Direzione didattica di Pavone Canavese

(17.02.99)

Arrestato Ocalan, ovvero
ODE ALL’ITALICA IPOCRISIA

 

Da qualcuhe  giorno avevamo progettato di mettere in rete alcuni materiali sul problema curdo: Paola Tarino sta preparando una puntata della sua rubrica "Lavagna sullo schermo" dedicata ad un film in lingua originale che racconta la vita dei bambini e delle scuole curde; contemporaneamente anche Aluisi Tosolini aveva iniziato a lavorare per una puntata di educazione interculturale sullo stesso argomento.

Poi, nella giornata di ieri, 16 febbraio, la notizia che ha fatto in poche ore il giro del mondo: l'arresto di Ocalan e il suo trasferimento in Turchia.

E così ieri pomeriggio Tosolini ci ha spedito questa scheda che ora vi proponiamo e che pubblichiamo con un giorno di ritardo solamente a causa di un guasto del nostro server di posta elettronica.

 

Così, da stasera (16 febbraio 1999), Ocalan è detenuto in un carcere di massima sicurezza in Turchia.
La sua odissea è finita. Nessuno lo ha voluto. Nessuno gli ha offerto quell’asilo politico (ed anche quel processo) che si meritava. Asilo politico in quanto rappresentante di un popolo oppresso, perseguitato, negato dal potere turco; processo in quanto possibile responsabile, secondo molti, di azioni terroristiche e crimini vari.
Tutto è risolto: ci penserà la Turchia. E si spera in fretta. La Turchia: dove vige la pena di morte, dove i diritti dell’uomo sono costantemente colculcati, dove ai curdi è persino vietato usare la loro lingua, dove i sub contractor di Benetton mettono al lavoro i bambini sotto i 12 anni, dove l’economia della globalizzazione fa buoni (buonissimi) affari.

Intanto in Italia ci si straccia le vesti: la Camera dei Deputati (unanimente, dice il TG2 di questa sera) chiede che la Turchia processi con metodi democratici il signor Ocalan.

Potevano pensarci prima: quando Ocalan era giunto in Italia (era novembre 1998) ed aveva presentato domanda di asilo politico. Che gli fosse cioè riconosciuto lo status di perseguitato politico da parte del potere politico turco che del popolo curdo sta facendo carne da macello.

Lo stesso popolo, ricordate?, che l’esercito italiano era corso a difendere (con telecamere al seguito, sia chiaro) subito dopo la guerra nel golfo. Quasi dieci anni fa.

Ma adesso, chi se ne frega dei Curdi? Al massimo sono un problema interno per la Germania dove il loro numero è alto e dove la proposta di legge sulla doppia cittadinanza degli immigrati rischiava di trasformare un problema di politica internazionale in un problema di ordine pubblico interno (pericolo scampato: la sconfitta elettorate in Assia della sinistra ha bloccato tutto). O forse anche per l’Italia, dove i Curdi continuano a sbarcare sulle coste pugliesi e calabre.
E non sono Ocalan: sono solo poveri cristi massacrati (anche con armi made in Italy) che non si sono macchiati di nessun altro reato se non quello di esistere.
Ma esistere, avere la sfiga gi essere nati in Kurdistan, non fa storia presso i leaders politici mondiali.

La loro scuola è altrove. Si chiama ipocrisia.
Il loro maestro è un nostro antico progenitore. Si chiamava Pilato.
E circa 2.000 anni fa è stato segnalato in Palestina.

Ci sarà spazio, nel Giubileo prossimo venturo, anche per ricordare il vero padre fondatore della politica mondiale ? Il buon vecchio Ponzio Pilato, protettore degli ipocriti che sotto ogni latitudine si stracciano le vesti per le sorti di Ocalan e del popolo curdo ?

Nella segreta speranza che passi "a nuttata"....
... che abbiamo altro di cui occuparci...
Ponzio Pilato, prega per noi

aluisi tosolini

 

ARMI italiane uccidono in Turchia (... anche i curdi)

Secondo la Relazione del Presidente del Consiglio (relazione ai sensi della legge 185/90) l’Italia, nel 1997, ha esportato armi per 1.800 miliardi di lire. Si tratta, ovviamente, delle esportazioni autorizzate e quindi "legali".
Le maggiori imprese esportatrici sono: Finmeccanica (660 Md£), Fincantieri (440 Md£), Simmel Difesa (113 Md£), Marconi (108 Md£), Oerlinkon-Contraves (103 Md£) Fiar (95 Md£), Elettronica (47 Md£) Iveco Fiat (43 Md£) Elmer (39 Md£) Page Europa (22 Md£).
La legge 185/90 (art. 1 comma 6) impedisce tuttavia l’export di armi verso paesi in stato di conflitto armato o nei confronti dei quli si stato dichiarato embargo da parte dell’Onu oppure paesi i cui governi siano responsabili di accertate violazioni dei diritti dell’uomo.
Ebbene, osservando i paesi destinatari delle armi italiane si può benissimo capire come gli affari vengano sempre prima di tutto. Alla faccia degli impegni per la pace.

 

EXPORT ITALIANO DI ARMI - 1997 - I PRIMI 12 PAESI ACQUIRENTI

Paese di destinazione valore in Md£ Paese di destinazione valore in Md£

Malaysia

581,2

India

48,3

Gran Bretagna

256,5

Venezuela

41,9

Pakistan

130,,7

Francia

39,8

Romania

109,9

Usa

38,5

Germania

102,1

Cina

34,7

Turchia

86,5

Emirati Arabi

27,6