fiduciario, con gli obblighi connessi alla valutazione e al risultato e con meccanismi di mobilità diversi da quelli previsti degli altri dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato senza gli obblighi e le caratteristiche di specificità e di responsabilità dei dirigenti.
Ma già la L. n.626 sulla sicurezza ci configura per le responsabilità quali " datori di lavoro " ; e non si capisce perche' dovremmo essere equiparati a datori di lavoro solo per il risvolto pesante delle responsabilità e non anche per le potenzialità che questa fattispecie prevede.
E' indubbio che dal 1-9-2000 ai dirigenti scolastici compete più potere a fronte di più responsabilità e un potere di una "qualità diversa"  rispetto al precedente status. Ma già lo stesso Testo unico n. 3 del '57 dice per esempio all'art. 13 che l'impiegato  " nei rapporti con i superiori deve ispirarsi al principio di una "solerte collaborazione", con ciò usando una terminologia "militare". 
Lo stesso art. 16 si intitola "doveri verso il superiore".
Insomma sin dagli anni 50 siamo stati superiori gerarchici e loro subordinati senza che questo abbia prodotto particolari scandali.
Potrei continuare con una lunghissima esemplificazione che dimostra ampiamente superata la visione democraticista e egualitarista del dire che "siamo tutti dipendenti pubblici con funzioni, compiti e responsabilità diverse".
Il decreto 59/97 sulla dirigenza scolastica, che si rifà alle leggi Bassanini e alle altre normazioni del governo di centro-sinistra, che non cito perche' ampiamente noto, taglia poi il nodo di cui stiamo parlando in maniera chiara. La gestione è di esclusiva pertinenza dei dirigenti, gli indirizzi politici spettano al consiglio di istituto e le deliberazioni di carattere pedagogico e  didattico spettano al collegio dei docenti, che non si dovrà più occupare di cose come l'organizzazione, che si possono solo
contrattare tra dirigente e RSU.
La nomina dei collaboratori, i nuovi poteri sulla gestione del budget di istituto e così via, configurano in maniera netta due distinte tipologie di figure: i dirigenti pubblici e i dipendenti pubblici, con contratti diversi, appartenente ad aree diverse e titolari di funzioni, compiti e responsabilità che spesso possono essere oggettivamente confliggenti.
Che poi la scuola possa essere assimilata ad una azienda, almeno per gli aspetti organizzativi e mutuare dalla cultura aziendalista l'efficienza, l'efficacia, l'economicità, la mission, la vision etc è una cosa che ormai viene sempre di più accettata nei servizi pubblici.
Che poi questo possa significare applicare un modello di gestione autoritario, piaramidale o gerarchizzato, questo non corrisponde alla mia visione, anche perchè neanche nelle aziende padronali si applicano più schemi superati nell'era della tecnologia e dell'information technology.
Il modello reticolare, il cooperative processing e la valorizzazione delle risorse intelletuali e umane nel mondo aziendale, costituisce patrimonio di conoscenza acquisito da tutti quelli che si definiscono aziendalisti.
Insomma non demonizziamo le aziende che hanno molto da insegnarci anche se nessuno si sogna di trasportare modelli produttivistici che nel settore dei servizi richiedono particolari cautele.
Quei pochi dirigenti che insistono nel conciliare il proprio ruolo con l' appartenenza ai sindacati confederali si troveranno sempre di più in futuro in palesi conflitti di interessi e si dovranno interrogare sul significato di essere dirigenti pubblici e dovranno effettuare delle scelte più chiare.

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