(29.10.04)
Quale portfolio ?
Alcune tesi
a) Spesso non è vero che i docenti scelgono i libri di testo in quanto strumentali e compatibili con la loro programmazione, ma sono le programmazioni che vengono costruite in base al libro di testo. Lo ha capito la Moratti che non solo ha dettato le "linee essenziali" comuni, ma ha chiesto alle case editrici di adeguare ad esse i libri, controllando così di fatto i programmi di tutti i docenti dItalia.
b) Spesso anche le modalità di valutazione si appiattiscono in modo acritico sui modelli proposti dai registri e dagli altri strumenti (le schede ad es ).
Per il p. rischia di succedere la stessa cosa. Alcune case editrici
hanno già in commercio dei registri/portfolio e tutte hanno aggiunto alcune schede
ai loro testi, presentandole come parte del p.
Se il p. deve nascere da un contesto e da scelte pedagogiche, non si può adottare un
modello esterno in modo acritico.
Come la programmazione non deve nascere dai libri di testo (e quindi dalle case
editrici o dal MIUR) così non basta acquistare un registro/portfolio o compilare
alcune schede per pensare di aver risolto il problema della valutazione .
Allora un p.:
Modulando luso di diversi strumenti e metodi, usati, in modo consapevole e finalizzato per comporre un quadro valutativo-formativo più completo ed equilibrato.
Da dove viene il portfolio
Il p. viene dal mondo del lavoro (dellimpresa) e servirebbe a presentare, come un curricolo vivente, le esperienze e le competenze di chi cerca lavoro.
Il portfolio della Riforma
Il testo delle Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola primaria, spiega, a proposito del "portfolio delle competenze individuali" che si tratta di "una collezione strutturata, selezionata e commentata/valutata di materiali particolarmente paradigmatici prodotti dallo studente, che consentono di conoscere lampiezza e la profondità delle sue competenze e, allo stesso tempo, la maggiore o minore pertinenza degli interventi didattici adottati" (cit da Albertini, A proposito di portfolio.)
Si dovrebbe così raggiungere "la valorizzazione del giudizio professionale del docente, il coinvolgimento attivo degli studenti e lintegrazione delle abilità cognitive con quelle affettive", attraverso una raccolta ordinata di documenti di vario tipo, compresi materiali di autovalutazione e osservazioni delle famiglie.
Si potrebbero così valutare:
E fornire elementi di orientamento.
Le Indicazioni nazionali sottolineano che il p. deve avere una parte dedicata alla valutazione ( art 8. DPR 275/99) ed una dedicata allorientamento (cfr p. 8,9 ed anche lallegato D)
Nella parte di documentazione verrebbero raccolte:
Nella parte di dossier verrebbero inseriti materiali prodotti dallallievo nei vari contesti.
Il tutto anche a scopo di orientamento e continuità fra scuole, poiché il p. segue lalunno nel suo percorso scolastico.
Come detto, NON è lunico modello ed è un modello riduttivo, confuso, incentrato sulla funzione di dossier, di orientamento e di comunicazione fra scuole, più che sugli aspetti formativi e di coinvolgimento degli allievi nella autovalutazione. I genitori hanno un ruolo malamente definito e dettato più dalla demagogia che dal desiderio di farli partecipare. Aldilà del rifiuto dello strumento, per il lavoro che comporta e per il fatto che, come proposto, nega di fatto la collegialità dellinsegnamento e della valutazione, occorre comunque conoscerlo, come tutta la Riforma, per capirne i limiti profondi.
Come vale la pena di conoscere gli altri modelli più "evoluti" per valutare se, rifiutato il modello ministeriale, altri non contengano idee e percorsi che possano, ricostruiti da noi, aiutarci ad uscire dalla impasse e da alcuni difetti che il modo attuale di valutare ormai stancamente trascina con sé.